Ilva, tornano in libertà i due lavoratori accusati di estorsione
Il gip di Taranto Patrizia Todisco non ha convalidato le misure cautelari per estorsione a carico di due dipendenti della società Taranto Energia (controllata Ilva), accusati di estorsione ai danni della ditta dell'appalto Castiglia. Sono tornati in libertà il tecnico 39enne Oreste Minelli (che era stato sottoposto a fermo), e l'impiegato 50enne Cosimo Farilla (arrestato in flagranza secondo l'accusa).
"Non è stata riscontrata alcuna minaccia e alcuna richiesta estorsiva" dice l'avvocato Fausto Soggia, che insieme all'avvocato Claudio Petrone assiste i due lavoratori. "Dovremo andare a fondo a questa vicenda - aggiunge - perché la ditta Castiglia ha presentato la denuncia, dopo essere stata informata dai carabinieri, solo venerdì scorso. Questa è una vicenda molto strana".
La 'Taranto Energia' è la società controllata da Ilva spa che gestisce la centrale elettrica all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto, garantendone l'approvvigionamento
16 febbraio
L’inquinamento o gli infortuni non centrano e l’Ilva, questa volta, è vittima di un sistema di controllo sugli appalti gestito dal basso. Un meccanismo, non si sa quanto diffuso, che ha consentito a due dipendenti di una società controllata dall’Ilva Spa, di estorcere denaro ad un’impresa dell’indotto in cambio dell’aggiudicazione di futuri appalti. I lavoratori infedeli, un tecnico ed un impiegato della società «Taranto Energia» che gestisce la centrale elettrica situata all’interno dello stabilimento siderurgico, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto a disposizione del pubblico ministero di turno, Remo Epifani e devono rispondere di estorsione in concorso. I due, Lorenzo Minelli di 39 anni e Cosimo Farilla di 50, il primo di Faggiano il secondo di Taranto, sono caduti in un tranello organizzato dai carabinieri del nucleo investigativo di Taranto con l’aiuto della security dell’Ilva e la complicità dell’imprenditore che aveva ricevuto la richiesta estorsiva.
Tutto ha avuto inizio a novembre dello scorso anno quando la ditta esterna in questione aveva ottenuto due commesse per la manutenzione degli impianti della centrale elettrica. Qualche giorno dopo l’inizio dei lavori il capo cantiere dell’impresa è stato avvicinato dal tecnico di Taranto Energia il quale gli ha chiesto dei soldi in cambio di futuri appalti e millantando meriti anche per l’aggiudicazione dei lavori in corso. Il responsabile della ditta dell’indotto ha detto che avrebbe riferito al proprio datore di lavoro e così ha fatto. Dopo due settimane di silenzi, lo stesso caposquadra è stato contattato dall’impiegato della centrale che a sua volta ribadiva la richiesta facendo intendere che se avesse pagato la sua ditta avrebbe potuto operare in futuro all’interno del siderurgico. Questa volta è stato presentato anche il conto da pagare: cinquemila euro in buoni benzina. Nel frattempo la proprietà dell’impresa aveva segnalato l’episodio al servizio di sicurezza dell’Ilva che a sua volta aveva denunciato tutto ai carabinieri del comando provinciale. Le indagini avviate subito si sono concluse l’altro ieri sera quando i due indagati sono caduti nel tranello. La trappola è scattata quando l’imprenditore si è presentato all’appuntamento fissato dall’impiegato di Taranto Energia per la consegna della mazzetta di buoni carburante. Dopo lo scambio avvenuto all’interno dell’acciaieria, il presunto estorsore è stato fermato dai carabinieri che si erano appostati nelle vicinanze i quali lo hanno perquisito trovandolo con i buoni in tasca. Subito dopo gli investigatori hanno prelevato da casa il suo complice ed entrambi sono stati sottoposti a fermo. I due sono poi stati condotti nella casa circondariale di Taranto in attesa di essere interrogati dal gip per l’eventuale convalida del fermo. (Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno - VoceManduria)
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