Taranto: tra cozze, stelle marine e bufale – In dirittura d’arrivo classificazione acque mar Grande
Mutazioni genetiche in mar Grande. Una
stella marina con diciannove braccia, un numero abnorme rispetto alla
normalità, e persino un fantomatico biologo marino autore della
straordinaria scoperta nei fondali tarantini, il cui nome ovviamente non è rintracciabile su internet.
E’ la bufala del giorno, diffusa da un
sito satirico, ma presa per vera da tanti creduloni che hanno condiviso
il link sui social network portando acqua al mulino di un sito che
raccoglie visite sparando cavolate. E così, non solo dobbiamo imbatterci
in notizie vere e realmente preoccupanti riguardanti il nostro
territorio, ma anche in chi ama giocare sulle disgrazie e sulla
superficialità altrui pur di fare “boom”. Ragion pur cui evitiamo
accuratamente di citare il sito di questi buontemponi e ci limitiamo a
evidenziare che le stelle marine con più braccia esistono in natura e
non rappresentano una mostruosità tarantina.
Ma passiamo alle cose serie, quelle con cui InchiostroVerde ha maggiore confidenza. Oggi pomeriggio abbiamo parlato con il dottor Fabrizio Basile,
referente dei Servizi Veterinari della Asl, per sapere a che punto è la
classificazione delle acque di mar Grande per la mitilicoltura,
passaggio fondamentale per consentire la commercializzazione delle cozze
cresciute nei nuovi allevamenti dopo l’esilio dal primo seno di mar
Piccolo, contaminato da pcb e diossine ed off limits dal luglio del
2011. L’iter per la classificazione
preliminare prevede il controllo delle acque per sei mesi con dodici
prelievi complessivi. L’Asl ha cominciato nell’aprile 2013 ed avrebbe
dovuto terminare ad ottobre, ma per una serie di contrattempi (dal
maltempo agli impicci burocratici) non è stato possibile rispettare la
tabella di marcia prevista.
«La classificazione delle acque è andata avanti riguardando le tre aziende che finora si sono trasferite in mar Grande, (mentre altre sono ancora in attesa di spostarsi) - spiega il dottor Basile - ormai
siamo in dirittura di arrivo: per due cooperative manca solo un
prelievo, per l’Ittica Cielo Azzuro qualcuno in più. Quando avremo
concluso con tutte – entro quindici giorni – potremo mandare i risultati
alla Regione Puglia che dovrà rilasciare l’ok definitivo. Finora tutti i
valori sono risultati conformi sia per quanto riguarda i contaminanti
fecali, che per metalli pesanti, diossine e pcb”.
Il dottor Basile spiega che il
controllo dei metalli pesanti avviene ogni tre mesi, quello delle
diossine e dei pcb ogni sei mesi. Ma sono proprio i contaminanti fecali a
preoccupare di più, se si considera la vicinanza (meno di 500 metri)
degli impianti di allevamento agli scarichi di emergenza
dell’Acquedotto Pugliese che entrano in funzione quando piove. «Va comunque precisato che avremo una classificazione di tipo “B” – sottolinea il veterinario della Asl
– ciò comporta che le cozze allevate in quelle aree debbano passare da
un centro di depurazione prima di poter essere vendute ai consumatori».
Domandiamo: il 2014 sarà – finalmente –
l’anno buono per gli allevatori che hanno dovuto ricominciare una nuova
vita professionale in mar Grande, dopo una lunga tradizione in mar
Piccolo? Il dottor Basile si dice ottimista: “Ho visto il prodotto
cresciuto nei nuovi allevamenti: è buono sia per dimensioni che per
pienezza. Ci sono tutte le condizioni perché possa essere finalmente
venduto durante la prossima stagione estiva».
Tra i mitilicoltori, però, rimane il
profondo rammarico, oltre al danno economico, per il prodotto finora
andato buttato, in buona parte finito sui fondali, e in parte rimasto
invenduto perché ancora privo di quella benedetta classificazione, che
avrebbe consentito la vendita già dal 2013. Un breve passaggio, infine,
sui sospetti relativi alla presenza di diossina nelle uova di alcune
masserie situate tra Crispiano e Martina Franca. Domani mattina, Fabio Matacchiera terrà una conferenza stampa per illustrare gli esiti delle analisi fatte commissionare dal Fondo Antidiossina onlus.
All’annuncio dei risultati, nei primi
giorni di gennaio, la Asl ionica aveva gettato acqua sul fuoco dicendo
che i valori riscontrati dal Fondo Antidiossina non comportano un
rischio sanitario. Stessa posizione confermata oggi dal dottor Teodoro Ripa, responsabile dei Servizi Veterinari della Asl: «I consumatori possono stare tranquilli – ha dichiarato a InchiostroVerde
– paradossalmente possono essere più sicuri nei confronti di quanto
prodotto nel raggio di venti chilometri dal polo industriale, proprio
perché in quella zona c’è un controllo più assiduo e mirato. Ovvio,
però, che la principale preoccupazione dovrebbe essere il blocco di
tutte le fonti inquinanti ancora attive». Affermazioni dettate dal buon
senso. Ma si sa: il buon senso nei palazzi della politica nazionale e
locale non è di casa.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
Ed ecco la "notizia" che ha scatenato il pandemonio sui social forum:
Lido Azzurro (Taranto) – La sensazionale (e triste) scoperta è stata fatta dal Biologo Marino Dott. Vincenzo Golconti.
Lo scienziato, nel corso dell’esplorazione dei fondali del Mar Grande, ha prelevato un’asteroidea (volgarmente chiamata stella marina) dal numero abnorme di braccia, solitamente 5.
In questo caso le braccia erano ben 19, cosa del tutto anomala nell’anatomia di questa specie comune, l’Asteroidea Phylum Echinodermata.
La mutazione genetica sembrerebbe causata da una crescita esponenziale di cellule in fase G1, sotto l’influenza di composti organici eterociclici (diossine), solitamente derivati dalla lavorazione dei metalli.
Erano già noti episodi di cronaca locale in cui erano state rilevate
tracce di diossina nei mitili e in alcuni derivati animali (latte,
uova), ma per la prima volta ci troviamo di fronte ad una vera e propria
mutazione genetica che ricorda i pesci a tre occhi presenti nel cartone animato Simpson, frequentatori del lago adiacente alla centrale nucleare.
Il team del Dott. Golconti ha preferito non pronunciarsi in merito
alla causa scatenante della mutazione genetica e il motivo di una così
massiccia presenza di diossina nell’organismo dell’animale, ma
ovviamente è appurato che un impianto siderurgico sorga a pochi passi
dal luogo del ritrovamento.
Ulteriori esami sull’organismo dell’animale dal numero di braccia abnormi fornirà nuovi dettagli sul caso.
Sara Costimaci – Scienze e Tecnologia - Giornale del Corriere
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