Il comunicato stampa
Ormai sono sempre più frequenti le
segnalazioni che arrivano dagli operai che lavorano all’interno dello
stabilimento siderurgico di Taranto relative a situazioni di pericolo e
di allarme connesse alle condizioni di esercizio degli impianti. Da un
po’ di tempo sembra che l’attenzione di
alcuni operai si sia concentrata sulla stabilità strutturale degli
altiforni ed in particolare dell’altoforno 5 (AFO 5). Gli stessi ci
allertano che sono udibili forti
rumori determinati da inconsuete vibrazioni sempre più incalzanti e
frequenti. A convincerci maggiormente dell’ipotesi di un reale pericolo
di esplosione, ci sarebbe la testimonianza degli stessi operai che
riferiscono della presenza di evidenti fessurazioni in prossimità del
crogiuolo che rappresenta il cuore dell’altoforno. Facciamo notare che
l’AFO 5 è il più grande altoforno d’Europa e che lo stesso non e mai
stato fermato dalla sua prima installazione, nè per manutenzioni
straordinarie, nè per interventi strutturali per la messa a norma dei
diversi componenti di impianto, ivi incluso il rifacimento dello stesso
crogiuolo. Inoltre, l’Afo 5 fa parte della aree poste sotto sequestro,
inizialmente con divieto d’uso e attualmente restituito agli usi
legittimi con provvedimento normativo del Governo, nonostante
considerato inquinante e pericoloso.Da ricerche effettuate nella
letteratura scientifica apprendiamo che i cedimenti strutturali di
crogiuoli degli altiforni più imponenti, come quello in questione, può
causare fenomeni esplosivi che potrebbero anche investire aree al di
fuori dello stabilimento, con conseguenze potenzialmente devastanti,
anche in considerazione di un possibile effetto domino a causa della
vicinanza ad altri impianti industriali ad elevato rischio, quali ad
esempio la vicina raffineria. A seguito di queste segnalazioni abbiamo
provveduto anche a verificare se le autorità competenti avessero mai
rilevato criticità in tal senso.Abbiamo pertanto fatto una ricerca e con
somma meraviglia abbiamo constatato che i custodi giudiziari,
incaricati dai magistrati del tribunale di Taranto, avevano segnalato
proprio nelle relazioni tecniche, in seno al dispositivo di “sequestro
per equivalenti”, che era necessario provvedere all’urgente spegnimento e
completo rifacimento dell’AFO 5, con particolare riferimento alle
criticità connesse allo stato del crogiuolo.
L’allarme degli ingegneri, a
quanto pare, non è stato ascoltato, rilevando che l’altoforno 5
continua il suo pieno esercizio pur in assenza di condizioni operative
sicure. Col presente comunicato desideriamo mettere le autorità di
fronte alle responsabilità connesse alla mancata adozione di misure
urgenti strutturali tese al conseguimento di condizioni di esercizio
ottimali, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista
della sicurezza per i lavoratori e per la popolazione.
Fabio Matacchiera (presidente e rappresentante legale Fondo Antidiossina Onlus)
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