Carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce in azione a Taranto, in località Palombara. A parziale conclusione di indagini avviate a seguito di esposti presentati da cittadini ed associazioni ambientaliste, i militari hanno infatti dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, richiesto dal pm Marazia ed emesso dal Gip del tribunale di Taranto Ingenito, relativo all’impianto complesso di discarica per rifiuti speciali non pericolosi di proprietà della Vergine spa.
Contestualmente
sono stati sottoposti a sequestro anche tre compattatori
industriali, due pale meccaniche e tre escavatori utilizzati per la
movimentazione e la copertura dei rifiuti speciali. Le indagini del Noe,
durate un anno e mezzo circa, hanno richiesto una consulenza tecnica e
numerosi campionamenti e monitoraggi effettuati dall’Arpa di Taranto,
durante i quali sono state accertate concentrazioni di idrogeno solforato
superiori alla soglia di percepibilità olfattiva prevista. E dunque i
miasmi percepiti potevano essere correlati – questo è quanto sostenuto –
alla dispersione di sostanze odorigene compatibili con le operazioni di
abbancamento dei rifiuti ed anche allo spegnimento di alcune torce
presenti nell’impianto per la combustione dei biogas. Secondo
i consulenti la mancanza di un corretto sistema di captazione di
questi ultimi determina un accumulo di gas nel corpo della discarica che
sfocia in una fuoriuscita con dispersioni maleodoranti in
atmosfera. Anche in relazione ai fanghi in entrata nella discarica è
stato rilevato che non sono sarebbero stati adottati tutti gli
accorgimenti tecnici necessari al fine di evitare le emissioni
maleodoranti.
E’ stato anche effettuato uno studio dei
venti registrati nelle stazioni di Torricella e Grottaglie per
comprendere quale fosse l’origine dei miasmi avvertiti in zona ed
escludere eventuali altre fonti inquinanti.L’ ipotesi di reato
contestata ai gestori della discarica è quella del getto pericoloso di cose per aver
provocato l’emissione di sostanze odorigene, quali il solfuro di
idrogeno, e biogas, derivanti dai processi di gestione e post-gestione
delle vasche di raccolta e di trattamento dei rifiuti, atte a cagionare
molestia olfattiva e disturbi di vario genere alle persone ed in
particolare alla popolazione residente nel vicino centro abitato di Lizzano, situato a 3,5 chilometri dall’impianto. Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro è di circa trecento milioni di euro.(PNuovo)
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