lunedì 3 marzo 2014

Tanto per ripeterselo

Ecco il topolino partorito dal grande convegno: "L'Ilva dopo i decreti"

«Ora il governo tuteli i tarantini»

“Dopo quattro decreti nei quali si è preferito tutelare la produzione degli impianti industriali dell’Ilva, è giunto il momento che il Governo tuteli anche la salute dei cittadini tarantini”. A dichiararlo è il presidente del circolo Legambiente di Taranto, Lunetta Franco, che ha presieduto il dibattito di venerdì sera dal tema: “L’Ilva dopo i decreti”, organizzato dal circolo Legambiente Taranto in una sala dell’oratorio della chiesa S. Antonio in via Regina Elena. Il presidente di Legambiente ha detto che “bisogna dare risposte immediate e certe alla cittadinanza. Ci auguriamo che il Governo realizzi un decreto nel quale si tenga conto del Rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario (rapporto commissionato ad Arpa Puglia ai sensi della LR 21/2012, ndr)”. Per quanto attiene al piano industriale che sarà presentato dal commissario straordinario ad aprile, nel quale dovranno essere prefissate le dinamiche occupazionali e gli obiettivi dell’azienda in termini di produzione annua, ed al piano ambientale che prevede gli investimenti per l’attuazione dell’Aia, pronto per ricevere il via libera della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Lunetta Franco ha aggiunto che “nei piani industriali ed ambientali dovranno essere specificati i tempi, le modalità di intervento e gli investimento da attuare”. Erano inoltre presenti al tavolo dei relatori il responsabile di Arpa Puglia, il dott. Roberto Giua, e gli avvocati Massimo Moretti ed Eligio Curci. Moretti ha illustrato le caratteristiche salienti dei quattro decreti, successivamente convertiti in legge, “che si sono susseguiti dal 26 luglio 2012, giorno del provvedimento di sequestro degli impianti produttivi dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, emesso dal gip Todisco. Il primo decreto, immediatamente successivo al secondo sequestro attuato dal gip Todisco, questa volta riguardante le merci (coils, prodotto finito della filiera siderurgica dello stabilimento Ilva di Taranto ndr) rese possibile nominare un Garante per l’Ilva e fu data la concessione a produrre, per i successivi 36 mesi, grazie alla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Con il decreto n. 61 del giugno 2013 – ha proseguito Moretti – lo Stato ha provveduto a commissariare l’azienda. Nel decreto si parla di un piano industriale che avrebbe dettato i tempi per l’attuazione dell’Aia. Il terzo decreto (il n. 101 del 31 agosto 2013, nel dettaglio all’art. 12, comma 1 e 2, ndr) dispone l’autorizzazione di due discariche per rifiuti in località Mater Gratiae, all’interno dell’Ilva (la discarica è divenuta nota per le vicissitudini che hanno portato all’arresto dell’ex Presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, indagato per concussione nell’autorizzazione della discarica, ndr). Infine c’è il decreto n. 136 del dicembre 2013 nel quale sono previste modifiche dell’Aia per quanto concerne i tempi di attuazione. Con questo decreto vengono concessi al commissario dell’Ilva – ha concluso Moretti – poteri straordinari, come la possibilità di un eventuale aumento di capitale dell’azienda o quella di attingere ai capitali, in precedenza sequestrati alla famiglia Riva, per le bonifiche”. In riferimento alla riduzione degli agenti inquinanti, riscontrata nell’ultimo periodo dalle centraline dell’Arpa Puglia dispiegate sul territorio di Taranto, il dottor Giua ha specificato che “i valori registrati a partire dalla seconda metà del 2012 per gli agenti inquinanti: PM10, Ipa e benzo(a)pirene, risultano essere in progressivo calo e rientrano nei valori limite consentiti per legge. Fermo restando ciò – ha aggiunto – non c’è da stare tranquilli, poiché questa situazione è dovuta al fatto che alcuni impianti inquinanti sono spenti o vanno a basso regime. Non possiamo sapere – ha poi aggiunto – cosa accadrà quando torneranno a pieno regime , in virtù del futuro aumento della produzione industriale da parte dell’Ilva”. Ha concluso il dibattito Curci, secondo il quale l’indagine della Magistratura risulta essere “un intervento finale che non può però risolvere i problemi ambientali. I tempi della Magistratura non sono brevi – ha concluso – deve quindi essere la politica a trovare le soluzioni”. (CdG)

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