venerdì 31 gennaio 2014

Aiuti allo stato

Demolizione Costa Concordia: Taranto candida il quarto sporgente dell'Ilva

Utilizzare il quarto sporgente portuale dell'Ilva per le operazioni di demolizione della nave Costa Concordia. Ruota attorno a quest'infrastruttura la proposta che nei giorni scorsi Smart Area, la società consortile di Confindustria Taranto, lo studio tecnico dell'ingegner Luigi Severini, e un partner internazionale di cui non è stato ancora rivelato il nome, hanno inviato alla società di Londra incaricata di selezionare le candidature per procedere poi all'affidamento dei lavori. Quella partita da Taranto è una proposta preliminare all'offerta vera e propria.
Taranto, dunque, cerca di rafforzare la sua candidatura per la rottamazione della Costa Concordia - operazione alla quale si sono candidati già diversi porti italiani e stranieri - facendo leva sia sulle caratteristiche del suo scalo, sia sulla specializzazione navalmeccanica e cantieristica acquisita da molte imprese dell'area in tanti anni di lavori sulle unità della Marina Militare (proprio in questi mesi le imprese di Taranto sono impegnate nell'ammodernamento della portaerei Giuseppe Garibaldi ai lavori nell'Arsenale).Severini, a proposito dell'utilizzo del quarto sporgente dell'Ilva, dichiara che a Taranto lo smantellamento della Costa Concordia potrebbe costare meno rispetto gli altri porti italiani in quanto si è nelle condizioni di essere subito operativi e non c'é bisogno di fare particolari lavori. Nello specifico, non c'è bisogno di costruire o di adattare banchine e bacini, né di fare il dragaggio dei fondali in quanto l'area individuata ha una profondità di 24 metri. Nel porto, inoltre, sono già in funzione impianti in grado di trattare grandi quantità di rifiuti liquidi e sono in attività imprese attrezzate per la bonifica di navi simili alla Concordia, operazione, questa, che precede la vera e propria demolizione.
La candidatura di Taranto è stata anche manifestata al premier Enrico Letta con una lettera. «È opinione inconfutata - vi si legge tra l'altro - che lo Stato sia in debito col territorio di Taranto e proprio a Taranto, con l'operazione Concordia, lo Stato può riprendere un cammino virtuoso di recupero della credibilità». Mentre a proposito dell'utilizzo del quarto sporgente dell'Ilva, sempre nella lettera si afferma: «Un'auspicabile manifesta volontà di Ilva di rendere temporaneamente disponibile una piccola parte delle superfici portuali al fine di far realizzare dal tessuto produttivo locale un importante intervento di interesse nazionale, contribuirebbe al miglioramento degli attuali rapporti con l'opinione pubblica tarantina».
Lanciando la candidatura nei giorni scorsi, Confindustria Taranto ha affermato: per la città «si tratterebbe di una scommessa pari a 500 milioni di investimenti che andrebbe ad assicurare per almeno due anni centinaia di posti di lavoro, più o meno 600 secondo le prime stime, ma con un indotto non calcolabile se si tiene conto delle operazioni a valle dello smantellamento». E ancora: il porto di Taranto presenta requisiti «ineguagliabili sia per caratteristiche tecniche sia per la naturale conformazione dello specchio d'acqua che si candida a ospitare la complessa operazione». Smart Area è una società consortile creata un anno fa allo scopo di realizzare l'omonimo progetto voluto da Confindustria Mezzogiorno e costruito nel dettaglio da Confindustria Taranto. La "Smart Area" è una delle azioni previste dalla legge sulla bonifica dell'area di Taranto (la numero 171 del 4 ottobre 2012) e risponde ad una doppia finalità: risanamento ambientale e nuove tecnologie per imprese eco-compatibili. La legge, infatti, non si occupa solo del disinquinamento delle aree esterne all'Ilva, a partire dal quartiere Tamburi di Taranto, dal Mar Piccolo e dal Mar Grande e dal comune di Statte, che è alle porte del capoluogo, ma vuole anche cercare di innescare uno sviluppo diverso. Sette gli assi di intervento prefigurati, alcuni dei quali col coinvolgimento di Politecnico e Università di Bari. Alla "Smart Area" la legge 171 assegna 60 milioni di fondi pubblici che il ministero dell'Ambiente collega al «Piano Città» (24 milioni di euro per Taranto) e al Fondo di rotazione per lo sviluppo giovanile nella green economy (70 milioni). (sole24h)

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