mercoledì 3 marzo 2010

Di che morte moriamo? Occhio alla comunicazione!

Ma come mai solo Cesare Bechis, canta fuori dal coro?
Invece di indignarsi per le misurazioni dell'ARPA che mostrano che oggi la diossina sui pascoli delle pecore abbattute proviene dalla direzione dell'Ilva si mette ad accusare con dati alla mano (troppi dati...) nientepocodimeno che l'apirolio degli anni '70 dell'arsenale?
Come mai si preoccupa così tanto di precisare che i contenitori di apirolio dell'Ilva oggi sono vuoti e puliti?
Perchè i periti della procura non richiedono misurazioni basate sulla direzione del vento in posti strategici? Perchè i periti della procura pare che non abbiano manifestato la volontà di andare a fondo sull'origine confrontando l'impronta delle diossine sui terreni con quelle industriali? E come mai Liberti che è perito incaricato dalla procura rilascia queste dichiarazioni ad un giornalista?
Misteri che... avvolgono la già fumosa Ilva...
A proposito, in questi giorni si sta monitorando... avete notato che dall'Ilva non si alza neanche una nuvoletta?

Non c’è solo la diossina, il vero pericolo è l’apirolio
Nelle pecore un livello ancora maggiore di veleni Inchiesta scopre terreni e acqua contaminati

Inviati a caccia della diossina che ha avvelenato le pecore della masseria Fornaro, i periti della procura di Taranto trovano che gli animali erano contaminati anche dall’apirolio. Il micidiale pcb (policlorobifenili), composto stabile, isolante termico ed elettrico, cancerogeno, utilizzato nei trasformatori, era stato brucato insieme con la diossina finita - solo lei - sul banco degli imputati. Ma come c’è arrivato nei terreni attorno all’area industriale il pcb? Visto che è materiale non prodotto nei processi industriali e nelle combustioni, come la diossina, ma è contenuto in apparecchiature chiuse c’è da chiedersi come sia finito nell’erba di cui si sono cibate le pecore poi finite al mattatoio. Ci sono stati sversamenti, perdite? Anni fa Ilva affidò dismissione e smaltimento dei trasformatori all’apirolio ad alcune ditte, tarantine e no. «Il nostro gruppo - dice il professor Lorenzo Liberti, responsabile dei periti incaricati dal pm Mariano Buccoliero di identificare le fonti della diossina e del pcb - ha controllato i capannoni adibiti allo stoccaggio dei trasformatori e li abbiamo trovati vuoti e puliti. Intanto nelle pecore abbiamo trovato il pcb in quantità addirittura superiore alla diossina. Da dove arriva? Abbiamo allora chiesto la relazione sullo smaltimento delle apparecchiature: dove, quando, come sono stadi smaltiti i trasformatori».

LA PROCURA - Dalle stanze della Procura di Taranto, intanto, nessun commento. Solo la conferma che la magistratura ha intenzione di approfondire i vari aspetti della questione, senza alcun allarmismo, ma con l’intento di trarre le giuste conclusioni non appena entrerà in possesso di tutti gli elementi di valutazione. I policlorobifenili, però, non avvelenano solo i terreni attorno all’area industriale. Sono sedimentati in mar Piccolo e sono presenti nell’area dell’Arsenale militare. Basta leggere il «Rapporto di caratterizzazione ambientale dell’ex area imprese private dell’Arsenale militare di Taranto» per averne la certezza. L’indagine sul pcb, condotta dai tecnici della Ecosud srl e della Direzione lavori Marigenimil in collaborazione con Arpa, ha riguardato una superficie di circa 35 mila metri quadrati comprendente sia quella messa sotto sequestro dalla magistratura nel 2005 sia il piazzale «dove era uso depositare imateriali da smaltire». È stata portata avanti dal 20 maggio al 30 luglio dell’anno scorso, fornendo dati ancora molto attuali. Sull’area, divisa in maglie quadrate 25x25 con 42 punti d’indagine ciascuna, sono stati eseguiti 57 sondaggi con carotaggi. Di questi, 42 fino a una profondità di 8 metri, 8 realizzati nei pozzetti della rete fognaria, 7 con piezometro fino a 9 metri di profondità.

LE ANALISI - I campioni di terreno e di acqua sotterranea sono stati sottoposti ad analisi e i risultati confrontati con le concentrazioni soglia di contaminazione (csc). La relazione I policlorobifenili, noti con la sigla Pcb, sono molto tossici e sono stati messi fuori legge dagli anni ‘70. Il loro uso, in particolare nei trasformatori, nasceva dalla capacità di agire come isolanti termici ed elettrici, ma la loro stabilità è anche responsabile della loro persistenza e circolazione nell'ambiente con conseguente accumulo lungo la catena alimentare. Gli effetti negativi riguardano la cute e l’esposizione produce una diminuzione delle difese dell'organismo con aumento della probabilità di contrarre malattie infettive ed i tumori conclude che «particolarmente diffusa sull’area, con margini di superamento elevati della soglia, risulta essere la contaminazione da pcb. Sono risultati contaminati da policlorobifenili un numero di campioni pari a 28. Esenti da contaminazione sono risultati solo i campioni prelevati sul nuovo piazzale. Anche le acque sotterranee hanno evidenziato contaminazione da pcb con valori di concentrazione ben più elevati del limite di legge. I punti di indagine contaminati risultano 35 rispetto ai 57 complessivi». (Cesare Bechis - CdM)

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