mercoledì 29 aprile 2009

Emilio Riva... "spassionatamente"!

C'è qualche contraddizione tra i due Riva e qualche dichiarazione su cui dubitiamo fortemente (e forse, fondatamente!)

Ilva, Emilio Riva: Io non mantengo nessuno


Roma, 29 apr (Velino) - I prossimi mesi saranno neri. Ma occorre tenere ferma la barra con un imperativo categorico: mai vendere sottocosto perché le aziende che vendono a un prezzo finale più basso del margine operativo lordo falliscono. Così il re dell’acciaio Emilio Riva intervistato dal Sole 24 Ore che ribadisce: mai svendere nelle crisi strutturali come nelle cadute momentanee della domanda. Ma qual è il bilancio del 2008 anche alla luce dell’ampio ricorso alla cassa integrazione che riguarda 500 addetti su 1.600 del sito di Cornigliano e circa la metà dei dodicimila addetti di Taranto? “I ricavi saranno inalterati rispetto al 2007” e cioè intorno ai dieci miliardi. Insomma il bilancio è ancora in attivo anche se “i primi tre mesi del 2009 stanno andando peggio degli ultimi tre del 2008”. E se il mercato non ripartisse? Lo stabilimento genovese dopo le ferie estive resterebbe fermo. In quel caso, dice Riva, “se non fosse concessa la cassa in deroga, mi troverei costretto a mettere gli operai in mobilità. Io non mantengo nessuno”.

Su Taranto Riva non sembra cogliere segnali che possano fare pensare a una ripresa per uno stabilimento che resta uno dei maggiori insediamenti industriali del Sud. Dal 1 gennaio lo stabilimento avrebbe raggiunto la massima capacità produttiva. “Ho comprato l’Ilva nel 1995 – dice Riva – ho rifatto completamente lo stabilimento investendo cinque miliardi di euro del tutto autofinanziati (…) Il primo anno con la nostra gestione era già in attivo. Vorrei solo sottolineare un fatto: non sono un mago ho soltanto rotto il giocattolo del consenso costruito intorno a Taranto. Non ho mai accettato raccomandazioni e relazioni particolari con nessuno: sindacati, chiesa, partiti politici. Faccio solo l’imprenditore”. E dopo quattro esercizi positivi con profitti per oltre due miliardi di euro è possibile pensare ad acquisizioni? “È prematuro - risponde -. Ma vedrà che nel 2011 ci saranno molte occasioni in giro. Io mi affeziono poco alle persone, alle cose niente. Cornigliano per me vale 770 milioni degli investimenti che vi ho realizzato più altri 400 milioni di euro di valore residuo. Se qualcuno si presentasse in ufficio con un miliardo e cento milioni, già depositato sul conto corrente di un istituto di fiducia, non ci sarebbe problema: gliela venderei subito”. (il Velino)

E intanto a Genova:
«Intanto noi siamo andati avanti - spiega Daniele Riva, leader dello stabilimento siderurgico Ilva di Genova - ad oggi su un piano di investimento da 770 milioni di euro ne abbiamo già spesi oltre il 70% e manca ancora un anno e mezzo alla fine del piano industriale, fino a poco tempo fa avevamo in media 500 persone impegnate nei cantieri, adesso dopo che ci hanno sequestrato l´area dei rottami, sono un centinaio in meno, ma andiamo avanti». Il cuore del grande moloch di Cornigliano, l´ex Oscar Sinigaglia di proprietà del gruppo Riva, batte oggi al rallentatore, oltre ai 545 lavoratori in cassa integrazione straordinaria in seguito al piano di riconversione che ha segnato la chiusura dell´altoforno e di tutta l´area a caldo ci sono in media 200 lavoratori in cassa integrazione ordinaria per la crisi, ma se il lavoro siderurgico è ridotto al minimo, quello della riconversione procede. Con qualche ritardo, tra mille difficoltà, ma procede.
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Abbiamo impianti così tecnologicamente avanzati che ci permettono di lavorare i rotoli dal decatreno fino al camion tutto automatizzato - spiega Daniele Riva - servono meno operai alle macchine, ma in compenso aumentano i lavoratori della manutenzione e sono richieste professionalità elevate». E´ pronta e funzionante la nuova portineria verso l´aeroporto, riservata alle merci, con cinque pese e piazzale nuovo in grado di ospitare fino a 40 camion in modo da non intasare l´autostrada, oggi è vuoto, ma prima a poi la crisi finirà. «Tutto questo non l´abbiamo mica fatto per scherzo», butta lì uno dei lavoratori impegnati nei cantieri. Pezzi di capannoni diroccati, residuo di un´archeologia industriale che conserva un suo fascino decadente e rugginoso, resistono ancora accanto a quelli nuovi colorati, ma piano piano il nuovo prende il sopravvento e anche i percorsi dentro allo stabilimento si adeguano, si spostano le strade, i cancelli e persino i binari della ferrovia. In fondo verso il Polcevera, il terreno è spianato in attesa di partire con la costruzione nella nuova portineria per i lavoratori, lo spogliatoio e le officine.
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