lunedì 13 aprile 2009

A cosa punta l'ENI nel mondo? E qui?

Impariamo a conoscere il nostro "ospite"

ENI: BUSINESS WEEK, L'IMPROBABILE ASCESA DI UNA POTENZA PETROLIFERA
(ASCA) - Roma, 10 apr - ''In Italia l'improbabile ascesa di una potenza petrolifera''. Con questo titolo il Business Week pubblica un profilo dell'Eni, una societa' che ''sta crescendo rapidamente grazie ai legami del suo CEO in Congo, Iraq e in altri paesi politicamente rilevanti''.
''Mentre altre compagnie tipicamente si tengono alla larga dagli impianti di energia elettrica, che offrono un ritorno inferiore dell'estrazione del petrolio - sottolinea il settimanale - l'AD Eni Paolo Scaroni ha usato questi progetti per stabilire solidi legami con Paesi dove la compagnia opera. 'il fatto e' che il petrolio e' loro', dice Scaroni, 62 anni. 'Se vieni considerato un partner allora ti e' consentito di utilizzare il loro olio; altrimenti sei tagliato fuori'''.
Secondo Business Week, in Congo e in altri Paesi del mondo ''la strategia di Scaroni sta dando i suoi frutti. Mentre gran parte delle oil major hanno visto calare la propria produzione di olio e gas lo scorso anno, la produzione Eni e' salita del 3,5%, a circa 1,8 milioni di barili al giorno''.

L'ENI scopre un'altra riserva petrolifera in Indonesia
(ANSA) - ROMA, 6 APR - Eni ha effettuato una nuova scoperta di idrocarburi, in qualita' di operatore, nell'offshore orientale dell'Isola del Borneo. L'Eni ha perforato con successo un pozzo esplorativo nella struttura di Jangkrik, nel blocco di Muara Bakau, bacino di Kutei, nell'offshore orientale di Kalimantan. Nel Kutei, Eni partecipa anche allo sviluppo di ingenti riserve di gas localizzate nei blocchi di Rapak e Ganal. Nel vicino bacino di Tarakan Eni negli scorsi anni ha fatto altre due scoperte.

... e come si comporta l'ENI in Italia?
Prendiamo il caso del Petrolchimico di Gela...


Vertenza al Petrolchimico Eni su occupazione e sicurezza
"All'interno di un più ampio contesto (globale ma anche nazionale) l'esperienza gelese occupa un posto di sicuro rilievo, dovuto al simbiotico legame intercorrente tra equilibrio economico cittadino e andamento industriale (ossia Eni e suo indotto). Il declino, perlomeno occupazionale, dello stabilimento gelese non è oramai una novità (il processo si è radicalizzato da più di un decennio): purtroppo, però, i pochi “superstiti”, soprattutto nel variegato scenario dell'indotto, sono costretti ad agire in condizioni di scarsa sicurezza; la morte dell'operaio licatese, Salvatore Vittorioso, risale al Gennaio scorso, da allora, però, nulla sembra essere drasticamente mutato (a tal fine Cgil, Cisl, Uil, hanno già scioperato per otto ore, lunedì 7, e per altre due, martedì 8).
Solo nell'ultima settimana due gravi incidenti (agli impianti Motor Fuel e Coking 1), fortunatamente esenti da conseguenze drammatiche, hanno costretto due lavoratori a ricorrere alle cure ospedaliere: il punto di non ritorno è oramai superato, solo un oculato intervento economico a sostegno della piena garanzia per l'incolumità dei dipendenti e dell'efficienza degli impianti potrà esorcizzare l'incubo del progressivo smantellamento dell'industria pesante gelese.
La piena occupazione delle maestranze locali, come denunciato dal segretario Fiom, Orazio Gauci, va ad aggiungersi agli spettri dell' “epico” passato matteottiano: la recente fermata degli impianti, finalizzata alla loro manutenzione, attesa trepidamente, poiché ritenuta fautrice di maggiore occupazione (anche se solo temporanea), non si è neanche protratta per il termine concordato di 60 giorni, riducendosi alla metà, costringendo all'immediata smobilitazione duecento contrattisti (in larga parte giovani). Neanche le aziende locali, del resto, riescono ad ottenere trattamenti particolareggiati; la gran parte degli impianti installati all'interno del petrolchimico gelese (costituente almeno il 20% dell'intera mole produttiva) viene prodotta fuori sede, inducendo le imprese del posto ad attività di mero assemblaggio. Le stesse commesse rischiano di assurgere a veri e propri miraggi per i soggetti economici cittadini: caso emblematico, citato più volte da svariate fonti sindacali, è quello rappresentato dall'affidamento, deciso dall'Eni, di talune commesse a ditte con sede sociale ubicata in altre regioni d'Italia (un caso per tutti, quello della società Berardinelli di Campobasso)." (Corriere di Gela)

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