Ultimatum di Assennato «Subito il Centro salute altrimenti me ne vado
Il direttore dell’Arpa: non ha senso accettare la routine e dare risposte inadeguate rispetto alle necessità
• «Se entro il 31 dicembre non sarà data certezza alla realizzazione del Centro di eccellenza ambiente e salute, il primo gennaio 2010 io mi dimetto». L’annuncio è di Giorgio Assennato, direttore generale dell’Arpa Puglia, a cui viene dato atto di aver svolto un ruolo determinante nelle valutazioni e nella prevenzione dello stato di salute di ambiente e popolazione. Dalla platea del convegno «Le diossine a Taranto tra ambiente e salute», Assennato sceglie di condurre fino in fondo la battaglia per un ruolo sempre più incisivo dell’Agenzia di protezione ambientale. «Non avrebbe senso - chiarisce - continuare ad accettare la routine e dare risposte che sono indietro rispetto a quelle che dobbiamo dare».
Non è da meno l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, che nelle conclusioni alza il tiro: «Mi dimetto prima di lui». Ma la sua minaccia è in relazione all’esiguità di fondi a disposizione ed in particolare alla previsione di un aumento del fondo sanitario di solo uno 0,01% per il 2010, di gran lunga assorbito da un tasso di inflazione ancora maggiore. «Sarà impossibile - chiarisce - fare operazioni di riparto su un fondo che di fatto non c’è». Disponibilità, quindi, sempre più risicate a fronte di esigenze sempre più grosse ed impegnative. Fiore cita, ad esempio, come per la decisione drastica dell’abbattimento dei capi capri-ovini («come sistema unico per tamponare all’ingresso dei veleni nell’uomo»), non ci fossero strumenti normativi in grado di consentire alcun ragionamento in termini di danno alle imprese e si sia dovuto, invece, pur non essendo previsto, fare ricorso a fondi sanitari. «Ma chi ha responsabilità per aver inquinato dove stava?» si chiede.
Tornando, invece, al Centro di eccellenza per l’ambiente e la salute, il professor Assennato indica anche il luogo dove questo dovrebbe sorgere: l’ospedale Testa, uno dei luoghi più inquinati d’Italia e volutamente indicato, oltre che per essere inutilmente una bella struttura, per essere un luogo emblematicamente significativo, a ridosso di quegli impianti industriali che si vogliono tenere sotto controllo. Ma perché quella struttura possa essere utilizzata, sarebbe necessario un intervento di riqualificazione secondo un progetto che preveda la chiusura ermetica dell’immobile per garantire le massime condizioni di salubrità. Da parte dell’Asl, viene indicato, «c’è disponibilità a fare questo».
Ma dal professor Assennato arriva anche un’altra stoccata. In riferimento alle competenze specifiche che non ci sono e vanno create, soprattutto in relazione a determinate questioni, parla di «apartheid tra industria e città». «A Taranto purtroppo il know-how industriale non è stato trasferito. C’è come un muro di Berlino tra mondo delle industrie e mondo delle istituzioni e questo purtroppo, per una realtà che vuol crescere, è una sciagura. Esistono, invece, una serie di competenze e conoscenze, emerse anche in questo convegno, che non è possibile riuscire ad integrare». Per questo, il presidente della Provincia Florido insiste sul tema della condivisione. Ed è evidentemente condivisione di conoscenze, obiettivi, finalità, nell’interesse di una comunità risvegliatasi da un lungo torpore ed alla ricerca di un nuovo ruolo.
«Abbiamo necessità - dice infine l’assessore regionale Introna - di guardare a quanto è giusto ed opportuno fare per recuperare anni di ritardi. E questo vogliamo farlo in sinergia col mondo delle imprese a cui non dobbiamo, però, consentire di usare il mondo del lavoro come scudo».
MRG, Gazzetta di Taranto; Pagina: TARA3
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