domenica 19 aprile 2009

La manifestazione sulla stampa

Anche da Taranto no alle morti bianche

TARANTO - Un filo rosso sangue legava ieri Taranto a Torino, Molfetta, Palermo, capitali italiane delle morti bianche. Un filo che formava la «Rete nazionale per la sicurezza dei luoghi di lavoro», il cartello di associazioni, sindacati di base (Slai Cobas), semplici cittadini, sfilato in corteo per le vie della città; giunti in treno, in auto, in pullman, dai più remoti angoli del Paese: gli operai della Thyssenkrupp dal Piemonte con alcuni familiari delle vittime e quelli della Fincantieri di Palermo; i parenti dei morti di Molfetta, dove la cisterna killer uccise cinque lavoratori e il Comitato lavoratori in lotta dell’Ilva di Taranto; l’associazione «12 Giugno » e poi delegazioni da Lecce, da Brindisi e Bari, studenti dell’Università di Napoli, giovani delle zone terremotate abruzzesi. Drappelli e vessilli di Rifondazione comunista, rappresentanti del Pdci: l ‘ex parlamentare Marco Rizzo e il consigliere regionale Cosimo Borraccino. Alla manifestazione hanno aderito, tra gli altri, anche il presidente della Provincia Gianni Florido e, a titolo personale, le segreterie sindacali di Fiom Cgil e Uilm.
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Per una volta sono i numeri a contare relativamente. Il risultato raggiunto dalla manifestazione di ieri è importante dal punto di vista politico: unire dai Tamburi - quartiere simbolo del degrado industriale - a piazza Garibaldi un sentimento comune di dolore e di lotta perché gli incidenti sul lavoro siano azzerati e cresca la cultura della sicurezza, anche attraverso norme adeguate, bandendo la tentazione del profitto a tutti i costi. «Non chiudiamoci nel dolore; denunciamo quello che non va e chiediamo ai sindacati di riprendere l’iniziativa. Così sosteniamo veramente chi resta al lavoro in realtà difficili come l’Ilva» ha dichiarato Franca Caliolo vedova di Antonino Mingolla, l’operaio dell’appalto morto proprio il 18 aprile del 2006 nello stabilimento siderurgico.
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La precarietà ci stronca la vita


Centinaia e centinaia di donne, ragazze hanno partecipato alla manifestazione nazionale di ieri, 18 aprile a Taranto "per la sicurezza sui luoghi di lavoro contro la salute negata e la precarietà".
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Certo a Taranto, città molto al sud, non era facile partecipare e altri collettivi femministi, coordinamenti donne, compagne, soprattutto del Tavolo 4 non sono potute venire, ma hanno ugualmente mandato una calorosa e partecipata adesione e sostegno. Altre non hanno ancora compreso l’importanza di essere lì dove centinaia e centinaia di lavoratrici, ragazze lottano contro gli attacchi alle proprie condizioni di vita.

Rispetto a ieri, soprattutto due cose vogliamo sottolineare: Sono state proprio le donne proletarie, insieme ai giovani operai dell’Ilva di Taranto, a guidare il lungo corteo, rosso, combattivo, vivace che ha attraversato alcuni quartieri più inquinati della città, con la loro combattiva presenza, i loro interventi, i loro slogan, anche le loro canzoni.
Le lavoratrici delle pulizie di Taranto con contratti di poche ore e salari da fame, in lotta anche in questi giorni per il loro lavoro, portavano uno striscione: " La precarietà ci stronca la vita ", per denunciare come la fatica si somma alla precarietà del futuro, e la precarietà diventa di per sé un fattore di stress, di rischio salute fisica e psichica.
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Abbiamo fatto per l’occasione della manifestazione un nuovo opuscolo, con anche analisi, dati, sulla condizione di (in)sicurezza delle lavoratrici (un opuscolo in itinere, da arricchire, con altre analisi, dati, inchieste, racconti, per arrivare ad un manifesto quanto più completo della condizione delle donne su questo aspetto).
Richiedetecelo, scrivendo a mfpr@fastwebnet.it
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