martedì 9 marzo 2010

Chi rivendica diritti e giustizia è un "sovversivo"!

Appello in favore degli imputati tarantini di "associazione sovversiva”

Nel mondo, oramai, si e' evidenziato maggiormente il distacco tra chi gestisce le risorse della politica in maniera da lucrarci, trovando necessario affamare le popolazioni, bombardandole, e chi reclama a gran voce una vita fuori dal liberismo e per una società più giusta, senza conflitti permanenti, per essere protagonisti attivi nell'esercizio del cambiamento reale dal basso. Questa categoria sociale eterogenea ha dato vita a momenti come quelli di Seattle, di Genova, delle grandi mobilitazioni contro la guerra, in lotta contro questo processo (speriamo non irreversibile) di autoannullamento del genere umano e del pianeta che lo ospita. Propri o Genova, nelle giornate del luglio 2001 è stato un grande passaggio dove la guerra non fu dichiarata dal movimento bensì dalle forze dell'ordine, e prima ancora da un potere sovranazionale tanto vuoto di positività da doversi blindare, recingere. Cariche violentissime contro chiunque passasse per le vie della città, lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo, colpi di arma da fuoco, blindati lanciati a tutta velocità contro la folla, un giovane manifestante ammazzato, il blitz sanguinoso alla scuola Diaz in notturna, la tortura reintrodotta nelle caserme di Bolzaneto e Forte S. Giuliano...
Questo fu Genova: lo stato di diritto fatto a pezzi. Da quel luglio 2001 ad oggi, l'impressione che quella sia una data che abbia segnato uno spartiacque è forte: da un lato l'esercizio della gente di affrontare collettivamente il bisogno comune, cercando di eliminare la delega (esperienze come in val di Susa, o a Vicenza, o in quel di Grottaglie o nelle tante mobilitazioni tarantine a difesa di salute, ambiente e a tutela del diritto al lavoro, per chi lo ha e chi no), dall'altro l'esercizio scientifico di rendere tutto plasmabile innescando paure e pregiudizi, polverizzando i diritti elementari, carcerando fette di società.
Per coprire delle enormi porcherie servono i capri espiatori da mostrare in pubblica piazza; ciò funge da esempio e serve a comprimere le libertà individuali e collettive, svuotando di contenuti proprio quelle enormi mobilitazioni che ci hanno visti in gran parte protagonisti.
Le richieste di condanna che il pubblico ministero Perrone ha chiesto, qualche giorno fa, per 18 persone di Taranto (per un totale di 44anni) coinvolti nell'inchiesta per associazione sovversiva datata 2002, sembrano collocarsi in questa logica. Basti ricordare c he le indagini nascono quando in questa città spadroneggiavano in sequenza Cito e la Di Bello, contro le cui politiche gli attuali imputati si batterono. Non serve ricordare che cosa Cito ha rappresentato e quali rapporti privilegiava sul territorio (la sua vicinanza ad un'associazione malavitosa è acclarata), che cosa la Di Bello ha costruito per questa città: il peggior dissesto finanziario d'Italia del dopoguerra. In sostanza, mentre in quel periodo il nostro territorio è stato sbranato da un sistema affaristico-massonico-mafioso che per troppo tempo ha goduto di varie connivenze di pezzi delle istituzioni, l'inchiesta tarantina del maggio 2002 porge ad alcuni che si opponevano l'accusa di associazione sovversiva di stampo locale(!), con reati contestati ridicoli (lancio di uova, slogan, scritte di contestazione, la partecipazione alle mobilitazioni di Napoli e Genova durante i vertici del Global Forum e del G8, l'aver occupato stabili in disuso restituendoli alla collettività per un uso sociale) che produssero nell'immediato una settimana di arresti domiciliari. Nelle inchieste di questo tipo, che si reggono con impianti accusatori fragili, serve l'uso di "effetti speciali"(supercarceri, carabinieri incappucciati, ecc.), ma proprio quella fragilità chiama in causa tutte le strutture del territorio che si battono per i diritti della cittadinanza: le strutture presenti allora ribadirono la loro solidarietà agli imputati,reputando giusto screditare la montatura di un processo definito dai più come una farsa orchestrata scientificamente;le nuove lo fanno adesso.

L'espressione della solidarietà concreta nei confronti di questi imputati non è altro che un pezzo di responsabilità collettiva nella difesa dell'agibilità politica di tutti.
Invitiamo le associazioni, i comitati e tutti coloro che si sentano colpiti da questa quotidiana aggressione alla libertà individuale e collettiva a firmare questo appello ed a intervenire materialmente all' INCONTRO-DIBATTITO che si svolgerà venerdi 12 Marzo ore 17:30 c/o comitato di quartiere città vecchia arco Paisiello. 099-4716012

Vi chiediamo di esprimere la vostra solidarietà all'indirizzo e-mail:
processotaranto@yahoo.it

Cobas conf.-- Comitati di quartiere

Nessun commento: