domenica 9 febbraio 2014

Piace? La sottile differenza tra nord e sud

“L’Ilva piace a industria e grandi banche”

Cornigliano? Piace. Piace alle principali imprese del mondo siderurgico e alle grandi banche. Piace in chiave globale, collegato cioè al sistema-Taranto, ma anche da solo, se dovesse sganciarsi dalla filiera dell’acciaio di Stato. Claudio Burlando, presidente della Regione, ha appena completato una verifica riservata con imprese e finanza sul futuro della siderurgia, scoprendo interessi e disponibilità a investire, una volta che la gestione commissariale sarà terminata. "Nomi non ne faccio, ci mancherebbe altro — spiega il presidente della Regione — Ma posso assicurare che l’interesse è forte". Era stato proprio Burlando a metà gennaio, in un’intervista a Repubblica, a porre con forza il tema del futuro di Cornigliano, ponendo come condizione fondamentale quella della riscrittura dell’accordo di programma. "I numeri del 2005 non ci sono più, al di là del fatto che l’azienda si prepari ad annunciare nuovi esuberi — aveva detto — E’ necessario quindi che una parte di aree possano essere rimesse a disposizione dell’industria e della logistica portuale". L’incontro in Prefettura e quello successivo in Regione hanno dimostrato che, effettivamente, il gruppo siderurgico è pronto a restituire aree per oltre centomila metri quadrati, visto che non pare possibile garantire l’occupazione per tutti gli addetti (1.740).
"Il punto di partenza resta lo scenario nazionale, cioè la riqualificazione di Taranto — spiega Burlando — In questo contesto nasce la riflessione sul futuro di Cornigliano. Intanto, ciò che è stato detto dalla gestione commissariale è che se a Genova non fossero stati fatti gli investimenti, ora la fabbrica sarebbe già chiusa. Non è così e ora l’intenzione è quella di ripartire dal rilancio della banda stagnata". Giovedì intanto è previsto un nuovo passaggio al ministero del Lavoro, al quale sarà presente lo stesso Burlando. "Il nodo da sciogliere è quello dell’amianto, che non riguarda solo l’Ilva ma tutta la città. Si deve arrivare a una svolta su questa vicenda, perché se è giusto perseguire chi non ha rispettato la legge, non si può impedire a chi ha respirato amianto di lasciare in anticipo il lavoro". In effetti, i benefici di legge sull’amianto consentirebbero a poco meno di duecento addetti dell’Ilva di lasciare da subito la fabbrica. E questo renderebbe più gestibile la questione degli esuberi. "Il tema degli esuberi a Cornigliano c’è e bisogna fare in modo che le aree liberate dall’Ilva possano dare la massima occupazione possibile — dice Burlando — Ora Confindustria e il porto verificheranno i reali interessi. Ci sono quattro aree, una sembra proprio un terminal portuale naturale. Intanto a settembre scadono i contratti di solidarietà, che in teoria non sono ripetibili. Abbiamo sette mesi davanti a noi, cerchiamo di individuare nuovi ammortizzatori sociali, modalità differenti per prolungare questi strumenti".
Ma ciò che più di ogni altra cosa ha sorpreso Burlando è l’interesse concreto per la siderurgia in prospettiva futura. "Dai contatti avuti, sia con grandi imprese nazionali che con primari istituti finanziari ho potuto verificare che un investimento nella filiera dell’acciaio non è così improbabile, ma viene ritenuto “bancabile”, come si dice in questi casi. Ho posto una domanda molto netta:

la filiera dell’acciaio è morta o si può pensare che un grande investimento, di duetre miliardi, possa poi essere remunerato dall’attività siderurgica? La risposta è stata altrettanto chiara: si può mantenere in Italia una filiera dell’acciaio, si può investire e recuperare reddito e posti di lavoro. E in questo scenario l’interesse per Cornigliano è concreto, sia collegato a Taranto che sganciato dallo stesso". (Rep)

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