Brucia palazzo abbandonato tra San Cataldo e vico Seminario (foto di Angelo Cannata - 9 marzo 2014)
Il crollo delle persone
Persone e mattoni di città vecchia si tengono assieme come parte dello
stesso destino. Crollano i muri e «crollano le persone» ha detto
l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, che ha deciso di ascoltare
sabato mattina in Episcopio la gente del «borgo antico», i problemi che
affronta, l'emergenza sociale che quotidianamente vive. Santoro ha
risposto alle «richieste d'aiuto» dei cittadini invitando anche la
politica ad ascoltare: così è nata l'assemblea pubblica che «vuole
essere solo una premessa», perché per una rinascita della città vecchia
non bastano i «progetti calati dall'alto». Uno dopo l'altro hanno preso
la parola gli abitanti di quei vicoli stretti e umidi, senza
nascondersi, vincendo la timidezza, portando al microfono un grido
disperato rivolto a chi amministra la loro anima e anche la loro vita.
C'era il sindaco Stefàno a incassare. «L'isola, perché noi la chiamiamo
così – spiega una signora – non è un ghetto: siamo bravissimi cittadini,
non di serie B ma cittadini di serie AAA, come i frigoriferi». Manca il
lavoro: «Il pescatore è come un disoccupato che ogni giorno fa i conti
con la miseria». Mancano i giochi per i bambini, una edicola, il
poliambulatorio. «Si sono portati via addirittura una fontana». Il
tessuto sociale si sfalda e in quelle crepe ci finisce nascosta la
droga. Lo spaccio e l'illegalità non sono però il comune denominatore
per chi abita la città vecchia, perché lì ci sono persone che lavorano e
sanno come «guadagnarsi qualcosa» onestamente. C'è chi conserva la
dignità anche quando deve chiedere un sostegno per il figlio che ha
bisogno di cure fuori dall'Italia e poi si allontana tra le lacrime per
un dolore che non riesce a sopportare. Ci sono due alunne della scuola
Galilei che raccontano le difficoltà di quella struttura: «Facciamo
palestra in classe, con una palla di carta».
Parlano anche le
associazioni, parla Angelo Cannata delle Sciaje: «Rappresentiamo una
parte di città che non vuole tacere ma che si sta mettendo in gioco
restando a Taranto. Non basta soltanto ascoltare la voce di città
vecchia, occorre fare rete. Non si possono risolvere i problemi andando a
chiedere un favore al politico di turno, è una ingiustizia: quello che
viene chiamato favore è un diritto». L'ultimo a intervenire è Stefàno:
«I problemi di competenza dell'Amministrazione comunale avranno una
risposta: i giochi per i bambini e la fontana». Soluzioni minime a
portata di mano, che sanno di promesse ma che risolvono poco e nulla,
mentre crollano i muri e crollano le persone. (progettoalchimie)
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