sabato 14 luglio 2012

Pronti alla (s)Valutazione del Danno Sanitario?

Lo stabilimento Ilva salvato
dalla legge regionale che rifiutava

Vendola in campo, martedì possibile già l'appovazione
Il governatore ha ricevuto il via libera dal Ministro


Il 1 luglio a Taranto Vendola stringe la mano a Riva in occasione dell'avvio impianto antidiossinaIl 1 luglio a Taranto Vendola stringe la mano a Riva in occasione dell'avvio impianto antidiossina
Potrebbe essere un paradosso. A salvare l’Ilva di Taranto da un possibile sequestro giudiziario degli impianti potrebbe essere la legge regionale che il Siderurgico (e Confindustria) ha finora avversato. I piani, beninteso, restano distinti: la Regione non ha competenze in materia penale. Ma quella normativa di carattere ambientale/sanitario, ferma per ora in Commissione, potrebbe essere d’aiuto. I consiglieri regionali, a maggio, affidarono a Nichi Vendola il compito di interloquire con il governo: ieri il governatore ha ricevuto un sostanziale via libera dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Gli uffici ministeriali hanno avanzato alcune osservazioni tecniche che Vendola si è impegnato a far introdurre nella normativa. In questo modo, è annullato il rischio che la legge venga impugnata dal governo per ragioni di costituzionalità. Il governatore ha subito informato i parlamentari (Fitto, Latorre, Vico, Nessa) che erano presenti al tavolo nazionale sull’Ilva presieduto da Mario Monti lo scorso 17 aprile. Subito dopo ha chiesto al presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, di convocare «quanto prima» l’assemblea pugliese. È possibile che la riunione si tenga già martedì 17 luglio, al più tardi il 24. L’accelerazione dà il senso dell’importanza che si annette alla legge. La normativa nata per iniziativa del consigliere tarantino Alfredo Cervellera (Sel) introduce il concetto di «valutazione del danno sanitario» (Vds) sulle emissioni prodotte dalle aziende. Non tutte le imprese, ma quelle che sono soggette ad autorizzazione integrata ambientale, sono fonte di emissioni di idrocarburi policiclici aromatici, scaricano in mare o nei corpi idrici, impiegano polveri. Tali aziende, in caso di potenziale danno sanitario valutato da Arpa Ares e Asl, sono obbligate a ridurre le emissioni. Insomma, è un ulteriore strumento per tenere sotto controllo l’inquinamento (a Taranto e nelle aree inquinate come Brindisi e Manfredonia) dopo le leggi regionali contro la diossina e il benzo(a)pirene. Perché la legge sul danno sanitario, fonte di un conflitto furente tra Regione e Confindustria, può essere utile al caso Ilva? Fonti qualificate forniscono la seguente interpretaziome: potrebbe offrire al giudice di Taranto - davanti al quale si è celebrato l’incidente probatorio nel processo contro l’Ilva per disastro ambientale - un’altra strada che non il sequestro. Evento, quest’ultimo, considerato una iattura: dalla Regione, dal governo Monti, dal sindacato. Ieri se n’è discusso a Roma (vedi l’altro articolo) e a Bari, nel vertice di Vendola con i sindacati: sono intervenuti i leader regionali di Cgil, Cisl, Uil (Gianni Forte, Giulio Colecchia, Aldo Pugliese) e i rappresentanti locali e di categoria. Fermare l’Ilva significa far mancare l’acciaio all’intera produzione nazionale. E mandare in fumo 18mila posti di lavoro (tra diretti, indiretti e indotto). Ma restare inerti, di fronte alla compromissione ambientale, non si può. «Con i sindacati - dice Vendola - condividiamo l’apprensione per le sorti dell’Ilva. Perciò abbiamo mobilitato il tavolo nazionale: perché la risposta dello Stato per la bonifica di Taranto sia forte e chiara. L’Ilva è stata una chance ed è un problema, è arricchimento e anche un fattore di pregiudizio per la salute. Con i sindacati condividiamo una strada: mettere in equilibrio lavoro e salute, industria e ambiente. Al governo consegniamo un problema storico, giacché Taranto significa anche Arsenale, siderurgia di Stato, polo chimico. Ora il governo intervenga». In questo clima di ristrettezze? «Sarebbe un investimento e poi se si ferma l’Ilva, si ferma l’industria meccanica in Italia». La Regione, intanto, ci mette del proprio. Vendola ha incontrato il sindaco Ezio Stefàno per concordare il «patto per Taranto», analogo a quello che arriverà per ogni capoluogo. È il progetto «smart city»: investimenti massicci per la riqualificazione urbana, le opere pubbliche e lo sviluppo sostenibile.
Francesco Strippoli (CdM)

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