Ilva, l'affondo dei custodi
«Fermate gli impianti»
Il piano dell'azienda: «Ok investiremo mezzo miliardo»
Il presidente Ferrante esporrà oggi i contenuti del piano
Stop agli altiforni 1 e 5, rifacimento delle batterie
3,4,5,6,9,10 e 11 e rifacimento di Afo 3, fermo da tempo. Spegnimento
dell’acciaieria 1 e rifacimento della 2 e dell’area gestione rottami
ferrosi. Sono le prescrizioni notificate ieri sera all’Ilva da parte dei
custodi giudiziari, a poche ore dal giorno in cui la stessa azienda
annuncia investimenti per mezzo miliardo di euro. Nel provvedimento non
sono indicati i tempi in base ai quali l’azienda deve muoversi anche
perché fermare impianti di questo genere richiede tempo e progetti. Tra
l’altro la procura ha sottolineato più volte che le misure non devono
essere tali da compromettere l’integrità degli strumenti di produzione.
Il contenuto dell’ultima notifica degli ingegneri-custodi
coincide grosso modo con quanto Ilva ha incluso nel proprio programma
di interventi, che il presidente Bruno Ferrante esporrà oggi alla
stampa. Rappresenta lo sbocco naturale del continuo confronto tra i
custodi, i commissari Aia e i tecnici dell’azienda, in nome di quella
convergenza sulla quale il ministro Corrado Clini ha richiamato spesso
l’attenzione. Ed è il frutto, probabilmente, della collaborazione
auspicata dallo stesso ministro da parte di Riva. Ilva aveva già deciso
di fermare, entro le prime due settimane di dicembre, l’altoforno 1, da
4500 tonnellate al giorno. Per il suo rifacimento adatterà il
trattamento utilizzato per Afo 4, ripartito qualche mese fa, perché i
due impianti sono simili. Nello stesso tempo ristrutturerà le batterie 5
e 6, cambierà i filtri dell’agglomerato collegato e un intervento è
previsto anche sull’acciaieria 1. In base alla programmazione Afo 1
potrebbe riprendere la marcia già a settembre 2013. In seguito, dopo
aver elaborato il progetto, Ilva bloccherà Afo5, che produce 9000
tonnellate al giorno, più complesso e per il quale occorre uno studio
ingegneristico dedicato. Insieme verranno risistemate le batterie 3,4,9,
10 e 11. Ilva dovrà anche provvedere al risanamento di Afo 3, fermo da
tempo. Nello stesso tempo avvierà la copertura dei parchi minerali, con
un sistema ancora allo studio, e coprirà l’area dei rottami ferrosi. Il
pacchetto completo, al di là delle prescrizioni, passerà in ogni caso al
vaglio dei custodi giudiziari e non è detto che supererà l’esame. I parametri che i tre ingegneri, Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, vogliono applicare per eliminare ogni fonte di inquinamento sono molto stretti. Ilva, intanto, mette sul piatto quasi mezzo miliardo di euro, oltre ai 146 già stanziati per gli investimenti sull’ambiente, per avviare il risanamento degli impianti dell’area a caldo messi sotto sequestro dalla magistratura tarantina. Emilio Riva, gli azionisti e Ferrante hanno deciso quindi di aumentare gli investimenti per riformare impianti vecchi di decenni e adeguarli alle misure che saranno incluse nella nuova autorizzazione integrata ambientale che dovrà rispecchiare le prescrizioni del gip e le migliori tecnologie disponibili definite dall’Unione europea nel marzo di quest’anno. Le risorse, private e pubbliche, che stanno per riversarsi sullo stabilimento siderurgico di Taranto cominciano a raggiungere quote interessanti. Al mezzo miliardo e ai 146 milioni del piano per l’ambiente, bisogna aggiungere i 336 milioni dell’accordo di programma, i fondi europei per progetti comunitari e della Bei, i 90 milioni messi a disposizione dal governo mentre altri 60 saranno disponibili all’inizio del prossimo anno. Le continue disposizioni dei custodi, il vuoto in attesa della nuova e vincolante autorizzazione integrata creano una condizione di insicurezza che comincia a mordere i lavoratori. Serpeggia un clima di tensione che, per adesso, non si manifesta con proteste ma solo con nervosismo nei reparti. Si stempererà solo quando la normativa darà quelle certezze che anche l’azienda chiede da tempo. I legali dell’Ilva, intanto, hanno rinunciato ai ricorsi presentati al tribunale del Riesame per far annullare i provvedimenti emessi il 10 e l’11 agosto dal gip Patrizia Todisco con i quali si ridefinivano i ruoli dei custodi e amministratori giudiziari degli impianti dell’area a caldo sequestrati e si revocava la nomina a custode-amministratore del presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Il 28 agosto scorso il tribunale aveva già accolto le richieste avanzate dall’azienda dichiarando l’inefficacia dei due provvedimenti del gip reintegrando Ferrante nel collegio dei custodi-amministratori.
Nessun commento:
Posta un commento