LETTERA APERTA A LANDINI su ILVA TARANTO
Siamo presenti da più di dodici anni con varie iniziative all’ingresso
della Ferriera di Servola a Trieste, stabilimento siderurgico nel
quartiere omonimo.
Abbiamo protestato assieme agli operai in occasione degli infortuni
mortali che si sono succeduti in quella fabbrica e per la sicurezza sul
lavoro. Abbiamo raccolto le testimonianze sulle condizioni di lavoro e
rese pubbliche al posto di chi non poteva farlo perché stava nel mirino
dell’azienda.
Abbiamo indossato le tute bianche per contrastare l’uso abnorme e di
sfruttamento che l’azienda faceva dei contratti di formazione. Siamo
riusciti per ben due anni a riunificare operai e sindacati, vari
comitati di cittadini e organizzazioni ambientaliste in una struttura di
confronto e di iniziativa comune che è stata l’esperienza del Forum
Ferriera.
Abbiamo cercato di dare rilevanza nazionale all’esperienza e al
dibattito in corso a Trieste e qualche volta ci siamo riusciti, ma
l’incidenza sul PIL nazionale delle produzioni della Ferriera di Servola
non è così imponente come quella di altri stabilimenti e settori.
Abbiamo attraversato assieme agli operai e alla città il calvario del
sequestro degli impianti, del ricatto occupazionale, delle promesse di
risanamento degli impianti. Ci siamo scontrati con la speranza ciclica
di un nuovo “padrone”, che sostituisca o affianchi ( come ha fatto per
anni la multinazionale russa Severstal ) Lucchini, il gemello di Riva.
Per questi motivi quando sono cominciate ad arrivare le notizie da
Taranto abbiamo esclamato un vivace “ Finalmente ! ”. Quello che gli
operai tarantini hanno dichiarato alla conferenza stampa del presidente
dell’ILVA Ferrante è assolutamente vero. Quante volte ci siamo trovati
in piazza con le facce imbarazzate dei compagni sindacalisti ed operai
che si vergognavano perché i capi stavano stabilendo i cambi turno alla
manifestazione e in fabbrica. Indicavano quali operai potevano restare a
manifestare e quali dovevano rientrare per coprire il turno di lavoro.
L’ultima volta gli operai sono scesi in sciopero con l’obbiettivo di
sbloccare la situazione dei pagamenti dalla centrale di cogenerazione
Elettra alla Lucchini. Qualcuno di loro continua a definirla :” La
manifestazione in cui ho fatto il Bancomat per l’azienda “. E’ vero
anche che durante lo sciopero, come hanno affermato i lavoratori nella
citata conferenza stampa di Taranto, la produzione aumenta e l’azienda
ci guadagna. Succede regolarmente anche a Trieste, generando senso di
impotenza tra le nostre fila.
Quando abbiamo letto il comunicato del “Comitato operai e cittadini
liberi e pensanti” abbiamo ricordato l’esperienza del Forum Ferriera e
non abbiamo esitato un momento: il due agosto l’abbiamo distribuito al
cancello della Ferriera assieme ad un nostro volantino sul “paradosso
del CIP6”. Il paradosso del CIP6 è quel meccanismo viziato per cui i
cittadini pagano un sovvrapiù nella bolletta elettrica e questi soldi
dovrebbero finanziare le produzioni di energia rinnovabile. La parte più
cospicua del CIP6 nazionale , grazie ad una apposita leggina, finisce
nei grandi complessi industriali e come nel caso di Trieste in una
centrale di cogenerazione che produce energia con i gas refusi –
recuperati – dello stabilimento. Il paradosso continua perché la
Lucchini ha affermato che lo stabilimento ha i conti in attivo solo
finchè rimane il contributo CIP6 e poi si va a chiusura, data prevista
2015.
Anche il nostro percorso politico e sindacale non è stato immune da
confronti pesanti e da accuse che oggi ritroviamo nelle cronache e nei
commenti da Taranto. Non è sicuramente piacevole essere accusati di
ignorare la difesa del posto di lavoro di 500 operai. Quando abbiamo
dimostrato che durante la gestione Lucchini la forza lavoro impiegata si
era già ridotta di 500 persone il segretario provinciale della CGIL ci
ha detto che era un dato accettabile e fisiologico. Ci siamo scontrati
anche noi con la lobby “negazionista dell’inquinamento” che non è
composta solo da capi reparto ma ha una struttura trasversale che va dal
militante sindacale stile “socialismo reale” che vede la sua
emancipazione nel “lavoro a tutti i costi” ( fumo o fame ) all’operaio
che ha appena fatto il mutuo e cerca di fare più “sedicini” che può per
pagarlo. ( un sedicino è un turno continuato di sedici ore ).
Se i problemi posti dagli operai e dai cittadini sono reali, e noi siamo
certi che sia così perché li abbiamo riconosciuti uno ad uno nelle loro
descrizioni, è ora di aprire il confronto e di ricercare nuove strade.
Grazie ai “fatti di Taranto” è iniziato un dibattito sui giornali
nazionali e in tanti hanno provato a cimentarsi con il binomio “
ambiente e lavoro” . Ci hanno provato quelli che lo fanno da anni,
qualcuno l’ha presa come una gara di letteratura e non un terreno di
iniziativa politica, altri hanno cominciato onestamente a cercare di
comprendere. Teniamo vivo il dibattito e le iniziative, usciamo dalle
rispettive trincee e cerchiamo come nei momenti migliori dei movimenti
di ricercare e lottare assieme.
Per questo motivo, dopo aver letto delle denunce a 41 operai e cittadini
per la manifestazione del 2 agosto, chiediamo al segretario della FIOM
di adoperarsi a spiegare che alle volte le contestazioni sono semi che
danno frutti migliori nel futuro se non si lasciano seccare.
Rivendichiamo che contestare il sindacato è un fatto che può succedere,
che si può condividere o meno, ma non è sicuramente un reato.
Chiediamo a TUTTI coloro che hanno scritto a vario titolo sui fatti di
Taranto e sulla siderurgia in Italia, alla Rossanda e Asor Rosa, a
Luciano Gallino e a Stefano Rodotà, e a tutti gli altri di non smettere
di scrivere e approfondire l’argomento e di lanciare un appello per il
proscioglimento e la decadenza delle accuse per le contestazioni alla
manifestazione del 2 agosto a Taranto.
Igor Kocijancic - consigliere regionale PRC FVG
Antonio Saulle - segretario provinciale di Rifondazione Comunista (già segretario provinciale di Trieste della FIOM )
Paolo Hlacia - uno dei promotori del Forum Ferriera (all’epoca responsabile lavoro Trieste del PRC )
Trieste 5 agosto 2012
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