Vertice al ministero. Bondi: «All'Ilva servono 3 miliardi»
Tre miliardi di euro. Tanto serve all’Ilva del commissario Enrico Bondi per attuare gli interventi di risanamento ambientale prescritti dall’Aia e rilanciare lo stabilimento siderurgico di Taranto con investimenti che ne accrescano l’efficienza e la competitività. Questo fabbisogno è stato prospettato ieri alle banche dallo stesso Bondi, che ha incontrato i vertici delle banche più esposte con l’Ilva al ministero dello Sviluppo economico, presenti il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e il sub commissario della stessa Ilva, Edo Ronchi. Per le banche, invece, c’erano l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, il direttore generale di Intesa San Paolo, Gaetano Miccichè, e l’amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti.
Tre miliardi quindi, ma come e dove trovarli? La
soluzione che si sta facendo strada negli ultimi giorni è quella di
proporre ai Riva un aumento di capitale dell’Ilva. Di questo Bondi aveva
già parlato lo scorso 27 dicembre, quando sul nuovo decreto legge (il
136, varato dal Governo il 3 dicembre e pubblicato sulla «Gazzetta
Ufficiale» del 10 dicembre) è stato ascoltato dalla commissione Ambiente
della Camera. E ora quest’ipotesi si è strutturata sotto forma di
emendamento allo stesso decreto. A presentarlo, in accordo pare col
Governo, il relatore del provvedimento, il deputato del Pd, Alessandro
Bratti. L’emendamento sarà probabilmente votato lunedì.
Sarà proprio Bondi a fare un passaggio con i Riva
sull’aumento di capitale. E si parte dal fatto che ora i beni e i conti
del gruppo Riva sono stati dissequestrati dalla Corte di Cassazione che
ha annullato l’ordinanza del gip di Taranto, Patrizia Todisco, per 8,1
miliardi. L’aumento di capitale che sarà chiesto ai Riva è scisso dalla
possibilità, pure prevista dal nuovo decreto legge, che il commissario
chieda all’autorità giudiziaria lo svincolo delle somme sequestrate
dalla Procura di Milano agli stessi Riva per reati fiscali e valutari.
Una possibilità che rimane ma che, a quanto pare, richiederebbe tempi
più lunghi rispetto alla necessità dell’Ilva di partire a tempi brevi
con i lavori dell’Aia. Lo scorso 27 dicembre, infatti, Bondi ha detto ai
parlamentari della commissione Ambiente che senza risorse sono a
rischio gli investimenti ambientali messi in programma per quest’anno e
pari a irca 6-700 milioni di euro.
I banchieri ieri hanno ascoltato l’esposizione di Bondi e
si sono riservati una valutazione più approfondita. E’ chiaro che
aspettano di vedere quale sarà la risposta dei Riva e la conversione del
decreto in legge che darà più forza all’aumento di capitale. Di quanto
dovrà essere l’aumento di capitale, ragioneranno, nel prosieguo del
confronto, Ilva e banche. Alle quali toccherà stabilire quanto sarà la
parte di credito e quanto di aumento di capitale vero e proprio. In
quest’ultimo caso si parla di 1,3-1,4 miliardi ma è solo un dato
indicativo. Almeno per ora.
Che sia necessario assicurare certezze di risorse al
risanamento dell’Ilva è un punto richiamato anche dal presidente della
commissione Ambiente, Ermete Realacci, subito dopo aver ascoltato Bondi.
E anche i sindacati convengono su questa linea, sia pure con distinguo.
La Fim Cisl di Taranto, per esempio, reputa «opportuno» che i Riva
assicurino l’aumento di capitale. Ma non per far rientrare in gioco i
Riva - perchè, per la Fim, non ci sono i margini per un loro rientro a
Taranto -, quanto perchè, essendo comunque proprietari dell’azienda
nonostante il commissariamento, avrebbero l’interesse a venderla
risanata e con gli impianti a norma. La Uilm di Taranto, invece, non
entra nel merito delle soluzioni tecniche e quindi non si pronuncia
sull’aumento dei capitale da far sottoscrivere ai Riva, ma pone il
problema di finanziare i lavori dell’Aia ed aprire i cantieri. «Questo -
commenta la Uilm - è l’unico aspetto che ci interessa perchè non
possiamo correre il rischio di rimanere impantanati dopo tre leggi ed
una quarta in arrivo». E ieri infine Legambiente ha chiesto che non si
protragga ancora la presentazione del piano delle misure ambientali,
passo preliminare per il nuovo piano industriale dell’Ilva. (GdM)
Nessun commento:
Posta un commento