venerdì 21 settembre 2012

Solito copione di sempre

Ferrante ripropone per l'ennesima volta la pappa scaldata degli Atti d'Intesa vecchi di 10 anni con i quali l'Ilva proponeva grandi lavori di ambientalizzazione mai fatti (ad eccezione di quelli che servivano a migliorare la produttività dell'impianto e la qualità dell'acciaio da vendere...). 
I custodi non se la sono bevuta e il vecchio bluff ritorna al mittente.
Che farà?
Intanto la prima reazione dell'Ilva è lo "sciopero padronale" di "una cinquantina" di operai davanti ai cancelli.


Taranto, il piano dell’Ilva bocciato dai custodi: ecco i motivi (punto per punto)

Gli interventi proposti dall’Ilva non sono sufficienti a far cessare le emissioni nocive. E’ questa l’opinione dei custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, dopo aver analizzato il piano di interventi proposto dal presidente del cda Bruno Ferrante al pool di magistrati tarantini.
L’insieme di interventi da 400 milioni di euro, allegato alla richiesta per ottenere una “minima capacità produttiva”, ora è al vaglio del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco. Sulla scorta del parere fornito dai custodi, appare altamente improbabile che il gip Todisco possa accogliere la richiesta dell’Ilva. La richiesta infatti parte dal concetto che per poter effettuare gli interventi sugli impianti questi debbano essere in funzione a un livello di equilibrio che possa salvaguardarne l’integrità, permettendo l’esecuzione delle misure tecniche per eliminare le situazioni di pericolo.
Insomma, la produzione d’acciaio servirebbe come elemento esseziale per tenere in piedi la “strategica capacità produttiva” e i “livelli occupazionali“. In nessuno dei passaggi dell’istanza tuttavia, Ferrante accenna a misure nuove che possano aver mutato la situazione rispetto al 26 luglio. Quella minima produzione, quindi, inquinerebbe? Sì. A guardare le relazioni finora depositate dai custodi a Palazzo di Giustizia, infatti, è evidente la lontanza tra i provvedimenti annunciati dall’azienda e quelli indicati dai custodi come necessari per eliminare l’inquinamento. Ecco perché.
PARCHI MINERALI. L’Ilva ha chiesto l’autorizzazione a impermeabilizzare i parchi, completare il barrieramento e ha annunciato che per la copertura è in corso uno studio preliminare per valutarne la fattibilità. Per i custodi, al contrario, l’unica misura efficace ad evitare l’arrivo di polvere nocive verso il quartiere Tamburi resta proprio la copertura dei parchi, peraltro prevista dall’Aia in corso di riesame.
AREA ALTIFORNI. Nel piano di investimenti l’Ilva ha previsto per l’altoforno 1 l’adeguamento degli impianti di depolverazione del campo di colata, la realizzazione di un nuovo impianto di depolverazione e la realizzazione di un nuovo impianto di condensazione dei vapori prodotti nella fase di granulazione della loppa. Anche per l’altoforno 2 l’Ilva pensa alla realizzazione del nuovo impianto di depolverazione. Per lo staff guidato da Barbara Valenzano, invece, per abbattere le emissioni nocive e risanare gli impianti del reparto è necessario l’immediato spegnimento o il rifacimento completo degli altiforni 1 e 5 e di dismettere e bonificare l’altoforno 3, fermo da tempo.
COKERIE. L’ilva vorrebbe intervenire solo su 2 batterie (numero 5 e 6) per sostituire i rigeneratori e realizzare un nuovo piano di carica. Per i tecnici nominati dal gip Patrizia Todisco, invece, le misure immediate sono il fermo, finalizzato al rifacimento, di 7 batterie e la programmazione di interventi sostanziali sulle 3 rimanenti.
AGGLOMERATO. L’azienda punta a sostituire l’impianto di depolverazione secondaria delle linee di agglomerazione E e D, a cambiare la tecnologia dei filtri elettrostatici con la tecnologia dei filtri a tessuto , concludere le attività per il migloramento dei raffreddatori rotanti delle due linee. Per i tecnici, invece, è necessaria la dismissione di quella parte di impianto non in funzione e la bonifica di quell’area oltre all’adeguamento all’abbattimento delle emissioni primarie derivanti dai gas di scarico delle linee di sinterizzazione mediante un filtro a manica e una serie di altri significativi interventi.
ACCIAIERIA. Nelle acciaierie l’Ilva prevede di realizzare un sistema di aspirazione e desolforazione della ghisa in siviera oltre alla chiusura e copertura della Acciaieria n. 1 e la costruzione di un nuovo filtro a tessuto. Per i custodi tecnici, invece, per raggiungere gli obiettivi imposti dal tribunale del riesame e quindi per eliminare le situazioni di pericolo è necessario lo spegnimento e il completo rifacimento dell’Acciaieria n.1, oltre all’adeguamento con interventi strutturali nell’Acciaieria n.2.
AREA GESTIONE MATERIALI FERROSI. L’azienda guidata da Bruno Ferrante sarebbe intenzionata a utilizzare un impianto costituito da fog cannon: si tratta di un sistema in grado di abbattere la polvere eventualmente in sollevamento dall’area. L’Ilva, inoltre, ha annunciato di aver richiesto a una società di ingegneria un piano per la copertura dell’area dove avviene lo svuotamento delle paiole. I custodi invece ritengono necessario l’immediato fermo delle attività nell’area per il completo rifacimento delle strutture.
Una netta bocciatura, quindi, che tuttavia appariva evidente anche in considerazione dei fondi messi a disposizione dall’Ilva. Bruno Ferrante, infatti, ha spiegato che i 400 milioni di euro sono destinati alla realizzazione dei primi e più immediati interventi e che altri fondi arriveranno per ottemperare alle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale. Ma secondo indiscrezioni i custodi avrebbero stimato in oltre un miliardo di euro gli interventi da realizzare solo nel reparto cokerie. Un dato che da solo basta a spiegare la distanza fra gli interventi proposti dall’Ilva e quelli necessari per considerarsi ecocompatibili. Senza dimenticare che il tribunale del riesame, lo stesso citato più volte dai legali dell’Ilva nei passaggi più favorevoli all’azienda, ha scritto che l’attività produttiva potrà riprendere solo “in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate del tutto quelle emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione”. (Ilfattoquotidiano)

"Ilva sta chiudendo i reparti". Lavoratori in agitazione, l'azienda smentisce
 
Una cinquantina di lavoratori dell'Ilva si sono radunati all'interno dello stabilimento, nell'area della direzione, sulla statale Appia, e stanno protestando perché l'azienda avrebbe "iniziato a spegnere le luci e a interrompere l'erogazione dell'acqua nei reparti sottoposti a sequestro". Lo si apprende da fonti sindacali, divise però sulla protesta. Dalla manifestazione si è dissociata la Fim Cisl, spiegando che la protesta sarebbe stata incentivata dagli stessi responsabili aziendali dopo il no dei custodi giudiziali al piano presentato dall'Ilva e l'invio della notifica con la quale si sospendono e l'attività dell'altoforno 1 e delle batterie 5 e 6. Dello stesso tenore le dichiarazioni del segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli. "I capi stanno istigando alla rivolta contro la magistratura e i sindacati stanno dicendo cosa fare". Da parte sua, l'azienda smentisce categoricamente qualsiasi avvio di procedure di spegnimento o di chiusura nei reparti dell'area a caldo.
"C'è fermento in fabbrica, c'è molta agitazione. Qualcuno vorrebbe che i lavoratori lasciassero i reparti per andare a protestare", accusa il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli partecipando a Taranto all'attivo provinciale del sindacato. "Noi - aggiunge - siamo completamente estranei a una iniziativa di questo genere. Siamo un'organizzazione sindacale che usa buon senso e cervello anche quando lotta". Il fermo di alcuni degli impianti sottoposti a sequestro sembra imminente
dopo l'ultima direttiva dei custodi giudiziari, che peraltro hanno bocciato il piano di investimenti per il risanamento ambientale presentato dall'azienda.
"Come Fiom - spiega Stefanelli - riteniamo che si debbano fare quanto prima assemblee con tutti i lavoratori per far partire la vertenza nei confronti dell'Ilva, che deve smetterla con il gioco d'azzardo che sta facendo, con questa guerriglia giudiziaria che non ci interessa, e deve cacciare fuori i soldi per fare un vero piano di risanamento". (Repubblica)



 Ilva Taranto - Che senso ha bloccare una città?

A breve, anzi a brevissimo gli operai dell'Ilva saranno chiamati a raccolta dai loro superiori per bloccare per l'ennesima volta questa città.
Lo faranno quasi certamente senza nessuna richiesta di autorizzazione alle forze dell'ordine e nella più totale illegalità.

Le ultime volte che ciò è accaduto, oltre a gente che ne ha approfittato per bere innumerevoli birre durante tutta la durata dei blocchi, si sono verificati "inconvenienti" che poco hanno a che fare con il diritto allo sciopero, il diritto al lavoro ed il diritto alla salute.

Inconvenienti che hanno danneggiato "SOLO I CITTADINI E I LAVORATORI", come se questi non fossero già stati abbastanza danneggiati dall'Ilva S.p.a. in oltre cinquanta anni di attività inquinanti.

Talvolta è stato tollerato troppo, anche dalle forze dell'ordine, durante queste manifestazioni selvagge messe in atto dai dipendenti del siderurgico in una città invece blindata durante le manifestazioni autorizzate e legali organizzate dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti.

Vedasi la pensilina costruita con tubi innocenti montati sul ponte girevole (dove sono i permessi e la DIA per tale sovrastruttura montata su un bene appartenente alla città di Taranto?) e vedasi anche i furgoni immatricolati Ilva S.p.a. che andavano scorazzando per la città privi di targhe (dove era la polizia stradale? e quella municipale? perchè non è stato sequestrato alcun autoveicolo come è prassi in casi simili?).

La città e i cittadini vanno rispettati.
E vanno rispettate anche le leggi di questo paese in cui il furbo la fa franca e l'onesto paga, tanto da passare per stupido.
Lavoratori e cittadini non sono nemici tra loro, dovrebbero essere anzi una cosa sola.

Gli ultimi blocchi sono stati "telecomandati" da sindacati, fiduciari e capi reparto.
Operai a migliaia come burattini senz'anima nè dignità hanno percorso chilometri e partecipato ai blocchi di TUTTE le vie d'accesso della città senza neanche conoscere i motivi che li spingessero a tali azioni.
Muniti di kit da scioperante (ndr: l'Ilva ha fornito trombette da stadio, striscioni e tute pulite) non hanno permesso ad altri lavoratori di raggiungere i loro posti di lavoro, ai malati di ricevere cure e assistenza a domicilio, hanno impedito insomma lo svolgersi della regolare quotidianità di persone che nulla hanno fatto per meritare un tale trattamento.

Non abbiamo memoria di scioperi indetti dalla dirigenza di una fabbrica e svolti da operai.
Un'altra stranezza del tutto eccezionale sta nel fatto che gli operai sono stati invitati a "manifestare" con la promessa che l'azienda li avrebbe ripagati con il rimborso della giornata lavorativa, anche se in realtà si è trattato di "scioperi a favore dell'azienda", per poi ritrattare in fase di elaborazione delle paghe."Se non hai timbrato il cartellino nè in entrata e nè in uscita, eri assente e non ti spetta la giornata di retribuzione".

Il nemico numero uno dei dipendenti Ilva non sono nè i cittadini, nè gli altri lavoratori, nè i liberi e pensanti nè i malati.
Il loro nemico è il nostro nemico e si chiama Emilio Riva.
Lui, ed insieme a lui politici e sindacati troppo silenziosi, hanno messo a repentaglio la tranquillità dei lavoratori non adeguandosi di volta in volta a prescrizioni minime che garantissero una tutela ovvia per la salute dei dipendenti e dei cittadini. Se ora siamo giunti a questo punto non è a causa dei dipendenti e neanche dei cittadini e per questo non saremo noi a pagarne le conseguenze.

(N.B.: L'AIA rilasciata illegalmente 13 mesi fa prevedeva la copertura dei parchi minerali, Ferrante ancora oggi blatera a riguardo di retine acchiappamosce da installare intorno ai parchi minerali). Questa è la tutela della salute dei cittadini? questa è la tutela del lavoro degli operai?

Chi ha un pizzico di cervello ed è sveglio capirà benissimo che non può e no deve più prestarsi al ricatto occupazionale che è l'arma vincente di Riva & Co da svariati anni, questo gli ha permesso di ignorare le richieste di qualsiasi istituzione, associazione e sindacato.

Se un dipendente Ilva vuole giustamente salvaguardare il proprio reddito può andare a manifestare a Roma, anzi possiamo andarci insieme.

O può farlo sotto casa dei Riva che sono agli arresti domiciliari ed anche in questo caso possiamo farlo insieme, o può unirsi a noi che cerchiamo di far rispettare anche i loro diritti che sono i diritti minimi che ogni singola persona di Taranto e provincia dovrebbe pretendere.

Se qualcuno vi chiede di uscire per scioperare e bloccare la città non fatevi fregare questa volta.

Lo sciopero fatelo in fabbrica, disertate, ribellatevi, organizziamoci per manifestare in altre città, non siate dei burattini nelle mani di pochi eletti.
Siamo con gli operai, solo che ancora non lo hanno capito.

Cittadini e lavoratori liberi e pensanti

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