giovedì 13 marzo 2014

Quando la chiedemmo (5 anni fa) ci presero per matti!

Quando l'associazione Peacelink, supportata anche dal Comitato per Taranto e tante altre associazioni chiese all'allora ministro Prestigiacomo (sempre grandi statisti all'Ambiente, eh!!) di adottare per l'Ilva la tecnologia Meros di Siemens (clicca qui per leggere la lettera ufficiale), ci venne obiettato che non era possibile applicarla a Taranto...
Le intercettazioni, della magistratura hanno poi dimostrato che i problemi non erano di ordine tecnico o tempistico, come volevano farci credere i grandi esperti, gli "amici", che stavano alla commissione IPPC per l'AIA (oggi rinviati a giudizio).
L'unico problema era che i Riva non volevano sborsare soldi e preferivano "oliare" i vari livelli di controllo e autorizzazione, anche a costo di continuare a seminare veleni su veleni con filtri obsoleti e inservibili.
Ora si annuncia il grande passo, la conquista della politica italiana!
Ma a chi si devono questa ed altre vittorie verso la "normalizzazione" europea (ancora poca cosa nel mare dell'orrore ambientale di questi decenni)?

Ilva di Taranto: Siemens fornisce gli impianti di depurazione dei fumi


La Business Unit Metals Technologies di Siemens si è aggiudicata l’ordine a due cifre in milioni di euro per la fornitura di quattro impianti Meros per le due linee di agglomerazione dell’acciaieria Ilva S.p.A. di Taranto. Gli impianti depureranno i fumi provenienti dall’impianto di agglomerazione dell’Ilva. La messa in servizio dei primi due è prevista per l’aprile del 2015, quella dei restanti due per il settembre del 2016
Questo sistema contribuirà signifcativamente al miglioramento delle condizioni ambientali nell’area di Taranto: polveri sottili al di sotto di dieci milligrammi per metro cubo standard, diossine e furani inferiori a 0,1 nanogrammi per metro cubo standard, riduzione di gas acidi, composti organici volatili ed emissioni di anidride solforosa. Il processo Meros sviluppato da Siemens aiuterà a diminuire le emissioni nocive generate dal processo di agglomerazione trattando più di 2,6 milioni di metri cubi di fumi di scarico all’ora per linea, riducendo così le emissioni di anidride solforosa, polveri sottili, composti organici volatili, gas acidi e metalli pesanti a livelli significativamente inferiori agli attuali limiti europei.
In futuro le emissioni di polveri sottili al camino saranno ridotte di oltre 1000 tonnellate rispetto a quanto consentito dal precedente limite emissivo di 40 mg/Nm3. Inoltre le emissioni di diossine si ridurranno dai circa 12 g/anno, all’attuale limite emissivo di 0,4 ng I-TEQ/Nm3, a meno di 3 g/anno. L’impianto consente anche la diminuzione delle emissioni di anidride solforosa.
L’acciaieria Ilva di Taranto, di proprietà del Gruppo Riva, con una produzione annua di oltre undici milioni di tonnellate, è lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa e da esso proviene circa il 30% dell’acciaio utilizzato in Italia. Entrambi gli impianti di agglomerazione, già ammodernati e ampliati da Siemens nel 2001, sono in grado di produrre fino a undici milioni di tonnellate di agglomerato l’anno. La scorsa estate Siemens si è aggiudicata un ordine per la fornitura di due nuovi sistemi di depolverazione secondaria per l’impianto di agglomerazione. Gli impianti Meros sostituiranno gli obsoleti precipitatori elettrostatici MEEP, in grado solo di rimuovere le polveri. L’installazione e l’integrazione delle nuove unità all’interno del sistema di scarico degli impianti di agglomerazione avverranno durante l’esercizio di questi ultimi, rendendo così necessarie solo brevi fermate.
Il processo Meros comporta l’iniezione e la distribuzione accurata di agenti adsorbenti e desolforanti, quali carboni attivi e bicarbonato di sodio, all’interno del flusso dei fumi di scarico, legando e rimuovendo efficacemente metalli pesanti, componenti organici nocivi e pericolosi, anidride solforosa e altri gas acidi. L’impiego del bicarbonato di sodio per la riduzione della percentuale di anidride solforosa, inoltre, non richiede la presenza di un reattore. Il processo non prevede l’utilizzo di acqua evitando, quindi, fuoriuscite di vapore dai camini. Le particelle di polvere sono depositate in un filtro a maniche appositamente sviluppato, efficiente dal punto di vista energetico, adatto a temperature fino a 250°C e a pressioni molto basse durante il processo di pulizia.
La parte più consistente delle polveri rimosse dal precipitatore è ricircolata all’interno del flusso dei fumi di scarico per ottimizzare ulteriormente l’efficienza e il vantaggio economico prodotto dal processo di depurazione dei fumi. Tutti gli additivi inutilizzati rimanenti entrano nuovamente in contatto con i fumi di scarico così da essere sfruttati quasi completamente. L’uso del bicarbonato di sodio in luogo dell’idrossido di calcio permette di ridurre considerevolmente il residuo scaricato. Il sistema di automazione di processo assicura un funzionamento stabile anche in caso di fluttuazioni considerevoli nel volume e nella composizione dei fumi di scarico, consentendo quindi di rispettare sempre i limiti emissivi. (rugiadapoint)

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