A Cerano in provincia di Brindisi, in riva al Mare Adriatico sorge la centrale termoelettrica più grande d’Europa. L’impianto si estende su di una superficie di 270 ettari e vanta una potenza di 2.640 megawatt (suddivisi in quattro sezioni policombustibili). Le emissioni di anidride carbonica (CO2) della “Federico II” ammontano ufficialmente a 14,9 milioni di tonnellate annue. A poca distanza in linea d’aria l’altra centrale di Brindisi, la EdiPower emette quasi tre milioni di tonnellate di CO2. Gli effetti di questa mole inquinante sono stati rilevati con riscontri scientifici inoppugnabili. Infatti le analisi svolte dalla Direzione “qualità della vita” del ministero dell’Ambiente e validate dall’Arpa hanno riscontrato la presenza di pesticidi e metalli pesanti oltre i limiti consentiti nelle coltivazioni di ortaggi destinati alla vendita, nel sottosuolo e nella falda profonda del territorio compreso tra Brindisi e Cerano. Ossidi di azoto e di zolfo, oltre a nanoparticellle e microinquinanti di vario genere danzano allegramente nei polmoni degli ignari (o quasi) salentini. In questo scenario la città di Lecce appare colpita direttamente dalle incidenze neoplastiche diffuse dal Registro tumori jonico – salentino. La classifica delle tre province salentine configura proprio Lecce al primo posto con un’incidenza pari all’11,8 per cento dei casi di tumore alle vie respiratorie, seguita dai due poli industriali del territorio, Brindisi (9,3 per cento) e Taranto (8,3 per cento). L’impianto di Cerano è collegato tramite quattro elettrodotti a 380kV alla stazione elettrica di Tuturano, da cui si snodano le linee nazionali. Il complesso comprende quattro gruppi turbina – alternatore, quattro torri per i generatori di vapore, due sale di controllo, gli spazi dei trasformatori, un parco combustibili liquidi e un piazzale per lo stoccaggio del carbone, gli impianti per il recupero ceneri e per i condensatori, la ciminiera dove sono convogliati i fumi ed il canale di scarico in mare aperto. Già nel 1995 l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva valutato l’area di Brindisi a “grave rischio ambientale”. Nonostante gli ingenti finanziamenti europei le bonifiche non sono mai state avviate, mentre le multinazionali del crimine col beneplacito dello Stato italiano (e decreti ad hoc) continuano ad inquinare impunemente. Fitto, Palese, Poli Bortone, Vendola: il Salento non è una cartolina; sbaraccate subito i vostri teatrini. Il destino dei sudditi italiani, soprattutto meridionali è segnato: ammalarsi e morire in silenzio per soddisfare i profitti dei soliti avidi speculatori, mentre i politicanti se la spassano a nostre spese. A quando una rivolta sia pure morale? Non siete stufi di seppellire cadaveri innocenti? (da TerraNostra - di Gianni Lannes)
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