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All'Ilva un piano in quattro mosse per il rilancio industriale. Il governo studia una norma per favorire l'accesso al credito
Il Dpcm che recepirà e ufficializzerà il nuovo piano industriale dell'Ilva potrebbe contenere una norma che favorisce l'apertura di linee di credito verso l'azienda chiamata a far fronte agli impegni dell'Aia e del rilancio industriale. È ipotesi che Palazzo Chigi sta approfondendo. Se ne è parlato nell'incontro che il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, il sub commissario, Edo Ronchi, hanno avuto l'altra sera con il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio.
La necessità di tenere insieme nel Dpcm accesso ai finanziamenti e piano industriale nasce dal fatto che l'Ilva è in una situazione molto pesante sotto il profilo della liquidità. Gli stipendi ultimi agli 11mila diretti di Taranto sono stati saldati, ma non ci sono i soldi per pagare l'indotto – tant'è che oltre una decina di imprese, segnalano i sindacati, non stanno a loro volta pagando gli stipendi – e, soprattutto, i diversi cantieri dell'Autorizzazione integrata ambientale ormai pronti a partire.
Nella relazione ottobre-dicembre 2013, resa nota all'inizio del mese, Bondi ha annunciato in questo primo trimestre investimenti per altri 300 milioni, di cui 170 solo per le opere di risanamento ambientale. Trecento milioni di euro che si aggiungono ai 506 di consuntivo, tra spesi e impegnati, di cui 356 riferiti alla gestione dei commissari cominciata a giugno scorso. Questi soldi che ora necessitano dovrebbero venire dall'aumento di capitale, stando al disposto della legge 6 del 6 febbraio scorso, Ilva-Terra dei Fuochi, ma l'aumento di capitale in primo luogo non può partire se non è ufficiale il piano industriale, e poi ha bisogno di alcuni mesi per poter essere effettuato. La legge, infatti, prevede che il commissario chieda prima alla proprietà dei Riva di sottoscrivere l'aumento di capitale, poi, in caso di loro rifiuto, a investitori terzi, e infine lo sblocco del miliardo e 900 milioni di euro sequestrato ai Riva dalla Magistratura di Milano se le prime due strade si rivelassero impraticabili.
Si tratta di un meccanismo complesso che non si concilia con l'esigenza di liquidità immediata dell'Ilva. Ecco perciò l'ipotesi del prestito ponte da 500 milioni da garantire all'Ilva con garanzia pubblica di Cassa Depositi e Prestiti o Sace, a cui adesso un ulteriore «aiuto» verrebbe col Dpcm che dà il via libera al piano industriale (in pratica, la stessa procedura del piano ambientale). Sul fronte industriale l'Ilva è già al lavoro, il piano sarà strutturato sostanzialmente in quattro parti: Aia, innovazione, assetto di marcia dello stabilimento con i cantieri in attività, piano finanziario. I grandi numeri restano sostanzialmente confermati, ovvero 3 miliardi di euro, di cui 1,8 per Aia e 1,2 per innovazione, così come restano confermati l'uso progressivo del preridotto di ferro e del gas in alternativa, nelle acciaierie e negli altiforni, all'agglomerato di minerali e al carbon coke, il recupero delle quote di mercato perse, il miglioramento della qualità dei prodotti, l'eliminazione di tutti gli inconvenienti, frutto di scarsa manutenzione del passato, che oggi incidono sulla piena efficienza degli impianti.
Sulle opere ambientali, infine, il ministero ha deciso di unificare la conferenza di servizi ai fini della Valutazione di impatto ambientale sulla copertura del parco minerali e del parco carbone. Mentre per il parco minerali la procedura è già cominciata, per il parco carbone, invece, il relativo progetto è stato presentato nei giorni scorsi dopo che sono stati sciolti i nodi relativi al pericolo di autocombustione. Nel parco carbone si useranno infatti delle nuove macchine e lo stesso materiale sarà disposto diversamente in modo da consentire l'accesso dei mezzi anticendio in caso di emergenza. (sole24h)
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