A Lecce con il cuore e la mente a Taranto. La serata conclusiva del Premio Michele Frascaro,
dedicato al giornalismo d’inchiesta – indetto dalle Manifatture Knos e
patrocinato dall’Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti – ha
annullato le distanze tra realtà parallele che talvolta intrecciano le
loro storie e i loro percorsi. Il tutto avviene proprio all’interno
della Manifatture Knos, spazio originalmente destinato
ad un esperimento culturale e sociale in continuo divenire. Nate dal
progetto di riqualificazione di una vecchia scuola di formazione per
operai metalmeccanici abbandonata da anni, le Manifatture Knos
vedono il coinvolgimento spontaneo di cittadini, artisti e
professionisti, che hanno assunto l’impegno di restituire alla città un
bene comune.
Lo spazio è di proprietà della Provincia di Lecce che lo ha affidato all’associazione culturale Sud Est
nel dicembre 2006, sulla base di un progetto culturale condiviso. Qui
si è dato vita a un centro internazionale di ricerca, formazione e
produzione culturale basato sull’autonomia artistica e organizzativa.
Come non pensare, allora, alle Officine Tarantine e ai sogni (ad occhi
aperti) dei ragazzi che hanno occupato gli ex Baraccamenti Cattolica,
animati dalla stessa volontà di recuperare spazi abbandonati per dare
respiro – in termini culturali e sociali – ad una realtà offuscata da
fumi e veleni e dall’ottusità di un classe politica incapace di volgere
lo sguardo oltre l’acciaio e gli interessi dei soliti noti?
E’ una serata dedicata alla riflessione. Si parla del ruolo del
giornalismo, soprattutto quello d’inchiesta, ed inevitabilmente si
finisce per parlare di una città martoriata dalla grande industria
inquinante, finita improvvisamente sotto i riflettori dei media
nazionali, dopo decenni di silenzio talvolta complice. Non è un caso,
infatti, che molti dei lavori presentati al premio Michele Frascaro
(animatore della rivista L’impaziente, scomparso prematuramente a 37
anni nel 2010) abbiano puntato sul contraddittorio rapporto tra Taranto e
Ilva.
Tra gli over 35, la giuria ha valutato ex aequo come migliori inchieste quelle di Girolamo De Michele, autore di cinque articoli su Taranto e l’Ilva, e Ornella Bellucci,
autrice del lavoro radiofonico trasmesso da Radio3 – Rai che indaga
quanto e come la presenza dell’Ilva incide sull’ambiente, l’economia e
la società tarantine. Non manca, però, l’eccezione alla regola. E’ il
caso del premio dei lettori, attribuito in base al voto on line, andato a Gianmario Leone con la sua inchiesta su “Tempa Rossa”, un giacimento scoperto nel 1989 in Basilicata, il cui petrolio sarà trasportato tramite una condotta interrata fino a Taranto.
Ed è proprio Leone, giovane collega tarantino, collaboratore del TarantoOggi e del Manifesto, i cui articoli vengono pubblicati anche su InchiostroVerde,
a spiegare la sua scelta controcorrente: «Io credo che l’inchiesta
giornalistica debba arrivare sempre prima dell’intervento della
magistratura. Taranto è una città profondamente disinformata. Paga un
mondo giornalistico quasi del tutto assente. Soltanto dal 26 luglio 2012
(data del sequestro dell’area a caldo dell’Ilva, disposto dal gip
Patrizia Todisco), quando tutta Italia ha scoperto il problema, la
stragrande maggioranza dei giornalisti tarantini si è svegliata. Dire
che l’Ilva inquina e che Riva è un delinquente dopo che è intervenuta la
magistratura è una cosa che sanno fare tutti. Dirlo prima, come abbiamo
fatto noi col TarantoOggi, era molto più difficile”.
D’altronde, in una realtà come quella ionica, dove gli spot e le
campagne pubblicitarie dell’Ilva garantivano a gran parte delle tv e dei
giornali locali di “campare” o, comunque, di avere introiti preziosi
per tirare avanti, era inevitabile che si mettessero in moto meccanismi
perversi, a tutto vantaggio dei padroni dell’acciaio. E la cosa più
grave, come sottolineato dal collega Leone, è che molti dei protagonisti
del giornalismo “complice”, finiti anche nelle intercettazioni raccolte
dalla Procura, sono rimasti al loro posto o sono riusciti a riciclarsi,
facendosi forti di una ritrovata quanto miracolosa verginità (così come
accaduto per politici e sindacalisti ritrovatisi nella medesima
situazione). Il tutto, in attesa, che prima o poi l’Ordine dei
Giornalisti si esprima sulla loro condotta.
La serata salentina si è conclusa con la la proiezione del video vincitore del premio in denaro: Maracash di
Emiliano Carico e Giuseppe dell’Atti, un filmato di 40 minuti che
ricostruisce la storia degli appartamenti di proprietà del travestito
“Mara”, nel cuore del centro storico leccese, per anni affittati ai
migranti. Un’inchiesta che mette a nudo le contraddizioni all’interno
delle politiche sociali della città di Lecce. Perché è proprio tra le
pieghe delle contraddizioni che il giornalismo d’inchiesta trova terreno
fertile. Quando, davvero, le va a cercare.
Alessandra Congedo
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