lunedì 1 marzo 2010

30 e non più trenta!

Polveri, fumi e odori continuano a preoccupare la popolazione dei due mari
Nonostante le leggi ed il nuovo impianto di depolverazione nulla sembra cambiato

La notte porta consiglio. Solitamente citiamo questo proverbio quando abbiamo un problema che ci tormenta e al quale non riusciamo a dare soluzione nell’immediato futuro e, per rincuorarci, speriamo che la soluzione dello stesso possa sopraggiungere quasi per magia dopo un rilassante e ristoratore riposo. Come si suol dire “a mente fresca” la soluzione è più facile trovarla. Se ciò è vero per alcuni, dobbiamo dire che per altri la notte non porta consiglio ma solo una serie di preoccupazioni che si accavallano a quelle già presenti durante le ore diurne. Provatelo a chiedere a chi da anni si batte e lotta contro il mostro di acciaio dalle cui ciminiere fuoriesce veleno, tanto tanto veleno. Ormai è da settimane che la situazione all’interno del siderurgico tarantino sembra essere fuori controllo. Non è per provocare allarmismo, attirare l’attenzione su se stessi ed ottenere magari visibilità, ma le associazioni ambientaliste ormai ci segnalano ogni giorno (anzi ogni notte) qualcosa che non va. All’interno della acciaieria più grande d’Europa qualcosa sta succedendo. Eppure i controlli ci sono e leggi, in Regione, sono state fatte “ad Ilvam”, ma evidentemente qualcosa ci sfugge. L’Arpa Puglia sembra essere un mastino, pronta ad intervenire con i suoi tecnici e ingegneri ogni qualvolta che si presenta un problema che possa destare il minimo sospetto: dal fumo anomalo che a volte è color arcobaleno agli odori che si discostano di molto dalla fragranza di chanel numero 5, definiti dai più “esagerati” nauseabondi… L’Arpa Puglia dice che è tutto ok. Non c’è da preoccuparsi carissimi cittadini, dormite sogni tranquilli. L’Ilva non uccide. Pensate a tutte quelle battaglie fatte dai lor signori su quel famoso camino E312. Non è quello (si legge in un articolo del Corriere del Mezzogiorno) il camino che sputa la diossina alimentare di cui la magistratura tarantina e tutti gli ambientalisti vanno a caccia. L’ha stabilito il gruppo di consulenti tecnici (Liberti e Cassano per l’università, Primerano per l’Arpa) che ha eseguito nei mesi scorsi, su incarico del pubblico ministero Mariano Buccoliero, prelievi ed esami. “L’analisi dello spettro della sostanza - conferma il professor Lorenzo Liberti - ha dimostrato che l’impronta è diversa, la diossina in uscita dal camino E312 è diversa da quella che ha contaminato i pascoli e il latte delle pecore”. Bene. Ma la diossina da dove fuoriesce o quei bontemponi degli ambientalisti se la sono inventata? Mistero. Se lo dice l’Arpa allora tutto è sottocontrollo. Ma gli ambientalisti, le sentinelle ecologiche della città dei due mari, sono del parere opposto. Loro di notte non dormono e a loro la notte non porta consiglio. Foto, video e tanto altro che immortalano immagini davvero preoccupanti vengono portate all’attenzione di tutti sul social network più cliccato del momento, Facebook. Si tratta di immagini nelle quali si vedono nuvole immense e gigantesche di polveri e fumi accompagnate da odori insopportabili(così dicono chi ha avuto la “fortuna” di immortalare questi episodi) che durante la notte aumentano in maniera esponenziale investendo non solo i quartieri che sono nelle immediate vicinanze del siderurgico ma addirittura tutta la città di Taranto. L’Ilva tace. L’Arpa dal canto suo fa “spallucce” e dice che è tutto ok. Ed il primo cittadino? Ah, secondo Ezio Stefàno: “ I tarantini sono orgogliosi di un’industria come l’Ilva in cui convivono lavoro ed ambiente” si legge nel Corriere del Giorno. Ma siamo sicuri che il dottor Stefàno esprima il pensiero dei tarantini? Stefàno evidentemente era assente o, addirittura, non era a conoscenza che qualche mese fa alla manifestazione (replica di quella già fatta l’anno prima) più grande mai realizzata contro i maggiori inquinatori presenti a Taranto, erano presenti poco più di 20.000 mila persone a gridare e rivendicare un diritto alla salute che è negato. Ma l’Ilva qualcosa l’ha fatto. Finalmente arriva il depolveratore. Sapete come è stato definita questa macchina? Dai più è stata definita, per poter spiegare in maniera elementare la sua funzionalità, il “cattura polveri”. Sì, avete letto bene il cattura polveri costata 30milioni di euro. Ma le polveri continuano ad esserci. Anzi le nuvole polverose si sono duplicate! Qualcuno, qualche ora dopo l’accensione della macchina, si era accorto che l’impianto, inaugurato alla presenza di tutte le massime cariche locali e ragionali (quanti sorrisi e parole di elogi alla dirigenza Ilva quel giorno), non funzionava e ad accorgersene di questa anomalia sono state ancora una volta quelle sentinelle ecologiche e non l’Arpa che è l’organismo preposto a certi controlli. Segnalato il problema parte lo scarica barile: Ilva dice di aspettare 30 giorni per far si che l’impianto giunga a regime; Arpa si riserva del tempo per studiare il problema. I 30 giorni sono passati da tempo e dall’acciaieria 2 e 1 continuano ad esserci grossi problemi che non stiamo qui ad elencare. Ora riuscite a dormire tranquilli? La notte a Taranto ai tarantini, questo è sicuro, non porta consiglio.

Antonello Corigliano, Puglia Press

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