mercoledì 3 dicembre 2008

Una lettera di una cittadina.

“Siamo alle solite Calimero”, recitava una pubblicità di qualche tempo fa, lo siamo sui soliti giochi speculari di questa classe politica che invece di occuparsi delle questioni di una terra che è anche luogo nel quale vivono le Loro famiglie, tentano di neutralizzare la speranza, modificando una legge, che almeno apre ad un possibile, diverso futuro, per questa città.
E’ cosi che il D.d.L regionale sulla questione della grande industria a Taranto trova i primi suoi inquinatori.
Una serie di emendamenti per svilirne il senso, qualcuno alla manifestazione di sabato 29 aveva esortato la politica ad andare a lavorare, si auspicava lo si facesse con coscienza, si sperava con amore, per la propria terra e per la gente che con fiducia ancora una volta ha dato credito, sostenendo questo o quel politico, per costruire il cambiamento di cui questa terra necessita, quasi come l’aria che le viene negata.
Ognuno di Loro ha il dovere civile di ricordare tutta la sofferenza a cui i tarantini sono obbligati negli ultimi anni, anni di dolore per i morti nella fabbrica, per quelli fuori a causa della fabbrica, per le sofferenze di uomini, donne, bambini, che hanno la colpa di vivere in questo luogo piuttosto che in un altro, a cui è stata negata la scelta, su cui si è speculato per il profitto di pochi.
La gente di questa città, quella che ha preso coscienza pagando di suo, non PUO’ più sopportare di alzarsi di mattino e sentire in ogni respiro, la minaccia di morte, di occuparsi di scegliere i prodotti alimentari sperando non siano provenienti dai campi limitrofi le industrie, di percorrere le strade e accorgersi che il cielo è sempre oltraggiato da quei fumi.
Se è vero che una caratteristica del popolo del Sud è l’attaccamento alle proprie origini e alla terra, insieme destra e sinistra devono dimostrare che può esistere una civile democrazia, lavorare per il bene di tutti con i mezzi che Noi gli abbiamo affidato, ricordando sempre che da tempo i cittadini hanno tolto l’anello dal naso!
In piazza sabato 29 novembre c’erano 20.000 persone, la forza e la rabbia che ci nutre è tanta, abbiamo il diritto di CHIEDERE ciò che c’è stato scippato: lavoro, dignità, futuro.
Vogliamo essere risarciti e il primo gesto è l’approvazione del D.d.L senza alcuna modifica, perché il 2014 è lontano e noi abbiamo ormai IL FIATO CORTO.
E.S.

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