"Ilva, diossina concausa del tumore di un operaio"
Anche l'esposizione alla diossina può provocare tumori. Lo ha riconosciuto ad un lavoratore di Brindisi, dipendente dell'Ilva di Taranto, la corte d'Appello di Lecce. I giudici d'appello hanno ribaltato una sentenza di primo grado che invece aveva escluso la correlazione diossina-cancro affermando invece che quest'ultimo era insorto nel lavoratore, addetto ai forni a pozzo dell'Ilva, per problemi genetici. All'operaio è stata riconosciuta un'invalidità permanente del 30% e l'Inail adesso dovrà risarcirlo con la corresponsione della relativa indennità.
I giudici di Appello ritengono che sia provato come "l'attività lavorativa svolta dall'appellante ha esposto quest'ultimo all'azione di sostanze irritanti (in particolare la diossina) che hanno avuto un ruolo concausale nell'insorgenza e nella cronicizzazione della patologia denunciata". All'operaio è stata riconosciuta "una rendita per danno biologico corrispondente al 30% di invalidità permanente" secondo legge. L'Inail viene "condannata al pagamento delle prestazioni previdenziali".
"La sentenza - commenta l'avvocato Massimiliano Del Vecchio, legale della Fiom Cgil di Taranto - va inanellata in una serie di giudizi sul riconoscimento di malattie professionali all'Ilva, dal tumore al polmone al tumore alla prostata, in cui è stato riconosciuto che le sostanze inquinanti hanno più fattori oncogenici, causano cioè più tumori negli operai. Per esempio, l'amianto provoca il tumore al polmone e il tumore alla prostata".
"Tutto ciò è importante dal punto di vista del diritto e il fatto che sia riconosciuto un ruolo specifico alla diossina è decisivo. Qualche giorno fa - prosegue il legale della Fiom di Taranto -, per un lavoratore dello stabilimento siderurgico morto a causa di un tumore, la Corte di Cassazione ha riconosciuto alla vedova la rendita per il decesso legandola alle emissioni inquinanti". Per l'avvocato Del Vecchio, "le fibre di amianto sono così piccole da diventare vettori di altre sostanze pericolosissime come le polveri sottili. Non ci sono dosi minime di agenti inquinanti per cui possiamo ritenerci al riparo da conseguenze dannose per la salute. Più sono gli inquinanti e più la salute è a rischio".
Il responsabile nazionale dei problemi della salute e della sicurezza della Fiom Cgil, Maurizio Marcelli, parla infine di "conclusione positiva", a proposito della sentenza della Corte d'Appello, e di "strada da perseguire all'Ilva e in altri territori per tutelare i lavoratori con patologie di cui si può e si deve dimostrare la correlazione". (Rep)
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