mercoledì 8 gennaio 2014

L'Amarcord delle uova alla diossina

Tempo fa Peacelink commentò e diffuse i risultati di una indagine dall'Asl di Taranto, dipartimento di prevenzione, sugli alti valori di diossina riscontrati anche nelle uova di Taranto. Provenivano da un allevamento a 14 km dallo stabilimento Ilva. Era scoppiata la solita polemica, che poi è sfumata. 
L'assessore alla sanità di allora Tommaso Fiore infatti cercò  di rassicurare la popolazione dichiarando che l'allevatore in questione altro non era che "un privato dedito alla produzione di uova destinate ad autoconsumo e non di un allevamento certificato con produzione destinata alla vendita al pubblico". Ed aveva concluso dicendo che "La presenza di diossina nelle uova oggetto di campionamento è certamente correlabile al contatto con il terreno per probabile contaminazione dello stesso e, pertanto, in caso di allevamento in batteria di galline ovaiole, non sussiste in alcun modo tale pericolo."
Insomma il caso era stato risolto. Ma evidentemente non lo era, risolto, per Fabio Matacchiera presidente del Fondo antidiossina onlus. Perchè?
perchè i risultati delle analisi fatte compiere su numerose uova di galline ruspanti prelevate presso alcune masserie situate in prossimità di Martina Franca (TA) seppur presentando valori  sotto il "limite di azione", confermano "criticità per valori abbastanza elevati di diossine, furani e pcb e per questo è necessario un controllo costante da parte delle Autorità sanitarie"

Le analisi sono state eseguite dal Centro specializzato R&C Lab s.r.l. di Altavilla Vicentina. L'obiettivo spiega Matacchiera era quello di ”ricavare dei dati prettamente conoscitivi” risultati “estremamente interessanti”. La stessa Onlus, nel gennaio 2011, “fu la prima – ricorda Matacchiera – a lanciare l’allarme cozze alla diossina del Mar Piccolo, che ha comportato tutta una serie di restrizioni riguardanti l’allevamento e la commercializzazione di quei mitili in alcune aree del mare di Taranto”.
E c'è sempre il Fondo Antidiossina dietro agli esami sul latte materno di alcune mamme di Taranto: da quelle analisi venne riscontrato, "in alcuni casi, anche la presenza rilevante di diossine e pcb (dioxin like), fino al valore impressionante di 39,90 pg/gr lipo (40 picogrammi/grammo su materia grassa)".

Sulle analisi sulle uova, Matacchiera ci tiene a chiarire "che le quantità di pcb e le stesse diossine e furani ritrovate in detti campioni rappresentano una criticità che merita ulteriori approfondimenti, pur ribadendo che le analisi del Fondo Antidiossina sono solo di tipo conoscitivo e che quelle ufficiali spettano agli organi sanitari preposti". 
Le concentrazioni di inquinanti si attestano sul "50% del valore 'limite di azione' che è di 1,75 pg/gr, secondo le nuove normative". 
Matacchiera chiede pertanto alle "Autorità preposte di accertare le origini di queste sostanze e la loro provenienza che si accumulano anche nelle uova e negli animali, raggiungendo livelli che non possono far fare sonni tranquilli agli allevatori e agli stessi consumatori". Nè si "può escludere - conclude - che in altre aree limitrofe del martinese, distanti anche oltre i 20 km dal polo industriale jonico, queste sostanze si siano accumulate o si possano accumulare nel prossimo futuro nella sostanza organica animale in quantità maggiori, tali da raggiungere e superare i limiti di legge".

Chissà cosa risponderà oggi l'assessore regionale alla Sanità. Ci rassicurerà senz'altro, e noi ci faremo rassicurare. Un vecchio film, già visto. Amarcord delle uova alla diossina. 






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