domenica 9 marzo 2014

Tra il dire e il fare

Brucia palazzo abbandonato tra San Cataldo e vico Seminario (foto di Angelo Cannata - 9 marzo 2014)


Il crollo delle persone


Persone e mattoni di città vecchia si tengono assieme come parte dello stesso destino. Crollano i muri e «crollano le persone» ha detto l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, che ha deciso di ascoltare sabato mattina in Episcopio la gente del «borgo antico», i problemi che affronta, l'emergenza sociale che quotidianamente vive. Santoro ha risposto alle «richieste d'aiuto» dei cittadini invitando anche la politica ad ascoltare: così è nata l'assemblea pubblica che «vuole essere solo una premessa», perché per una rinascita della città vecchia non bastano i «progetti calati dall'alto». Uno dopo l'altro hanno preso la parola gli abitanti di quei vicoli stretti e umidi, senza nascondersi, vincendo la timidezza, portando al microfono un grido disperato rivolto a chi amministra la loro anima e anche la loro vita. C'era il sindaco Stefàno a incassare. «L'isola, perché noi la chiamiamo così – spiega una signora – non è un ghetto: siamo bravissimi cittadini, non di serie B ma cittadini di serie AAA, come i frigoriferi». Manca il lavoro: «Il pescatore è come un disoccupato che ogni giorno fa i conti con la miseria». Mancano i giochi per i bambini, una edicola, il poliambulatorio. «Si sono portati via addirittura una fontana». Il tessuto sociale si sfalda e in quelle crepe ci finisce nascosta la droga. Lo spaccio e l'illegalità non sono però il comune denominatore per chi abita la città vecchia, perché lì ci sono persone che lavorano e sanno come «guadagnarsi qualcosa» onestamente. C'è chi conserva la dignità anche quando deve chiedere un sostegno per il figlio che ha bisogno di cure fuori dall'Italia e poi si allontana tra le lacrime per un dolore che non riesce a sopportare. Ci sono due alunne della scuola Galilei che raccontano le difficoltà di quella struttura: «Facciamo palestra in classe, con una palla di carta».

Parlano anche le associazioni, parla Angelo Cannata delle Sciaje: «Rappresentiamo una parte di città che non vuole tacere ma che si sta mettendo in gioco restando a Taranto. Non basta soltanto ascoltare la voce di città vecchia, occorre fare rete. Non si possono risolvere i problemi andando a chiedere un favore al politico di turno, è una ingiustizia: quello che viene chiamato favore è un diritto». L'ultimo a intervenire è Stefàno: «I problemi di competenza dell'Amministrazione comunale avranno una risposta: i giochi per i bambini e la fontana». Soluzioni minime a portata di mano, che sanno di promesse ma che risolvono poco e nulla, mentre crollano i muri e crollano le persone. (progettoalchimie)

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