Costretti da anni a
convivere con l'annientamento delle nostre attività lavorative,
vogliamo esprimere
la nostra piena solidarietà , innanzitutto, a chi oggi si trova
nella necessità di difendere il proprio posto di lavoro. Noi da
anni, subiamo la sorte che gli operai ILVA temono oggi di dover
affrontare, siamo disoccupati. Noi come gli operai paghiamo per colpe
non nostre. Comprendiamo, quindi, la rabbia, la disperazione, la
smisurata voglia di cercare il colpevole. Purché sia il vero
colpevole! Questo, per non dimenticare che, se la magistratura si è
ritrovata a dover prendere delle decisioni così gravose,
evidentemente , proprio non ha potuto evitarlo. Evidentemente quanto
riportato nelle perizie, ha prospettato uno scenario tale da non
lasciare alternative ai giudici. Nelle perizie, peraltro mai
contestate sui dati in sede di incidente probatorio dagli stessi
esperti nominati dall’ILVA, si parla di danni ai bambini,
distruzione del territorio, contaminazione di derrate alimentari
destinate al consumo, esito di politiche aziendali perpetrate negli
anni, e non solo in passato, frutto di un inquinamento attuale come
risulta dalle perizie stesse. Abbiamo, tra l'altro, sentito esimii
esponenti delle istituzioni esortare la politica, senz’altro finora
assente, ad intervenire per risolvere ogni questione in modo da "
far riposare gli avvocati ". Ci sembra un modo di tacitare la
giustizia. Ma se noi vittime dell’inquinamento nell'ultimo,
recentissimo concordato sottoscritto, non siamo neanche nominati, ci
chiediamo chi mai se non gli organi della giustizia possono tutelarci
per il danno subito, e per quello che ancora può verificarsi? E le
vittime sono tutti i cittadini di Taranto, perché è dell’aria di
Taranto che parliamo.
E allora, se è vero che
il lavoro è un diritto sacrosanto, e come tale va difeso e tutelato,
è pur vero che se la moneta di scambio diventa la salute nostra e,
soprattutto, dei nostri figli, bisogna necessariamente correggere il
tiro. Non possono chiederci ancora il sacrificio della vita contro la
miseria, ma ci devono consentire una vita dignitosa, che è fatta di
salute e di lavoro. Bisogna cercare alternative, andare oltre quei
cancelli dietro cui una intera classe politica, si è trincerata per
decenni sentendosi al riparo dallo spauracchio della fame e impedendo
lo sviluppo di ogni altra attività. Attività che ci avrebbe
consentito di salvarci molto prima, scongiurando probabilmente i
tragici accadimenti di oggi che ben conosciamo. La nostra è una
terra ricca di potenzialità. Violentata per anni ma ancora
certamente recuperabile. Se solo noi tarantini prendessimo realmente
coscienza di questo e, sorvegliando molto da vicino i nostri
rappresentanti, li spingessimo a decidere nell'interesse nostro,
scopriremmo quanto ancora si potrebbe fare. Si possono migliorare le
attività esistenti e si possono creare nuove attività. E’
possibile conservare i posti di lavoro, ed è possibile vivere in un
ambiente sano. Si tratta di speranze, ma poiché tutti hanno il
diritto di pensare a un futuro migliore, auspichiamo che innanzitutto
si rispettino le inevitabili decisioni prese senz'altro a fatica ma
con coscienza e che chi di dovere, in clima di vera concertazione
crei le basi per ripartire e consentire finalmente a noi e all'intera
città di rinascere.
Famiglia Fornaro
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