lunedì 15 marzo 2010

Metanodotto ENI. dubbi e domande

Comunicato stampa di Taranto Libera

Il comitato cittadino ‘Taranto libera’ ritiene che, senza alcuna necessità di formulare altre ipotesi circa le reali intenzioni di Eni SpA, la ‘verità ufficiale’ sia più che sufficiente a dichiarare la propria netta contrarietà alla costruzione del nuovo metanodotto perché di fatto non apporterà alcun vantaggio per la città di Taranto in termini di miglioramento dell’ecocompatibilita’, che anzi peggiorerà. Ricordiamo che la convenzione (2005/370/CE) stipulata dalla Comunità europea sancisce la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Per cui chiediamo di poter accedere al progetto integrale di ENI SpA. Riteniamo indispensabile un dialogo delle Istituzioni con le associazioni e i comitati ambientalisti. La città è dei cittadini ed è fondamentale che venga chiesta la loro opinione per ogni azione che riguardi l’inquinamento ambientale della città e la salute dei cittadini. Taranto è oggi diventata una realtà sensibile alle problematiche relative all’inquinamento ambientale. Riteniamo che nessuna classe politica possa e debba arrogarsi il diritto di decidere contro la volontà dei cittadini. I politici hanno il compito di rappresentare la volontà della città ed hanno il dovere e “l’obbligo morale” di rispettarne la volontà. Chiediamo al Sindaco e al Consiglio Comunale di rispettare gli elettori e la loro volontà, in quanto chi amministra è un “dipendente” di coloro che lo hanno eletto. Purtroppo l’atto di votare a maggioranza per la costruzione del metanodotto, senza interpellare la volontà dei cittadini, ci sembra in netto contrasto con ciò che dovrebbe essere un comportamento di correttezza e democrazia da parte della classe politica nei confronti della città. Ci auspichiamo di riscontrare, da parte delle autorità politiche locali, ampia disponibilità ad un imminente dialogo di confronto con le associazioni e i comitati ambientalisti.

Per ulteriori informazioni contattare il Comitato Cittadino “Taranto libera” (tarantolibera@virgilio.it)

Il metanodotto non convince

Sicuri che serva veramente? Il vero rischio è l’aumento esponenziale di anidride carbonica

Nonostante il progetto fosse in cantiere da tempo, quando lo scorso primo marzo il consiglio comunale di Taranto deliberò il via libera all’Eni per la realizzazione di un nuovo metanodotto, diverse furono le perplessità e gli interrogativi suscitati. E nonostante la decisione fu presa in una riunione in cui fu deliberato l’approvazione del bilancio consuntivo del 2008, in molti rimasero spiazzati di fronte ad una decisione così importante, presa in netta contro tendenza rispetto al trend delle posizioni elettorali di tutto l’arco parlamentare tarantino e pugliese, schierato compatto in difesa del rispetto dell’ambiente e contro l’inquinamento, in vista delle prossime elezioni regionali di fine marzo. Inoltre, per dovere di cronaca e non solo, è giusto ricordare come l’approvazione del progetto Eni, avvenne grazie a ben 7 astenuti e 4 contrari, che però assicurarono il numero legale, salvo poi farlo clamorosamente mancare poco dopo sulla proposta di conferire la cittadinanza onoraria (post mortem) alla poetessa milanese Alda Merini. Insomma, giochetti politici sottili, partite a scacchi tra maggioranza e opposizione, tesi solamente a salvaguardare interessi puramente economici e non. Ma torniamo ai perché si è deciso di installare a Taranto un nuovo metanodotto. L’Eni ha “stranamente” scelto la strada del silenzio. Anche di fronte all’insistenza del comitato cittadino Taranto libera, sino ad oggi l’unico che in città ha sollevato non pochi dubbi su tale operazione, le sedi di Roma e Milano hanno preferito il silenzio o restare molto nel vago. Ma anche la giunta comunale non è stata da meno. Dunque le risposte, al momento, non possono essere cercate attraverso fonti istituzionali. Il problema è che la vera decisione, a cui segue quella della giunta tarantina, è stata presa lì dove il potere economico del nostro paese viene deciso da sempre. Sì, perché lo scorso 11 febbraio (come già riportammo giorni addietro), Regione Lombardia ed Eni avviarono una collaborazione per la distribuzione sperimentale di un nuovo tipo di gasolio a ridotto impatto ambientale. Gli impegni furono stabiliti da un Protocollo d’intesa che firmato dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e dall’Amministratore Delegato di Eni, Paolo Scaroni, con tanto di brindisi con il nuovo gasolio versato in bicchieri di cristallo davanti a fotografi e giornalisti. Qual è il problema? Che questo nuovo gasolio verrà prodotto anche e soprattutto a Taranto. Si legge nell’atto d’intesa: “Il nuovo gasolio ecologico sarà in distribuzione in 50 punti vendita del comune di Milano, dislocati all’interno della città, sulle tangenziali e sui tratti di raccordo autostradali inclusi nell’anello delle tangenziali”. In pratica per inquinare meno l’aria dei lumbàrd, possiamo tranquillamente continuare a far marcire quella della “colonia” Eni-Taranto. Ma non solo. Il comitato Taranto libera ha anche intravisto dietro l’avvio del nuovo metanodotto, l’apertura di due strade future, decisamente negative per il futuro della città: la prima porta direttamente all’installazione del famoso rigassificatore della Gas Natural; l’altra invece, conduce al raddoppio delle centrale termoelettrica. Nel primo caso è però giunta immediata la presa di posizione del vice sindaco Cervellera, che ha garantito al comitato cittadino che il rigassificatore certamente non si farà. Sull’ipotesi di raddoppio della centrale termoelettrica invece, viste anche le recenti dichiarazioni della stessa Eni SpA (“inoltre è stato presentato alle Autorità competenti, un progetto di risanamento ed ampliamento della Centrale Termoelettrica. La realizzazione di tale investimento si rende necessaria a causa di investimenti in corso di completamento nella coinsediata Raffineria”), ci sono molti meno dubbi al momento. Il condizionale è però d’obbligo: perché, come detto sopra, di risposte certe e serie dalle istituzioni e dall’Eni manco a parlarne. Ma ciò che desta vera e serie preoccupazione, a prescindere dalle dichiarazioni di diversi politici nostrani a favore del nuovo metanodotto e della sua eco-compatibilità con il nostro sistema industriale (concetto anche in italiano distorto e incomprensibile), è la prevista entrata in esercizio della nuova unità di hydrocracking, della capacità di 17 mila barili/giorno. Il processo di hydrocracking consente di ottenere idrocarburi a maggiore contenuto di idrogeno, a ridotto contenuto di poliaromatici. Ma queste sono parole fredde e vuote, incomprensibili ai più. Ciò che sino ad oggi non è stato colpevolmente detto, lo precisa il comitato Taranto libera: “la produzione di idrogeno a partire da metano (ch4), porterà anche alla produzione di monossido di carbonio (co), ma soprattutto di Co2 (anidride carbonica), con conseguente aumento complessivo dell’inquinamento nella città di Taranto”. E la domanda finale è lecita oltre che logica: dove finirà tutta questa Co2 prodotta? Oltre tutto, è sin troppo evidente che questa produzione ulteriore da parte del nuovo metanodotto, si andrà ad aggiungere a quella già esistente. La conclusione la lasciamo a Taranto libera: “Più diesel ecologico si produrrà, maggiore sarà la richiesta di idrogeno e maggiore sarà la produzione concomitante di co2, in contrasto con quelle che sono le attuali necessità di ridurre gli agenti inquinanti, in particolare nella città di Taranto”. Elementare Watson!

TarantOggi 15 Marzo 2010 - Gianmario Leone

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