«Ambiente, la città ha il diritto di sapere»
L’assessore Fiore: va rafforzata la nostra capacità di analisi della Sanità in Puglia promette che il confronto continuerà. Torneremo a riunirci
• «E’ giusto che la gente controlli quello che sta accadendo, è necessario che ci si metta in piazza con ragionamenti e dati. Noi abbiamo bisogno di rafforzare la nostra capacità di analisi anche perché in una fase di crisi vanno fatte delle scelte».
L’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, ha chiuso con queste parole l’incontro di ieri sul tema «Le diossine a Taranto tra ambiente e salute», da lui voluto - e demandato per l’organizzazione all’Asl Taranto e Arpa Puglia - proprio per commentare i dati oggi disponibili e fare il punto della situazione su un tema rispetto al quale, dopo la denuncia del «formaggio alla diossina» e la nuova legge regionale che ha abbassato per la grande industria i limiti di emissioni di diossina, «in città cresce l’allarme sociale». «Torneremo a riunirci», promette Fiore ad una folta platea, ripristinando così la regola del confronto.
Era stato poco prima - nel corso della tavola rotonda coordinata dal direttore di Studio 100, Walter Baldacconi - il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Michele Conversano, a chiedere a tutti se, a questo punto della storia, possono essere condivisi alcuni obiettivi essenziali: un impegno per realizzare le migliori tecnologie, la verifica di questo attraverso il monitoraggio continuo delle emissioni, il monitoraggio sistematico di quello che ricade anche attraverso i deposimetri, il monitoraggio di alimenti e allevamenti, studi epidemiologici sulla popolazione. Ultima questione, questa, rispetto alla quale Conversano annuncia anche l’avvio di un progetto di ricerca con l’Istituto superiore di sanità sulle condizioni di salute degli allevatori, maggiori consumatori dei loro stessi prodotti, resisi disponibili a sottoporsi ad accertamenti di biologia molecolare per un raffronto con un gruppo controllo di allevatori di cosiddette «zone bianche». Appendice a tutti gli obiettivi indicati è, quindi, la corretta comunicazione alla popolazione.
Ma sono proprio le «indicazioni» di Conversano a far emergere uno dei punti di maggiore attrito. «Proposta allettante», chiosa in prima battuta il responsabile Ambiente e sicurezza Ilva, Girolamo Archinà. «Parto dall’assicurare che il 30 dicembre, come dal protocollo integrativo firmato lo scorso 19 febbraio, l’Ilva presenterà il piano di fattibilità. Quel protocollo per l’Ilva è il vangelo, verrà rispettato in maniera assoluta» (il riferimento è ai nuovi impianti che dovranno portare le emissioni di diossina a 0,4 nanogrammi per metro cubo - ndr ). Archinà sgombera quindi il campo da dubbi e sospetti. Frena, invece, sull’ipotesi del monitoraggio in continuo del camino E312, incriminato per le emissioni di diossina, utilizzando un documento dell’Arpa in cui il direttore generale Giorgio Assennato sintetizza in due questioni, una di natura operativa («non esistono ancora sistemi idonei disponibili») e l’altra metodologica («non ci sono norme che inducono a sistemi di campionamento in continuo»), la difficoltà di realizzare tutto ciò. Replicando sul tema anche alle sollecitazioni di Federico Valerio (Istituto Tumori di Genova) ed alle dichiarazioni dell’assessore regionale all’Ecologia Onofrio Introna («Sono favorevole ai piani di monitoraggio continuo») ed ancora incalzato da Alessandro Marescotti («monitoraggio continuo giorno e notte come deterrente per le aziende»), che interviene nella tavola rotonda in rappresentanza di Altamarea, un ampio cartello di associazioni ambientaliste, Archinà ribadisce: «Quando ci sarà la tecnologia, ne riparleremo».
Diverso, invece, per il camino dell’agglomerato e della cokeria, per i quali c’è già il collegamento on line con Arpa Puglia.
Altri importanti spunti di riflessione emergono dal confronto. Il presidente della Provincia, Gianni Florido, indica nella conoscenza, nel confronto, nella verità e nella condivisione, i criteri della nuova metologia di lavoro che oggi costituisce la vera rivoluzione. «Taranto vittima delle omissioni di Stato», è la denuncia di Alessandro Marescotti (Altamarea) che interroga sul black out di informazione dal 2001 al 2007 da parte dello Stato nei confronti della popolazione, nonostante nel 2001 la Commissione europea avesse informato del rischio proveniente dagli impianti di sinterizzazione ed affidato allo Stato il compito di informare e coinvolgere la popolazione. «Come mai - chiede Marescotti - non è stato mai detto nulla e questa storia della diossina è venuta fuori solo grazie alle associazioni?»
MARIA ROSARIA GIGANTE, Gazzetta di Taranto, Pag: TARA2
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