Referendum sul siderurgico, ultimatum al sindaco Stefàno | ||
Se
entro giovedì il sindaco di Taranto non provvederà ad emettere il
decreto per la fissazione della nuova data del referendum consultivo
sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva, si apriranno per lui le
porte della denuncia per omissione di atti d’ufficio. Lo promette il
Comitato referendario “Taranto Futura”, il cui portavoce, l’avvocato
Nicola Russo, ha dichiarato che i tempi sono ormai maturi per richiedere
l’applicazione di ciò che ha statuito il Consiglio di Stato con la
sentenza dello scorso 11 ottobre. Tale provvedimento ha ribaltato la
decisione del Tar con la quale Ilva, Confindustria e sindacati erano
riusciti ad ottenere uno stop all’iter del referendum grazie
all’accoglimento della loro domanda di annullamento del decreto del
sindaco di Taranto emesso il 1° settembre 2010, con cui, per la prima
volta, veniva indetto il referendum. Nonostante il sindaco sia stato regolarmente messo in mora con la notifica della sentenza, avvenuta il 29 ottobre, e nonostante l’invio di un ulteriore fax il successivo 17 novembre, questi non ha provveduto nei termini, lasciando trascorrere mesi interi senza più interessarsi della questione. Come si ricorderà, Taranto Futura, comitato promotore del referendum, dopo aver ingaggiato e vinto numerose battaglie giudiziarie, e superato i mille ostacoli che l’Amministrazione Stefàno avrebbe frapposto al regolare svolgimento della consultazione referendaria, ha raccolto ben 12mila firme e presentato tre quesiti: il primo sulla chiusura totale dell’Ilva, il secondo sulla chiusura della sola area a caldo e il terzo sul risarcimento del danno da inquinamento prodotto dalla grande industria. Sulla base di quest’ultimo sono stati incardinati due atti di citazione, il primo contro l’Italcave per l’inquinamento prodotto nella zona del molo polisettoriale, e il secondo contro l’Ilva, a seguito della sentenza di condanna per reati ambientali del 2005. Il Comitato lamenta anche che il sindaco non si sia attivato per disporre la chiusura degli impianti del siderurgico o per lo meno il loro allontanamento, come stabilito dal Regolamento di igiene e sanità, che prevede queste misure, una volta acquisito il parere del Dipartimento di prevenzione nelle ipotesi di danno o anche solo di molestia ai cittadini, essendo l’Ilva classificata da un decreto ministeriale come “industria che svolge attività insalubre”. Tramite il consigliere comunale Mario Laruccia, poi, sarà chiesta la convocazione di un consiglio comunale d’urgenza affinchè il sindaco riferisca sull’esito dell’incontro con i ministri Clini e Passera. Ma l’attività del Comitato non si ferma qui. Una volta ordinata e raccolta la documentazione necessaria, Taranto Futura intende trasmettere gli atti al Tribunale penale internazionale per accertare le responsabilità politiche e amministrative riguardanti il genocidio commesso contro la popolazione tarantina a causa dell’inquinamento. E’ stata inoltre già presentata una denuncia alla Procura della Repubblica contro il ministro Clini, perché non si sarebbe attenuto al Codice dell’ambiente in materia di bonifiche, non avendo addossato all’industria inquinatrice l’onere di pagare di tasca propria le bonifiche stesse, ma attingendo a risorse da prelevare dalle tasche dei cittadini. A breve infine sarà avviato l’iter per un nuovo referendum che avrà come “bersaglio” altre due celeberrime inquinatrici: l’Eni e la Cementir. Sabrina Esposito (GdM) ----------------------------------- Ed ecco le chiacchiere del parolaio Stefano, il sindaco che ha scritto più lettere nella storia dei sindaci di Taranto, e ancora scrive... Ma non fa nulla.
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martedì 21 agosto 2012
Toh, abbiamo anche un sindaco?
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