domenica 12 agosto 2012

Una lettera da Trieste per aiutarci a capire

LETTERA APERTA A LANDINI su ILVA TARANTO

Siamo presenti da più di dodici anni con varie iniziative all’ingresso della Ferriera di Servola a Trieste, stabilimento siderurgico nel quartiere omonimo.
   Abbiamo protestato assieme agli operai in occasione degli infortuni mortali che si sono succeduti in quella fabbrica e per la sicurezza sul lavoro. Abbiamo raccolto le testimonianze sulle condizioni di lavoro e rese pubbliche al posto di chi non poteva farlo perché stava nel mirino dell’azienda.
   Abbiamo indossato le tute bianche per contrastare l’uso abnorme e di sfruttamento che l’azienda faceva dei contratti di formazione. Siamo riusciti per ben due anni a riunificare operai e sindacati, vari comitati di cittadini e organizzazioni ambientaliste in una struttura di confronto e di iniziativa comune che è stata l’esperienza del Forum Ferriera.
   Abbiamo cercato di dare rilevanza nazionale all’esperienza e al dibattito in corso a Trieste e qualche volta ci siamo riusciti, ma l’incidenza sul PIL nazionale delle produzioni della Ferriera di Servola  non è così imponente come quella di altri stabilimenti e settori. Abbiamo attraversato assieme agli operai e alla città il calvario del sequestro degli impianti, del ricatto occupazionale, delle promesse di risanamento degli impianti. Ci siamo scontrati con la speranza ciclica di un nuovo “padrone”, che sostituisca o affianchi ( come ha fatto per anni la multinazionale russa Severstal ) Lucchini, il gemello di Riva.
   Per questi motivi quando sono cominciate ad arrivare le notizie da Taranto abbiamo esclamato un vivace “ Finalmente ! ”. Quello che gli operai tarantini hanno dichiarato alla conferenza stampa del presidente dell’ILVA Ferrante è assolutamente vero. Quante volte ci siamo trovati in piazza con le facce imbarazzate dei compagni sindacalisti ed operai che si vergognavano perché i capi stavano stabilendo i cambi turno alla manifestazione e in fabbrica. Indicavano quali operai potevano restare a manifestare e quali dovevano rientrare per coprire il turno di lavoro. L’ultima volta gli operai sono scesi in sciopero con l’obbiettivo di sbloccare la situazione dei pagamenti dalla centrale di cogenerazione Elettra alla Lucchini. Qualcuno di loro continua a definirla :” La manifestazione in cui ho fatto il Bancomat per l’azienda “. E’ vero anche che durante lo sciopero, come hanno affermato i lavoratori nella citata conferenza stampa di Taranto, la produzione aumenta e l’azienda ci guadagna. Succede regolarmente anche a Trieste, generando senso di impotenza tra le nostre fila.
   Quando abbiamo letto il comunicato del “Comitato operai e cittadini liberi e pensanti” abbiamo ricordato l’esperienza del Forum Ferriera e non abbiamo esitato un momento: il due agosto l’abbiamo distribuito al cancello della Ferriera assieme ad un nostro volantino sul “paradosso del CIP6”. Il paradosso del CIP6 è quel meccanismo viziato per cui i cittadini pagano un sovvrapiù nella bolletta elettrica e questi soldi dovrebbero finanziare le produzioni di energia rinnovabile. La parte più cospicua del CIP6 nazionale , grazie ad una apposita leggina, finisce nei grandi complessi industriali e come nel caso di Trieste in una centrale di cogenerazione che produce energia con i gas refusi – recuperati – dello stabilimento. Il paradosso continua perché la Lucchini ha affermato che lo stabilimento ha i conti in attivo solo finchè rimane il contributo CIP6 e poi si va a chiusura, data prevista 2015.
   Anche il nostro percorso politico e sindacale non è stato immune da confronti pesanti e da accuse che oggi ritroviamo nelle cronache e nei commenti da Taranto. Non è sicuramente piacevole essere accusati di ignorare la difesa del posto di lavoro di 500 operai. Quando abbiamo dimostrato che durante la gestione Lucchini la forza lavoro impiegata si era già ridotta di 500 persone il segretario provinciale della CGIL ci ha detto che era un dato accettabile e fisiologico. Ci siamo scontrati anche noi con la lobby “negazionista dell’inquinamento” che non è composta solo da capi reparto ma ha una struttura trasversale che va dal militante sindacale stile “socialismo reale” che vede la sua emancipazione nel “lavoro a tutti i costi” ( fumo o fame ) all’operaio che ha appena fatto il mutuo e cerca di fare più “sedicini” che può per pagarlo. ( un sedicino è un turno continuato di sedici ore ).
   Se i problemi posti dagli operai e dai cittadini sono reali, e noi siamo certi che sia così perché li abbiamo riconosciuti uno ad uno nelle loro descrizioni, è ora di aprire il confronto e di ricercare nuove strade. Grazie ai “fatti di Taranto” è iniziato un dibattito sui giornali nazionali e in tanti hanno provato a cimentarsi con il binomio “ ambiente e lavoro” . Ci hanno provato quelli che lo fanno da anni, qualcuno l’ha presa come una gara di letteratura e non un terreno di iniziativa politica, altri hanno cominciato onestamente a cercare di comprendere. Teniamo vivo il dibattito e le iniziative, usciamo dalle rispettive trincee e cerchiamo come nei momenti migliori dei movimenti di ricercare e lottare assieme.
  Per questo motivo, dopo aver letto delle denunce a 41 operai e cittadini per la manifestazione del 2 agosto, chiediamo al segretario della FIOM di adoperarsi a spiegare che alle volte le contestazioni sono semi che danno frutti migliori nel futuro se non si lasciano seccare. Rivendichiamo che contestare il sindacato è un fatto che può succedere, che si può condividere o meno, ma non è sicuramente un reato.
   Chiediamo a TUTTI coloro che hanno scritto a vario titolo sui fatti di Taranto e sulla siderurgia in Italia, alla Rossanda e Asor Rosa, a Luciano Gallino e a Stefano Rodotà, e a tutti gli altri di non smettere di scrivere e approfondire l’argomento e di lanciare un appello per il proscioglimento e la decadenza delle accuse per le contestazioni alla manifestazione del 2 agosto a Taranto.

Igor Kocijancic - consigliere regionale PRC FVG
Antonio Saulle - segretario provinciale di Rifondazione Comunista (già segretario provinciale di Trieste della FIOM )
Paolo Hlacia - uno dei promotori del Forum Ferriera (all’epoca responsabile lavoro Trieste del PRC )
Trieste 5 agosto 2012

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