mercoledì 26 marzo 2014

Troppo avvelenato il clima di Taranto per svolgerevi il processo!

I riva boys gongolano per il bidone dell'arcivescovo!

In tutto questo articolo semidemenziale per la costruzione pro-Riva della vicenda, sottolineamo (in grassetto in fondo) la grande battuta conclusiva. Una sintesi felice di realtà e macchinazione contro la giustizia espressa dalla frase: "E alla prima udienza gli avvocati di Riva potrebbero chiedere il trasferimento del giudizio in altra cittá. Troppo avvelenato e teso, per loro, il clima di Taranto per consentire un regolare ed equilibrato svolgimento del processo."
Chissà chi l'ha avvelenato!


Ilva, il vescovo frena gli ambientalisti: non sarò al vostro corteo

L'annuncio era stato dato con enfasi: l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, sará in testa al corteo degli ambientalisti il prossimo 6 aprile ed é favorevole alla chiusura dell'area a caldo dell'Ilva. Ma l'annuncio, fatto dagli organizzatori della manifestazione, si é in realtá rivelato una forzatura, anzi del tutto infondato, e la stessa diocesi, con una nota, ha rimesso subito in chiaro le cose. Santoro interverrá al convegno degli ambientalisti che si terrá il giorno prima della marcia ma non parteciperá al corteo.
In quanto all'area a caldo, il vescovo non si é mai espresso in termini cosí netti ma ha sempre chiesto investimenti e tecnologie in grado di ridurre le emissioni inquinanti.
Si sono piú volte parlati, in questi mesi, vescovo e ambientalisti. Il vescovo ha anche voluto che un loro rappresentante intervenisse al convegno da lui promosso a novembre scorso con i ministri Orlando e Lorenzin. In una cittá che resta divisa sulle sorti dell'acciaieria (meglio chiuderla perché continuerá ad inquinare o provare a risanarla e rilanciarla?), Santoro prova a unire, spronando Governo e azienda a darsi da fare, ma la strada é in salita e alle difficoltá oggettive ora si aggiunge il tentativo di alcuni di condurlo su posizioni radicali. Che peró il vescovo stoppa subito. "Rincresce precisare che l'organizzazione abbia data per certa la presenza di monsignor Santoro al corteo del 6 aprile, prima ancora che lo stesso Santoro sciogliesse il riserbo in merito alla pertinenza della sua partecipazione" precisa la diocesi in una nota. E aggiunge: "Il luogo adeguato per manifestare la sua posizione è il convegno e lì il vescovo ci sarà, esponendo le ragioni della sua presenza, mentre non parteciperà al corteo del 6 aprile".
Sull'Ilva, poi, viene ricordato come il vescovo di Taranto abbia "più volte chiesto interventi precisi e immediati per dare risposte alla popolazione, cominciando dalla copertura dei parchi minerali". Allo stesso tempo, si sottolinea, Santoro "ha chiesto di intervenire nel campo dell'innovazione tecnologica per trasformare il processo produttivo tramite l'adozione delle migliori tecnologie esistenti che consentirebbero di eliminare le cokerie e l'agglomerato" e di impiegare "tutte le risorse necessarie per tutelare la salute dei lavoratori".

La linea del vescovo sta dunque nell'equilibrio tra salute, ambiente e lavoro, che é poi anche la linea tracciata dalle tre leggi varate sull'Ilva nell'ultimo anno e mezzo, nonché alla base del piano ambientale, approvato nei giorni scorsi dal Governo, e di quello industriale che dovrebbe essere pronto a metá aprile. E quando parla di eliminare cokerie e agglomerato con le tecnologie migliori, il vescovo sembra propendere piú per la sperimentazione che l'Ilva sta facendo - l'uso del preridotto di ferro e del gas al posto, rispettivamente, dell'agglomerato di minerali e del carbon coke - che per la chiusura tout court dell'intera area a caldo che comprende anche gli altiforni. Ma il mondo ambientalista tarantino si ritrova su questa linea solo in parte avendo altre organizzazioni scelto posizioni piú oltranziste. Come quella, per esempio, di chiedere all'Unione Europea di aprire ufficialmente la procedura di infrazione contro l'Italia per le violazioni ambientali dell'Ilva, procedura per ora solo annunciata.
Ed é in questo clima che arriva la manifestazione del 6 aprile con un corteo che si concluderá proprio davanti all'Ilva per ricordare quello del 7 aprile 2013, quando fu indetta un'altra mobilitazione per chiedere due cose: alla Corte Costituzionale di dichiarare incostituzionale la legge sull'Ilva, la 231 del 2012, cosí come avevano chiesto i magistrati di Taranto; e ai tarantini di votare sì alla chiusura dello stabilimento (totale o dell'area a caldo) nel referendum consultivo cittadino che si sarebbe svolto una settimana dopo. Ma la Consulta si espresse diversamente: il 9 aprile bocció la tesi dei giudici e disse che la legge era nel solco della Costituzione. Mentre il 14 aprile il referendum si rivelò un flop perchè non raggiunse neppure il quorum.
Un anno dopo, quindi, la protesta si riaccende. Nel frattempo, le leggi sull'Ilva sono diventate tre, lo sforzo di risanare il siderurgico, pur fra mille problemi, soprattutto finanziari, è in atto, e c'é un processo, quello per disastro ambientale, che é ai nastri di partenza. Il 19 giugno il giudice per l'udienza preliminare Wilma Gilli avvierá infatti il procedimento che la porterá a decidere sulle 53 richieste di rinvio a giudizio avanzate recentemente dalla Procura nei confronti delle persone e delle societá coinvolte nell'inchiesta. E alla prima udienza gli avvocati di Riva potrebbero chiedere il trasferimento del giudizio in altra cittá. Troppo avvelenato e teso, per loro, il clima di Taranto per consentire un regolare ed equilibrato svolgimento del processo. (Sole24h)

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