“Non c’è visibilità”. Così i sindacati metalmeccanici commentano l’assenza di ordini di lavoro per i tubifici dell’Ilva di Taranto. Una stasi che per il momento riguarda tutto il 2014 ma che potrebbe coinvolgere anche il prossimo anno se nel frattempo non dovessero arrivare nuove commesse da eseguire. Il quadro prospettato dai sindacati riprende quello tracciato dall’azienda e su di esso ha anche influito il fatto che l’Ilva abbia perso una commessa a favore della Germania la quale, si apprende da fonti sindacali, ha avanzato un’offerta economica più bassa all’acquirente.
L’andamento
produttivo del gruppo Ilva sarà al centro del confronto che l’azienda
avrà col coordinamento sindacale della siderurgia il 5 febbraio a Roma.
Il direttore delle relazioni industriali, Enrico Martino, incontrerà i
rappresentanti di tutti gli stabilimenti. Fra le questioni in primo
piano la situazione di Genova e Novi Ligure ma anche di Taranto dove
viene segnalata una criticità nell’area dei tubifici. “Il punto è che al
momento non c’è lavoro per questo settore, ordini non ne arrivano –
commenta Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto -ovviamente, il
blocco dei tubifici si trascina anche altri impianti come il treno
lamiere, i rivestimenti e il tuficio Erw”. Nell’incontro di giovedì
scorso a Taranto i sindacati (ma solo Fim e Uilm, perché la Fiom ha
contestato i numeri e l’Usb si è ripromesso di fare una verifica con la
base) hanno anche concordato per il personale dei tubifici il ricorso ai
contratti di solidarietà nel 2014. Tuttavia, i numeri individuati
potrebbero anche subire un’evoluzione negativa se il mercato non desse
segnali di ripresa.
In particolare per i tubifici uno e due e
per il tubificio Erw sono stati individuati 476 contratti di
solidarietà su un totale complessivo di 3579 dello stabilimento che
costituisce, precisano i sindacati, un tetto massimo. La solidarietà
all’Ilva, infatti, riguarderà anche 400 addetti dell’area ghisa, dove
stanno gli altiforni; 642 delle acciaierie 1 e 2; 680 della laminazione a
caldo che comprende i treni nastri 1 e 2, la finitura nastri e il treno
lamiere; 428 della laminazione a freddo; 428 delle manutenzioni
centrali; 514, infine, distribuiti tra piazzali, servizi e logistica.
Per ora si tratta solo di numeri individuati ma non formalizzati in un
accordo poiché i sindacati vogliono prima verificare con la Regione
Puglia la possibilità che quest’ultima possa coprire la quota dei
contratti di solidarietà che, a seguito della legge di stabilità, non è
più garantita dallo Stato il quale ha ridotto la sua copertura dal 20 al
10 per cento.
Tuttavia, anche se l’incontro con la
Regione Puglia ancora non c’è stato, è noto in via ufficiosa che la
stessa Regione non ha margini per coprire ciò che manca dal conto. A sua
volta l’Ilva, interpellata in proposito dai sindacati, ha detto di non
avere le risorse necessarie, mentre la Fiom Cgil chiede invece che sia
il Governo a restituire ciò che è stato sottratto con la legge di
stabilità. Sempre la Fiom ha motivato il suo dissenso sulla proroga
della solidarietà col fatto che l’azienda non ha accettato l’invito a
correlare la riduzione dell’orario di lavoro con l’andamento del
mercato, gli ordini in portafoglio e il passo di marcia degli impianti. (paesenuovo)
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