Tempo fa Peacelink commentò e diffuse i risultati di una indagine dall'Asl di Taranto, dipartimento di prevenzione, sugli alti valori di diossina riscontrati anche nelle uova di Taranto. Provenivano da un allevamento a 14 km dallo stabilimento Ilva. Era scoppiata la solita polemica, che poi è sfumata.
L'assessore alla sanità di allora Tommaso Fiore infatti cercò di rassicurare la popolazione dichiarando che l'allevatore in questione altro non era che "un privato dedito alla produzione di uova destinate ad
autoconsumo e non di un allevamento certificato con produzione destinata
alla vendita al pubblico". Ed aveva concluso dicendo che "La presenza di diossina nelle uova
oggetto di campionamento è certamente correlabile al contatto con il
terreno per probabile contaminazione dello stesso e, pertanto, in caso
di allevamento in batteria di galline ovaiole, non sussiste in alcun
modo tale pericolo."
Insomma il caso era stato risolto. Ma evidentemente non lo era, risolto, per Fabio Matacchiera presidente del Fondo antidiossina onlus. Perchè?
perchè i risultati delle analisi fatte compiere su numerose uova di galline
ruspanti prelevate presso alcune masserie situate in prossimità di
Martina Franca (TA) seppur presentando valori sotto il
"limite di azione", confermano "criticità per valori
abbastanza elevati di diossine, furani e pcb e per questo è
necessario un controllo costante da parte delle Autorità
sanitarie"
Le analisi sono state eseguite dal Centro specializzato R&C Lab s.r.l. di Altavilla Vicentina. L'obiettivo spiega Matacchiera era quello di ”ricavare dei dati prettamente conoscitivi” risultati “estremamente interessanti”. La stessa Onlus, nel gennaio 2011, “fu la prima – ricorda Matacchiera – a lanciare l’allarme cozze alla diossina del Mar Piccolo, che ha comportato tutta una serie di restrizioni riguardanti l’allevamento e la commercializzazione di quei mitili in alcune aree del mare di Taranto”.
E c'è sempre il Fondo
Antidiossina dietro agli esami sul latte materno di alcune mamme di Taranto: da quelle analisi venne riscontrato, "in
alcuni casi, anche la presenza rilevante di diossine e pcb
(dioxin like), fino al valore impressionante di 39,90 pg/gr lipo
(40 picogrammi/grammo su materia grassa)".
Sulle analisi sulle uova, Matacchiera ci tiene a chiarire "che le quantità di
pcb e le stesse diossine e furani ritrovate in detti campioni
rappresentano una criticità che merita ulteriori
approfondimenti, pur ribadendo che le analisi del Fondo
Antidiossina sono solo di tipo conoscitivo e che quelle
ufficiali spettano agli organi sanitari preposti".
Le
concentrazioni di inquinanti si attestano sul "50% del valore
'limite di azione' che è di 1,75 pg/gr, secondo le nuove
normative".
Matacchiera chiede pertanto alle "Autorità preposte di
accertare le origini di queste sostanze e la loro provenienza
che si accumulano anche nelle uova e negli animali, raggiungendo
livelli che non possono far fare sonni tranquilli agli
allevatori e agli stessi consumatori". Nè si "può escludere -
conclude - che in altre aree limitrofe del martinese, distanti
anche oltre i 20 km dal polo industriale jonico, queste sostanze
si siano accumulate o si possano accumulare nel prossimo futuro
nella sostanza organica animale in quantità maggiori, tali da
raggiungere e superare i limiti di legge".
Chissà cosa risponderà oggi l'assessore regionale alla Sanità. Ci rassicurerà senz'altro, e noi ci faremo rassicurare. Un vecchio film, già visto. Amarcord delle uova alla diossina.
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