sabato 8 settembre 2012

Le oggettive distanze tra Riva e salute...

C'era una volta il prescelto dal Padrone mandato a trattare con gli indigeni.
Scense dalla nave come fece Colombo approdato nelle Americhe
Estrasse dalla sacca di pelle delle collanine di perline di vetro con fare maestoso.
Le offrì ai poveri ignoranti come fossero oggetti inestimabili in cambio di oro, cibo, donne....

Scusi Dottore, quanto vale la vita di un tarantino per la tasca del padrone? Due, tre o addirittura quattro collanine?

Ilva: oggettive distanze tra Procura Taranto e azienda

L'Ilva manifesta disponibilita' a collaborare e a fare gli investimenti necessari a ridurre l'inquinamento del siderurgico di Taranto ma intanto la Procura della Repubblica va avanti col sequestro e da' attuazione immediata a quelle che sono le misure previste. L'incontro di ieri sera a Palazzo di Giustizia fra il procuratore capo Franco Sebastio, l'aggiunto Pietro Argentino e i sostituti del pool Ilva, i custodi giudiziali responsabili delle aree sequestrate, e il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, non ha accorciato quelle che appaiono oggettive distanze fra le parti.
  L'Ilva ha presentato alla Procura una serie di proposte che partendo dai parchi minerali, soggetti a blocco, si allargano poi ad altre situazioni critiche. La Procura non si e' ancora espressa su questi interventi ma da indiscrezioni sembrerebbe che le proposte presentate non convincerebbero i magistrati.
  Non e' una novita', d'altra parte, che sul parco minerali la Procura da tempo abbia detto che intensificare la filmatura o l'irrorazione con acqua non e' una vera soluzione, anzi c'e' il rischio che, non esistendo a valle un sistema di convogliamento delle acque di scarico, si aggravi anche l'inquinamento a seguito di quest'intensificazione. Un altro punto di contrasto emerso ieri e' che l'Ilva presenta le sue proposte alla Procura ma quest'ultima gli ha fatto presente che il suo ruolo e' quello di organo di esecuzione delle misure del giudice delle indagini preliminari e quindi ogni possibile ed eventuale variazione che riguardi le misure stesse del sequestro va presentata e discussa con lo stesso gip. E tuttavia pare molto difficile che la Magistratura possa concedere qualcosa all'Ilva.
  Se c'e' un punto sul quale il procuratore capo Franco Sebastio e' stato chiarissimo e' che il sequestro non prevede facolta' d'uso e che devono rapidamente cessare le emissioni inquinanti. Inoltre, nella conferenza stampa del 26 luglio, quando fu illustrata ai giornalisti l'ordinanza di sequestro dell'area a caldo dell'Ilva, sia il procuratore Sebastio, che il procuratore generale di Lecce, Giuseppe Vignola, dissero: l'Ilva ci presenti proposte che vadano nella direzione di quello che c'e' scritto nell'ordinanza del gip e noi siamo disposti a prenderle in considerazione. A questo pero' non si e' arrivati ancora, ne' le proposte presentate ieri sera sembrano andare in questa direzione, visto che l'Ilva ha deciso di attendere che si definisca il quadro della nuova Autorizzazione integrata ambientale prima di mettere in campo investimenti pia' consistenti dei 146 milioni di euro deliberati dal consiglio di amministrazione di qualche settimana fa. Il fatto che l'Ilva sia tutt'altro al riparo da una stretta del sequestro con riflessi anche sulla produzione e' condiviso anche dai sindacati, che la prossima settimana torneranno a chiedere l'incontro ai custodi e all'azienda. I sindacati mettono in evidenza come a fronte delle dichiarazioni rassicuranti del premier Monti, dei ministri Clini e Passera e dello stesso Ferrante, i quali dicono che l'azienda non puo' chiudere e che non c'e' blocco, la realta' presenti un'altra situazione perche' "dall'accelazione data sabato scorso dal procuratore si e' poi passati alle misure specifiche sui parchi e nulla esclude che altre misure a breve possano essere adottate sugli altri impianti. Questo vuol dire che la quadratura sul caso Ilva e' stata tutt'altro che trovata".(AGI). 

 Sfrattati i parchi minerali. I custodi: vanno trasferiti

Spostamento dei parchi minerali lontano dal quartiere Tamburi e stop alla costruzione della barriera anti polveri. È il preciso orientamento dei custodi giudiziari che ieri hanno dato disposizioni scritte all’azienda di procedere secondo queste linee. L’hanno fatto nel giorno in cui il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, depositava nelle mani del procuratore Franco Sebastio la proposta di ridurre i parchi minerali del venti per cento. Un tema a lungo discusso nei giorni scorsi tra i custodi nominati dal gip e i tecnici dell’azienda che proponevano l’abbassamento dei cumuli e lo stop allo scarico delle materie prime dopo lo svuotamento delle navi in arrivo al porto. La misura, evidentemente, è ritenuta insufficiente per eliminare le emissioni nocive, a cominciare dalle polveri che invadono le case e i polmoni dei cittadini di Taranto, secondo quanto richiesto dai magistrati. E i custodi hanno così ordinato il provvedimento più drastico. Un’operazione complessa, che richiede tempo, ricerca di nuovi enormi spazi e investimenti per centinaia di milioni. Sulla carta si tratta di disposizioni tassative anche se l’azienda auspica un confronto nel merito. Sempre ieri la procura ha comunque autorizzato lo scarico di materiale dalle navi in arrivo al porto di Taranto a conclusione dello svuotamento delle stive delle due già attraccate da giorni ai pontili 2 e 4 dell’Ilva. Poi scatterà il fermo dei rifornimenti di minerali e fossili per alimentare i parchi. La seconda disposizione riguarda la sospensione della realizzazione della barriera frangivento che Ilva aveva cominciato a costruire per arginare e intercettare le poveri. Si tratta di una struttura lunga 1700 metri, alta 21 con tre segmenti di sette metri, estesa per 31.526 metri quadrati. Dovrebbe essere sostenuta da 132 pali in acciaio da inserire in fondazioni profonde alcuni metri. Proprio l’analisi dell’argilla scavata è ritenuta indispensabile dai custodi che così ne hanno bloccato la realizzazione. Settimana di compiti a casa, nel frattempo, per la commissione incaricata di riscrivere l’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva. Nei prossimi giorni i componenti del gruppo non saranno a Taranto e cercheranno di stringere i tempi che, non per loro responsabilità, rischiano di allungarsi. I vincoli e le misure da inserire nella nuova Aia sono frutto di confronto e di approfondimenti per rispondere appieno alle prescrizioni del gip, alle norme europee varate nel marzo scorso e alle leggi regionali. I sopralluoghi sugli impianti, inoltre, hanno subito qualche stop imprevisto perché, trattandosi di aree sotto sequestro, possono essere ispezionate solo con la presenza dei carabinieri. La scadenza del 30 settembre posta dal ministro Clini appare ardua da rispettare tanto che la commissione ha posto all’attenzione di Roma questo problema. (CdM)

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