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Ricordiamo anche che: "il gruppo Riva, mediante le due controllate Riva Fire e Ilva, ha dato a Forza Italia ben 245 mila euro e altri 98 mila al solito Bersani. Il ministro dello Sviluppo economico è un asso pigliatutto: per la campagna elettorale del 2006 da solo ha collezionato oltre 480 mila euro di contributi".
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Ilva di Taranto ultime notizie, PdL e PD uniti contro l’ambiente
«Vi è una grave e attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il territorio di Taranto – si legge nel provvedimento del giudice Todisco -, imputabile alle emissioni inquinanti (convogliate, diffuse e fuggitive) dello stabilimento Ilva e segnatamente di quegli impianti ed aree del siderurgico sottoposti a vincolo cautelare». Il giudice di Taranto ha inoltre rimosso da ogni incarico di “custode” l’attuale presidente dell’Iva Ferrante. L’azienda ha subito presentato ricorso.«La decisione del Gip di Taranto è grave, illogica e contraddittoria - ha attaccato Osvaldo Napoli del Popolo della Libertà -. Si comprende la necessità di tutelare un bene come l’ambiente, interesse generale e di tutti. Si comprende meno invece l’insistenza sul blocco produttivo dell’Ilva che lesiona un interesse non meno generale, visto che riguarda il lavoro di migliaia di operai oltre che gli interessi dell’Italia nel settore dell’acciaio. L’idea di mettere l’ambiente contro il lavoro risente di una visione ideologica. La decisione del Gip è anche un giudizio negativo sul decreto – ha aggiunto il vicepresidente dei deputati del PdL – con cui il Governo ha stanziato somme rilevanti per la bonifica dell’area». Napoli ha lodato la decisione dell’Ilva di impugnare l’atto.
Stefano Fassina del PD ha espresso le stesse preoccupazioni del collega pidiellino Osvaldo Napoli e ha giudicato irrituale e molto preoccupante il provvedimento del Gip di Taranto poiché sono in gioco le prospettive di un’azienda strategica e il futuro di decine di migliaia di lavoratori. Il ministro dell’Ambiente del Governo Monti, Corrado Clini, ha auspicato il proseguimento del percorso di risanamento degli impianti.
Il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, ha criticato la posizione del PD in quanto la magistratura di Taranto, in tutte le sue istanze sta tentando di applicare la legge italiana anche dentro l’Ilva, permettendo all’azienda di ristrutturarsi, mettendo in sicurezza gli impianti con la cessazione dell’inquinamento dell’aria, della terra e del mare. «Sin dall’inizio la magistratura ha sopperito alla totale assenza delle istituzioni - ha dichiarato Zipponi – sul dramma che oggi stanno vivendo i lavoratori dell’Ilva e le loro famiglie. Non dovrebbe mai capitare di porre un lavoratore nella condizione di scegliere fra il lavoro e la propria vita. Se si è arrivati a questo punto è perché chi doveva agire non lo ha fatto, a partire dal Governo italiano. E’ necessario che l’enormità degli utili realizzati fino ad ora dai Riva siamo impiegati per bonificare l’ambiente. Ad oggi abbiamo visto utilizzare solo soldi pubblici, impegnati dal Governo e dalla Regione. Non è pubblico il piano di ristrutturazione dell’azienda – ha concluso – e i tempi di intervento, così come non è chiara la quantità di denaro che il gruppo Riva impegnerà ma, soprattutto, non esistono le garanzie e le penalità necessarie in questi casi, qualora l’azienda non ottemperasse agli impegni presi».
I Verdi hanno apprezzato il nuovo provvedimento del gip di Taranto. Il leader Angelo Bonelli ha affermato che la scelta dell’Ilva di impugnare la decisione del Gip è gravissima e dimostra che l’azienda è alla ricerca di una scorciatoia per evitare le prescrizioni della Procura e confermate dal Tribunale del riesame. «Quella di Taranto è un emergenza gravissima – ha asserito Bonelli -, probabilmente il più grave disastro ambientale e sanitario della storia della nostra Repubblica. Per difendere le ragioni dei cittadini di Taranto che da decenni sopportano nella loro vita il peso dell’inquinamento che provoca malattia e morte, siamo pronti a scendere in piazza».
(Politica24)
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Allarmati i sindacati: «La sorte di 20mila lavoratori non può essere oggetto di palleggio fra giudici» |
I sindacati tornano sul piede di guerra, anche se ci sono posizioni
differenti. Da un lato Fim e Uilm ritengono «incomprensibile» il nuovo
provvedimento del gip Patrizia Todisco e si dicono pronti a nuove forme
di protesta «per salvare la fabbrica e il lavoro». Si ipotizza un
ritorno in strada dei lavoratori, scioperi, anche nuovi blocchi
stradali. «Pensiamo anche a nuove forme di protesta» ha dichiarato il
segretario generale provinciale della Uilm Talò, mentre il collega della
Fim Cisl, Mimmo Panarelli ha parlato di «provvedimento abnorme» e di
«incomprensibile attacco». Differente la posizione del segretario generale provinciale della Fiom Cgil, Donato Stefanelli, per il quale «non è il momento di commentare provvedimenti dei giudici. È, invece, il momento di mantenere il sangue freddo, la lucidità. Incontriamo prima l’azienda e ricordiamo che più che alle proteste bisogna pensare agli investimenti che l’Ilva deve fare per rendere gli impianti eco-compatibili». «La sorte dell’ambiente di Taranto e di 20mila lavoratori non può essere oggetto del palleggio tra diversi livelli della magistratura, prima tra procura e Tar, ora tra gip e Tribunale del riesame». Lo dichiara Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim Cisl secondo cui «la gran parte delle aree sequestrate può essere bonificata e riqualificata senza interrompere la produzione. Il lavoro sulle linee gas e polveri e sull'agglomerato si può fare con gli impianti in marcia». «Il provvedimento del gip, arrivato prima delle motivazioni del provvedimento del Tribunale del fiesame – dice il segretario della Federazione metalmeccanici – sembra non tener conto del percorso avviato e soprattutto della necessità che prosegua secondo gli obiettivi di ambientalizzazione». «Bisogna avere chiaro – aggiunge – che la fermata della cockeria è talmente delicata e complessa da essere rarissima. Qualsiasi percorso costruttivo ha bisogno della responsabilizzazione e della partecipazione attiva dell’impresa». «Se il nemico da battere – dice ancora Bentivogli – è l’inquina - mento e non la produzione dell’acciaio, si ha bisogno della competenza e dell’espe - rienza di chi conosce il ciclo di produzione, delle risorse finanziarie di Ilva, di individuare le misure gestionali, impiantistiche e tecnologiche che Ilva dovrà adottare per risanare gli impianti e rispettare gli obiettivi e gli standards di qualità ambientale stabiliti dalle leggi e dalle direttive europee». «L'ordinanza del Gip è tipica di questo paese: in Italia quando una strada è pericolosa non la si mette a norma - conclude – si attacca un cartello che avverte il pericolo o si chiude la strada per deresponsabilizzare i responsabili e farne pagare gli oneri della chiusura a chi ne deve fruire. Noi non ci stiamo e lunedì (domani, ndr) valuteremo le modalità del riavvio della mobilitazione». (GdM) |
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