Finalmente lo Stato Italiano riconosce ufficialmente gli effetti mortali dell'uranio impoverito e delle nanopolveri inalate dai militari.
Dopo anni di negazionismo e di perizie tecniche "di parte" viene confermato l'effetto cancerogeno delle armi attuali.
«Uranio impoverito», la strage di pugliesi per le vittime finalmente c'è un Fondo
L’altro giorno, in Puglia, moltissime persone hanno fatto un sorriso triste. Dopo anni di «viaggi della speranza», funerali e battaglie legali per veder riconosciuto il nesso causa-effetto tra la malattia e la morte dei loro cari, finalmente (nelle pieghe della legge di rifinanziamento delle missioni militari all’estero), il governo ha approvato un fondo di 30 milioni di euro, da spalmare in 3 anni, interamente dedicato ai militari chi si ammalano e muoiono a causa del cosiddetto «uranio impoverito». Non si tratta di molti soldi ma, almeno, è il segnale che la Difesa ha smesso di nascondersi dietro il dito di tesi «negazioniste», prediligendo la linea d’una fattiva sensibilità istituzionale.
Resta un sorriso amaro per chi è stato lasciato solo a lottare contro neoplasie e leucemie (per non parlare dei casi di infertilità e progenie deforme). In Puglia, soprattutto. Una delle regioni in cui si conta il maggior numero di morti e malati tra i reduci. Quanti? Non è possibile avere un elenco completo. A livello nazionale si parla di circa 200 ragazzoni finiti al cimitero e duecentomila ammalati (sono le cifre riferite dal presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Edouard Ballaman, tra i politici più impegnati sul fronte «uranio impoverito»).
LA STRAGE DI PUGLIESI
Il metallo pesante (radioattivo e tossico) è ancora oggi presente nel munizionamento Usa e GB e, quando i dardi esplodono, ha la caratteristica di frammentarsi in particelle minuscole e volatili. È stato impiegato sempre, dalla Guerra del Golfo della «Operation Desert Storm», in poi. Era il 1991. Cinque anni dopo moriva quello che oggi viene ricordato come uno tra i primi militari pugliesi che hanno perso la vita stramaledicendo l’«uranio impoverito».
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LOTTA PER LA VITA
Ancora più difficile stilare un elenco completo dei malati. Sia per il loro numero, sia per evidenti motivi di ritrosia degli interessati. Il loro silenzio merita rispetto ma bisogna sottolineare che è anche grazie alla testimonianza dei militari che non hanno taciuto se oggi esiste un Fondo a tutela dei malati con le «stellette».
Il ministro Ignazio Larussa, commentando il nuovo provvedimento di legge ha detto che è un «regolamento sui termini e le modalità di riconoscimento delle cause di servizio per il personale impiegato nelle missioni all’estero, nei conflitti e nelle basi militari nazionali: in pratica stiamo parlando delle vittime dell’uranio impoverito e delle nano-particelle».
MARISA INGROSSO su La Gazzetta del Mezzogiorno (leggi l'articolo completo)
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