martedì 4 settembre 2012

Inizia il lavoro vero tra chiacchiere e strascichi

Ilva: si lavora a scadenzario riduzioni

Gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, custodi giudiziari degli impianti dell'Ilva di Taranto sottoposti a sequestro nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale, stanno approntando il crono-programma per dare esecuzione alle indicazioni ricevute dal procuratore Franco Sebastio per eliminare le emissioni inquinanti del siderurgico. I custodi dovranno valutare, impianto per impianto, le soluzioni migliori per non compromettere definitivamente la funzionalità degli impianti e a "consentire, in ipotesi, la ripresa dell'operatività dei predetti, in condizioni di piena compatibilità ambientale".(Ansa)

Ilva, i sospetti degli ispettori: ora scattino i controlli nelle aree non sequestrate

«Accesso alle aree non sequestrate», totale «rispetto delle prescrizioni Aia», «individuazione dei responsabili». I custodi giudiziari dell’Ilva vogliono vederci chiaro. Per Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento i dubbi aumentano. Tante le richieste giunte sulla scrivania del procuratore Franco Sebastio durante il vertice a cui ha preso parte anche Bruno Ferrante, presidente dello stabilimento siderurgico. Lo staff guidato dall’ingegnere Valenzano ha chiarito che per realizzare quanto disposto dal gip Patrizia Todisco e dal tribunale del Riesame non sarà sufficiente analizzare i reparti dell’area a caldo, ma occorrerà valutare anche le criticità delle altre aree. Hanno così rappresentato al procuratore la necessità «di poter accedere anche ad aree dello stabilimento non interessate da provvedimento di sequestro le cui attività risultano comunque correlate alla gestione operativa degli impianti sequestrati. Infatti, strutture organizzative aziendali – scrivono ancora nella relazione gli ispettori – quali il servizio Ecologia, il servizio di Prevenzione e protezione, il servizio Qualità, pur intervenendo direttamente sulla gestione operativa degli impianti sequestrati sono di fatto strutture trasversali a tutti i rami dello stabilimento, sia per quel che attiene l’attuazione delle necessarie misure preventive ai fini del monitoraggio delle emissioni ambientali, sia del controllo dei parametri di affidabilità delle componenti di impianto nel corso delle attività di messa in sicurezza».
Non solo. Gli ingegneri hanno spiegato che «le attività saranno condotte operativamente dai responsabili di ciascun reparto produttivo o loro delegato sulla base di un cronoprogramma dettagliato su proposta del custode gestore». Una serie di attività che tuttavia rende necessaria la definizione di «ruoli, responsabilità e mansioni inerenti le posizioni chiave per la sicurezza e relative modalità di coordinamento e comunicazione». Ma oltre a questi soggetti, la Procura dovrà individuare «la figura responsabile dell’attuazione delle prescrizioni e procedure impiantistiche» e quella del «responsabile dell’ottemperanza alle prescrizioni Aia in relazione all’attuazione delle migliori tecnologie disponibili ed all’effettuazione dei controlli ambientali (monitoraggio in continuo di emissioni in atmosfera e controlli puntuali delle diverse matrici ambientali) di cui al piano di monitoraggio e controllo che non risultano attribuite a nessuna figura dell’organizzazione aziendale».
Nella relazione i custodi hanno ribadito ancora una volta che l’annoso problema dei parchi minerali non può essere risolto attraverso l’installazione del barrieramento. Per i tecnici infatti i lavori per «il barrieramento che l’azienda intende completare entro la fine dell’anno» non solo sono «subordinati» ad alcuni lavori che il Comune di Taranto non ha ancora appaltato, ma sono solo un proseguimento di una prescrizione che prevede la copertura dei parchi. Un’operazione dai costi elevati che, insieme alle altre attività per l’ambientalizzazione comporterà un bisogno di manodopera. «Si precisa inoltre – si legge infatti nel documento dei tecnici – che sarà necessario definire un piano di gestione del personale, se non altro in relazione ai numerosi interventi necessari per l’ambientalizzazione degli impianti critici» che comporterà «ove la società riterrà di procedere, un indotto, in termini di personale specializzato da coinvolgere, di diverse migliaia di operatori». Lo spettro del ricatto occupazionale, quindi, sembra sgretolarsi: ambientalizzare l’Ilva significherebbe creare posti di lavoro, secondo quanto scrivono i custodi. La scelta tra ambientalizzazione (con nuovi posti di lavoro) o chiusura delle attività, alla fine, spetterà alla famiglia Riva.(Lavocedimanduria)

Ilva, nuova ordinanza della procura
«Immediato stop all'inquinamento»

Il pm sollecita i curatori del tribunale a iniziare
la messa in sicurezza degli impianti inquinanti

La procura della Repubblica di Taranto ha avviato la fase attuativa del sequestro degli impianti dell’Ilva con l’emissione di una nuova ordinanza, notificata questa mattina, che rende chiaro il concetto della facoltà d’uso ma non ai fini della produzione. Prendendo alla lettera l’eccezione rilevata dal Tribunale del riesame che nell’accogliere il ricorso presentato dall’azienda precisava che «l’esecuzione del sequestro preventivo deve avvenire a cura del pubblico ministero procedente» (e non dal gip Patrizia Todisco contro i cui decreti si era opposta l’Ilva), il collegio dei quattro pm titolari ha quindi deciso di «invitare i custodi-amministratori a procedere immediatamente alla adozione delle misure necessarie alla pronta eliminazione delle emissioni nocive ancora in atto». Gli inquirenti giustificano la misura riportando i passaggi più significativi delle motivazioni del Riesame. LE MOTIVAZIONI - «I tecnici - si legge - possono compiutamente valutare e, nel caso, adottare, tra tutte le possibilità operative, quelle concretamente idonee a salvaguardare l’integrità e la sicurezza degli impianti e a consentire, in ipotesi, la ripresa dell’operatività dei predetti, in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate del tutto quelle emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione e, in ogni caso, per l’ambiente circostante e quindi, come già rilevato, con espressa esclusione di ogni qualsiasi facoltà d’uso a fine di produzione». Ora i curatori dovranno «procedere ad elencare analiticamente – si legge nell’ordinanza di oggi – tutti gli interventi necessari (per l’ambientalizzazione, ndr) con specificazione dei relativi costi e tempi di esecuzione». (CdM)

Ilva Taranto: procuratore, si passa ad attuazione misure

"Si passa immediatamente all'attuazione di tutte le misure": cosi' il procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, ha sintetizzato le conclusioni del vertice di oggi pomeriggio a Palazzo di giustizia tra i vertici della stessa Procura e i custodi giudiziali cui sono state affidate le aree dell'Ilva di Taranto poste sotto sequestro per inquinamento. Il vertice, cominciato poco dopo le 17 mentre il Tribunale era presidiato in forze da Polizia, Carabinieri e Vigili urbani, e' finito intorno alle 20 ed ha visto la partecipazione del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, in qualita' di custode giudiziale accanto ai custodi gia' nominati il 25 luglio: Barbara Valenzano, Claudio Lofrumento ed Emanuela Laterza. Sebastio ha parlato di "riunione esaustiva e conclusiva", ha precisato che i custodi hanno consegnato stasera le ultime due relazioni e ha puntualizzato che "nel giro di qualche giorno" scattera' la fase operativa. "In verita' - ha detto il procuratore - la fase esecutiva del sequestro e' gia' cominciata da diverse settimane e noi sinora abbiamo studiato e analizzato la situazione perche', torno a sottolinearlo, quelli dell'Ilva sono impianti che non solo hanno una loro complessita' ma anche una loro pericolosita'. Non e' quindi come chiudere un'officina o un panificio abusivo. Si tratta quindi di procedere con molta attenzione". Il procuratore ha poi sottolineato che non c'e' un cronoprogramma nel senso che e' stato deciso un impianto specifico da cui partire: "Lo decideranno i custodi. Lasciamo decidere loro, che poi si rapporteranno con l'autorita' giudiziaria". Sebastio pero' e' stato molto netto nel ribadire che il sequestro non prevede facolta' d'uso, chiudendo quindi sull'aspetto produttivo, mentre in precedenza Ferrante aveva detto che si' "il sequestro non prevede facolta' d'uso ma gli impianti non sono in funzione per produrre ma per essere risanati e che la produzione di acciaio e' una conseguenza naturale". Circa la presenza di Ferrante, il procuratore ha poi detto che "ha assicurato la massima disponibilita' nell'attuare le indicazioni che verranno date". A proposito dei parchi minerali, poi, Sebastio ha osservato che e' in atto un blocco per non far arrivare piu' materie prime mentre per quelle gia' stoccate e depositate "i custodi studieranno una soluzione per bloccare lo spolverio che oggi si verifica". Il magistrato ha quindi sottolineato che i custodi, pur non avendogli ancora fornito cifre sui costi del risanamento degli impianti, gli hanno pero' specificato proprio in una relazione consegnata stasera che se "l'Ilva decidesse di ambientalizzare la fabbrica, non solo dovrebbe tenere al lavoro tutto il personale che ha, ma assumere anche altro personale, con una ricaduta di indotto che i custodi hanno valutatato nell'ordine di alcune migliaia di persone". (AGI).

... e i sindacati?

Ilva, a rischio le materie prime
i sindacati chiedono chiarimenti

Le preoccupazioni dei lavoratori per il blocco dei rifornimenti di minerale: una delle misure che saranno adottate contro le polveri nocive

I sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm di Taranto chiederanno un incontro ai custodi giudiziari degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva sottoposti a sequestro alla luce di quanto emerso nell'incontro di due giorni fa in procura, nel corso del quale i magistrati inquirenti hanno chiesto ai custodi di mettere rapidamente in atto le procedure per ridurre le emissioni nocive. Le organizzazioni sindacali temono che, riducendo ulteriormente la produzione (già scesa al 70 per cento), l'azienda possa dichiarare esuberi.

Un punto che desta particolare apprensione nei sindacati, infatti, è il blocco delle materie prime al parco minerali, che è una delle aree sotto sequestro poiché a impatto inquinante. Sabato il procuratore ha detto che c'è il blocco per l'arrivo delle nuove materie prime mentre per quelle giacenti e stoccate da un lato bisognerà ridurre l'altezza e la dimensione dei cumuli e dall'altro trovare le soluzioni tecniche per evitare la diffusione delle polveri. Sebastio ha anche aggiunto che su quest'ultimo punto toccherà ai custodi, in quanto tecnici, trovare le soluzioni più appropriate. "Allo stato - osserva Cosimo Panarelli, segretario della Fim Cisl di Taranto - non sappiamo quanta autonomia al ciclo produttivo dell'Ilva possono assicurare le materie prime esistenti, ma è evidente che se si impedisce l'arrivo di nuovi minerali, si condanna la fabbrica alla chiusura perché quelle materie prime oggi disponibili inevitabilmente finiranno. Ecco perché i custodi devono chiarirci
che cosa sta accadendo e cosa si intende fare".

Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, ha ribadito che i provvedimenti giudiziari non prevedono la facoltà d'uso, ma dispongono il sequestro dell'area a caldo 'ai fini del risanamento e della messa in sicurezza'. Peraltro, gli stessi custodi hanno sottolineato che se l'Ilva decidesse di rendere la fabbrica compatibile con l'ambiente, non solo dovrebbe tenere al lavoro tutto il personale che ha, ma potrebbe assumere altro personale. Nel frattempo è ripresa l'attività della commissione ministeriale che si occupa della revisione dell'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata nell'agosto 2011. Il gruppo di esperti, incaricato dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, di acquisire gli elementi tecnici e predisporre entro il 30 settembre lo schema di Aia, si è prima riunito nella prefettura di Taranto e poi ha eseguito un sopralluogo all'interno dello stabilimento.
La Commissione guidata da Carla Sepe ha affrontato nuovamente il tema delle migliori tecnologie (le 'Bat') per l'ammodernamento degli impianti, mentre la scorsa settimana erano state analizzate le problematiche inerenti le cokerie, l'impianto di agglomerazione e le acciaierie 1 e 2. La commissione dovrà attenersi anche alle prescrizioni indicate dal gip, Patrizia Todisco, nel provvedimento di sequestro dell'area a caldo dello stabilimento, alle osservazioni del Tar di Lecce in merito alla precedente autorizzazione e alle norme regionali in materia di protezione della qualità dell'aria e della salute. (Repubblica)

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