sabato 6 dicembre 2008
Come noi solo i polacchi...! E per Taranto si chiede CO2 senza limiti!!!
Patetici e perdenti.
Gli italiani delle macchiette e dell'esercito ditraffichini inetti all'attacco dell'Europa per elemosinare "uno sconticino" a Kyoto perché "tengo famiglia".
Noi non siamo quegli italiani là, non ci rappresentano e ci fanno anche... pena (diciamo così!).
Nascosti tra gli ultimi della fila a cercare di corrompere qualcuno per buttare qualche secchiata di CO2 in più.
Ma anche se ci facessero l'elemosina, con questo sistema da miserabili saremo sempre più ultimi!
I motori del progresso e dello sviluppo rombano negli altri Paesi. In Italia ci restano le caramelle della befana!
Grazie ministro della figuraccia mondiale!
Ma attenzione se leggete bene l'articolo, il "ministro" sforna un'altra botta alla città di Taranto: sta tramando con la Francia per chiedere che l'industria siderurgica possa emettere gratuitamente anidride carbonica a volontà!
(Il Messaggero) - Il governo italiano tiene duro sul ”pacchetto clima“. Definisce ”irrinunciabile“ la richiesta di una clausola di revisione nel 2010 su tutti i provvedimenti. E propone un piano alternativo in 5 punti. Al consiglio della Ue di Bruxelles, il ministro Stefania Prestigiacomo ha illustrato le richieste di modifica. Ed oggi presenterà un testo ufficiale al Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri presso l'Ue). Al primo punto del piano italiano c’è la protezione del sistema manifatturiero «dal rischio che la direttiva Ets (sistema di scambio di permessi di emissioni) provochi una crisi di competitività». Un settore con la migliora efficienza energetica a livello europeo.
«Stiamo lavorando - ha spiegato - con la Francia per consentire l'inclusione dei settori più vulnerabili dell'industria italiana come la carta, il vetro, la ceramica e la siderurgia nell'elenco dei settori europei che avranno accesso gratuito ai permessi di emissione». Parallelamente si vuole favorire un uso più ampio dei crediti generati dai progetti all'estero nell'ambito dei meccanismi Cdm (Clean development mechanism, progetti per aiutare lo sviluppo ecocompatibile dei paesi poveri). In questo modo - argomenta la Prestigiacomo - centreremo due risultati: il proseguimento delle iniziative delle imprese italiane per la diffusione delle migliori tecologie nei mercati emergenti come Cina e India. E, ovviamente, la «riduzione dei costi per le nostre imprese che potranno così utilizzare i crediti maturati all'estero piuttosto che acquistare permessi di emissione nel mercato europeo, visto che questi ultimi hanno prezzi molto alti». In particolare, si insiste per l'utilizzazione fino al 2020 dei crediti già maturati attraverso i progetti riconosciuti dalle Nazioni Unite.
Per il termoelettrico - ed è il terzo punto - l’Italia chiede l’introduzione graduale del pagamento dei permessi. In modo da limitare gli effetti dell'aumento dei prezzi», visto che «continuiamo a ritenere che questo potrebbe provocare un effetto diretto sui costi della produzione industriale e sull'inflazione a causa dell'aumento del prezzo dell'elettricità». Si esprimono poi forti riserve - quarto punto - sul sistema di monitoraggio e controllo del rispetto degli obiettivi previsto nella versione originale del pacchetto Ue.
Irrinunciabile - ed è il punto centrale - la clausola generale di revisione di tutti i provvedimenti nel 2010. Sulla base dei risultati della conferenza mondiale sul clima che si terrà a Copenaghen e nella quale prenderanno posizione Usa, Cina ed India. In effetti, ha detto il ministro, se a Copenaghen l'accordo globale «non ci sarà credo che sarà doveroso per l'Unione Europea riflettere sugli obiettivi così vincolanti, così stringenti che si è data, se teniamo conto che ad esempio la Cina in un solo anno aumenta le emissioni globali dell'8-9%».
E se le proposte italiane non passeranno? «Difenderemo gli interessi del Paese - conclude il ministro - e non faremo passi indietro, certamente cerchiamo l’accordo». Al vertice dell’11-12 dicembre il verdetto finale.(UMBERTO MANCINI)
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