lunedì 27 aprile 2009

Diossina a Taranto...e i responsabili?

E’ qualche tempo che non ci facciamo sentire come allevatori.
Una volta vissuta la nostra sventura abbiamo preferito stare lontani dai riflettori che non fanno parte del nostro mondo, anche perché in questo momento ci sono tanti nostri connazionali che meritano sicuramente più attenzione.
Nel nostro piccolo, comunque, desideriamo continuare a riflettere su quello che tanti, ma fortunatamente non tutti, hanno considerato solo un nostro problema.
Per questo vorremmo innanzitutto ringraziare chi ci ha permesso di rendere pubblico il nostro grido “disperato e di speranza”, chi ha seguito la nostra lenta agonia dietro
al sogno di una vita ormai infranta, raccontando le nostre storie, chi non ha avuto timore di schierarsi.
Vorremmo inoltre informare chiunque abbia ancora voglia di ascoltarci che solo da pochi giorni abbiamo ricevuto l’obolo stanziato dalla regione per il danno subito e così, a
distanza di quasi un anno dalla delibera, circa 30.000 euro sono finalmente comparsi a risarcire un anno di inattività dell’allevamento ovino e caprino, il valore di 504 fra pecore e capre ed un’attività economica che ormai è cessata…sembra uno scherzo!!! L’arrivo di questi soldi ci ha come risvegliati dal torpore in cui ci eravamo rifugiati,
forse nella speranza di non dover ammettere concretamente che tutto quanto fosse realmente accaduto con i tempi e le modalità che conosciamo.
Non so voi, ma noi non possiamo fare a meno di porci ancora una volta una semplice domanda: chi deve veramente pagare per lo scempio che si è compiuto per anni e da anni nella nostra città?
I responsabili verrebbe da rispondere.
E chi sono i responsabili?
Non si può pretendere una risposta da quella stessa politica che fino ad oggi ha permesso “La costruzione sulla sabbia”, per quanto l’imminenza delle prossime elezioni potrebbe rappresentare una buona carta da giocare per chi ama l’azzardo…purtroppo però noi siamo, anzi eravamo, semplici allevatori abituati a vivere del proprio lavoro e a questa porta abbiamo comunque più volte provato a bussare senza ottenere mai alcuna
risposta.
Quindi, perchè andare a votare? E soprattutto per chi?
L’unica speranza per noi resta la magistratura con i suoi tempi… è passato un anno da quando la magistratura, appunto, ha deciso di individuare i responsabili.
All’inizio si è sentito parlare di due-quattro mesi per risalire almeno alla fonte dell’inquinamento di Taranto e del nostro dramma (compito molto arduo quest’ultimo…). In
realtà di mesi ne sono trascorsi 12 e come sempre succede i riflettori si sono spenti e nonostante la morte di uomini e animali, gli innumerevoli dati ufficiali pubblicati dall’ARPA, l’infaticabile impegno dei volontari delle diverse associazioni e dei cittadini…ancora niente.
Per quello che ci riguarda solo l’obolo stanziato dalla regione per ripagare parte delle spese da noi sostenute e, più in generale, la speranza di una legge che temiamo destinata a subire ulteriori piccoli ritocchini prima di produrre un effetto vero!!!
A questo punto non possiamo non rivolgere l’ennesimo nostro accorato appello alle coscienze di coloro che con il proprio lavoro, ogni giorno, con solerzia e imparzialità, noi crediamo, stanno cercando di sbrogliare la matassa per fare giustizia. A coloro che ci hanno condotto, rispondendo non si sa bene alle esigenze di chi, ma certo non alle nostre, a questo triste epilogo e qui ci hanno abbandonati in balia di eventi giganteschi e dolorosi.
Dovesse anche per loro accendersi un lumicino…ricordando che, anche se siamo rimasti soli siamo diventati più forti e più consapevoli. Perché il veleno e il dolore o uccidono o fortificano. E noi viviamo nella città dei veleni e del dolore.
Ed è proprio in nome di questo sentimento,che concludiamo, estendendo l’accorato appello proprio a Taranto, la nostra città, chiedendole di non mollare, di continuare a combatterla questa battaglia per il futuro dei nostri figli; una battaglia che non è solo degli allevatori, dei
genitori degli operai morti sul lavoro, dei malati di ogni età che lottano per sopravvivere, insomma degli “altri”, è una battaglia che è di tutti noi, perché prima o poi, credeteci, toccherà, in un modo o nell’altro, ad ognuno di noi.
C'è un grande bisogno di ricostruzione.
Ricostruire! Un verbo in questi giorni molto usato, ma questa volta si dovrebbe costruire su un terreno solido e, oggi in modo particolare,seguendo principi diversi da quelli che fino a questo momento hanno ispirato chi di dovere. Qualcuno migliaia di anni fa ha parlato di costruire utilizzando il “Il mio metro sarà il diritto e la mia livella
la giustizia'”...DIRITTO e GIUSTIZIA, non chiediamo niente di più, ma neanche niente di meno per risorgere dalle macerie.

Famiglia Fornaro

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