domenica 2 settembre 2012

Le buste di Archinà & co.

Ilva, l'incontro tra Archinà e il perito
nel video la sospetta mazzetta

Le immagini delle telecamere che, secondo gli inquirenti, riprendono il passaggio della busta con 10mila euro consegnata dal responsabile delle relazioni esterne del gruppo al perito della procura. Nuovo vertice in procura con i custodi giudiziari: produzione al 70 per cento. "L'obiettivo resta il risanamento"

Si incontrano nel retro di un a stazione di servizio e parlano a lungo, si scambiano una busta; un caffe e via. Ecco il video dell'incontro tra Girolamo Archinà, l'ex responsabile delle relazioni istituzionali di Ilva e il perito della procura Lorenzo Liberti, incaricato dai pm con altri due esperti di individuare la fonte dell'inquinamento dei terreni in cui pascolavano capre e pecore risultate contaminate da diossina e pcb.

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Il faccia a faccia avviene il 26 marzo del 2010 nella stazione di servizio Le Fonti est, nei pressi di Acquaviva lungo l'autostra A14. Archinà consegna al perito una busta bianca. Secondo gli inquirenti, in quella busta ci sono diecimila euro in contanti che il dirigente dello stabilimento avrebbe pagato per ammorbidire il giudizio di Liberti sulle emissioni inquinanti dello stabilimento. L'episodio rientra nell'inchiesta "Environment sold out", ambiente venduto, ed ora è confluito nell'indagine per disastro ambientale scoppiata con il sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva.

Al centro dell' inchiesta l'ipotesi di corruzione in atti giudiziari del perito della procura Liberti, allora preside della facoltà di Ingegneria di Taranto. Secondo quanto ricostruito e ipotizzato dagli investigatori, Liberti avrebbe ricevuto da Archinà una mazzetta di diecimila euro nel parcheggio dell'autogrill lungo l'autostrada tra Bari e Taranto. Quei soldi, secondo la Finanza, servivano ad "aggiustare" la perizia che il professore avrebbe di lì a poco depositato. "Ci siamo visti per discutere di cose che riguardavano la facoltà" è la difesa del professore, che continua a dirsi assolutamente. Dagli atti giudiziari emerge però anche un altro particolare, e cioè che Liberti aveva con l' Ilva non soltanto rapporti istituzionali, in quanto preside della facoltà. Ma tramite una società di consulenza, della quale secondo la Finanza era capo occulto, anche rapporti di natura commerciale: in sostanza, l' Ilva era una sua cliente. L' azienda è la Teta srl.

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Il vertice in procura - "L'obiettivo resta quello di risanare". Nuovo vertice al Palazzo di giustizia di Taranto tra il procuratore, Franco Sebastio, il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, i custodi giudiziari degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva sottoposti a sequestro, il presidente del Siderurgico Bruno Ferrante (che riveste anche il ruolo di amministratore giudiziario) e il comandante del Noe di Lecce Nicola Candido. I magistrati che si occupano dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell'Ilva hanno fatto il punto con i custodi sul piano di interventi da eseguire e sullo stato degli impianti. La produzione dello stabilimento di Taranto, al momento, si attesta sul 70%, come confermato nei giorni scorsi dallo stesso presidente dell'Ilva. I custodi dovranno stabilire se il piano di risanamento potrà avvenire con gli impianti in marcia o al minimo della produzione, o se gli stessi dovranno essere spenti.

"I magistrati inquirenti, che sono responsabili dell'esecuzione dei provvedimenti, hanno dato delle indicazioni precise, operative, dando obiettivi che sono quelli soprattutto di contenimento delle emissioni", ha spiegato Ferrante. "Adesso - ha aggiunto - spetterà ai custodi tecnici, e a me, operare collegialmente riferendo ovviamente al procuratore della Repubblica e operare nel senso indicato da loro. L'obiettivo posto dal Tribunale del Riesame e dal gip è quello di risanare in senso ambientale gli impianti e dobbiamo lavorare in questa direzione". "Il sequestro preventivo disposto prima dal gip e poi dal Riesame - ha precisato Ferrante - parla del sequestro degli impianti ai fini del risanamento e della messa in sicurezza.
Nessuno ha mai pensato alla facoltà d'uso. Non è un termine che compare ma si parla di utilizzo a quei fini". (Repubblica)

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