Scagli la prima pietra chi pensa sinceramente che le parole dell'ordinanza della Todisco (estratte qui sotto) siano false!!
Sugli scioperi, invece, approfittiamo della nostra piccola bacheca pubblica per dire che il fronte operaio e sindacale non è assolutamente unito contro l'ordinanza. Prevalgono però gli aizzatori di folle di lavoratori terrorizzati dal balletto di cifre (5000-15000-20000-30000 e più), sparate ad occhio da politici e faccendieri, rimbalzate da giornalisti sensazionalisti e acritici!
Senza contare che a detta di molti sembrerebbe che i movimenti dei lavoratori siano FORTEMENTE incentivati dalla direzione dello stabilimento che vuole fare il pugno duro per non aprire il portafogli.
L'Ilva di Taranto nel 2011 ha fatturato 9 miliardi e mezzo di euro. Emilio Riva ( famiglia) possiede 39 stabilimenti siderurgici in tutto il mondo, ed è infine il maggiore azionista dell'Alitalia (altra impresa fallimentare e mantenuta dallo Stato). Ora è agli arresti domiciliari con l'accusa di strage e disastro ambientale.
E intanto Clini sventola 336 milioni di euro fantasma non suoi con cui manco lui sa che farci mentre, insieme al suo compagno di merende Passera, attacca gli esiti del più importante processo del XXI secolo europeo chiedendone l'immediato riesame, senza che nessuna delle condizioni che hanno fino ad oggi causato il disastro sanitario di Taranto sia stata messa in discussione!
Dovrebbe invece mettersi una mano sulla coscienza e vergognarsi per questa miserabile elemosina posticcia visto che l'Italia ha stanziato più di 4 miliardi di euro per Porto Marghera!!!
Di questo noi cittadini, operai e chiunque viva la propria vita con rispetto e dignità dobbiamo indignarci! Per questo dovremmo scendere uniti in piazza!
Basta prenderci per il c...!
Ma purtroppo, viviamo nella città che riesce a far rivoltare sia Machiavelli che Marx nella tomba. Dove la popolazione di uno dei paesi più avanzati di ogni epoca per civiltà, economia e cultura, si comporta come le masse analfabete che nel Medioevo linciavano gli eretici senza sapere che era la Chiesa a farli vivere nella miseria.
Dove gli scioperi sono organizzati e pagati dai proprietari delle ferriere, con i sindacati che ringhiano tenuti ben saldi dal guinzaglio del padrone.
Dove l'informazione si compra con pochi euro e qualche abbonamento allo stadio.
Oggi queste masse di consumatori di benzina e diossina che si chiamano tarantini possono cambiare la loro storia.
Vogliamo crederci, vogliamo sperare fino alla fine che dietro l'esempio di una piccola donna che ha rinunciato alla sua libertà e al suo benessere per dire tutta la verità anche il grande mondo operaio trovi la forza di reagire!
Ilva, il gip: «Sequestro a tutela della vita umana»
Taranto, «per anni inquinamento dettato da una logica di profitto».
L'ordinanza di sequestro dello stabilimento Ilva di Taranto è arrivata il 16 luglio dopo mesi di attesa: l'inchiesta sui danni ambientali causati alla zona dalla fabbrica ha causato molte polemiche e anche la paura per i dipendenti del sito di perdere il lavoro. In 8 mila, non appena hanno saputo dei sigilli, hanno avviato una manifestazione di protesta.
«INQUINAMENTO DETTATO DAL PROFITTO». Il gip Patrizia Todisco, nel testo dell'ordinanza, ha scritto che la situazione dell'Ilva «impone l'immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo».
Todisco ha puntato direttamente il dito sui vertici dell'Ilva, di cui otto finiti agli arresti domiciliari: «Chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza».
GRAVISSIMI DANNI AD AMBIENTE E PERSONE. I livelli di inquinamento, ha sottolineato, sono ancora oltre i limiti proprio a causa delle «emissioni nocive che hanno impatti devastanti» sulla popolazione e sull'ambiente, come ha potuto rilevare l'Arpa.
«La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all'ambiente e alla salute delle persone» ha scritto il gip.
Sono state individuate anche tre figure tecniche (due funzionari dell'Arpa Puglia e uno del Dipartimento di prevenzione dell'Asl di Bari) che devono sovrintendere alle operazioni e garantire il rispetto delle norme di sicurezza.
Della gestione delle fasi che riguardano il personale è invece stato incaricato un commercialista e revisore contabile.
«L'inquinamento ha provocato malattia e morte»
«L'imponente dispersione di sostanze nocive nell'ambiente urbanizzato e non» ha aggiunto il gip, «ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute, ma addirittura un gravissimo danno per le stesse, danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte».
Secondo Todisco, le conclusioni della perizia medica sono sin troppo chiare.
«È STATO UN DISASTRO AMBIENTALE». «Non solo, anche le concentrazioni di diossina rinvenute nei terreni e negli animali abbattuti costituiscono un grave pericolo per la salute pubblica ove si consideri che tutti gli animali abbattuti erano destinati all'alimentazione umana su scala commerciale e non, ovvero alla produzione di formaggi e latte».
Il problema che ha causato l'Ilva sul territorio di Tarnato è stato così un vero e proprio «disastro ambientale inteso chiaramente come evento di danno e di pericolo per la pubblica incolumità e idoneo a investire un numero indeterminato di persone».
«Non vi sono dubbi sul fatto», ha concluso, «che le sostanze inquinanti erano sia chiaramente cancerogene, ma anche comportanti gravissimi danni cardiovascolari e respiratori. Gli effetti degli Ipa e delle diossine sull'uomo non potevano dirsi sconosciuti» (Lettera43)
Il gip: "Ilva mossa da logica del profitto
sequestro per tutelare la vita umana"
Danni gravissimi alla salute provocati dallo stabilimento.
I passaggi più significativi dell'ordinanza con cui sono stati disposti i sigilli a parte degli impianti
Il gip: "Ilva mossa da logica del profitto sequestro per tutelare la vita umana" Patrizia Todisco
"Chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza". Sono pesantissime le conclusioni a cui è giunto il gip di Taranto Patrizia Todisco che oggi ha disposto il sequestro di sei reparti a caldo del siderurgico tarantino e ha ordinato l'arresto per otto persone, coloro che per anni hanno gestito lo stabilimento dell'Ilva.
Secondo il giudice la gestione del siderurgico più grande d'Europa è "sempre caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni provocati", ha un impatto "devastante" sull'ambiente e sui cittadini e ha prodotto un inquinamento che "ancora oggi" provoca disastri nelle aree più vicine allo stabilimento. Nelle circa 600 pagine che compongono i due provvedimenti cautelari (di sequestro dello stabilimento e di arresto) il gip fa a pezzi tutti coloro che nei decenni hanno guidato l'impianto siderurgico. E, soprattutto, afferma che lo stop alle acciaierie deve essere immediato "a doverosa tutela di beni di rango costituzionale" come la salute e la vita umana "che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta". Gli accertamenti e le risultanze emersi nel corso del procedimento,
infatti, hanno "denunciato a chiare lettere l'esistenza, nella zona del tarantino, di una grave e attualissima emergenza ambientale e sanitaria, imputabile alle emissioni inquinanti, convogliate, diffuse e fuggitive, dallo stabilimento Ilva".
E siccome "la salute e la vita umana sono beni primari dell'individuo, la cui salvaguardia va assicurata in tutti i modi possibili", ribadisce il giudice riportando un passaggio della richiesta dei pm, l'impianto va fermato. Anche perchè chi ha diretto lo stabilimento doveva farlo "salvaguardando la salute delle persone", adottando "tutte le misure e utilizzando tutti i mezzi tecnologici che la scienza consente, al fine di fornire un prodotto senza costi a livello umano". Dunque "non si potrà mai parlare di inesigibilità tecnica o economia quando è in gioco la tutela di beni fondamentali di rilevanza costituzionale, quali il diritto alla salute, cui l'art. 41 della Costituzione condiziona la libera attività economica".
Ed invece, dice il giudice, i vertici dell'Ilva hanno fatto tutto il contrario. "L'attuale gruppo dirigente - afferma infatti - si è insediato nel (maggio) 1995, periodo in cui erano assolutamente noti non solo il tipo di emissioni nocive che scaturivano dagli impianti ma anche gli impatti devastanti che tali emissioni avevano sull'ambiente e sulla popolazione". Così come "chiarissimi" erano gli effetti subiti dalle aziende agricole. Ma non solo: "già nel 1997 e poi a seguire fino ad oggi gli accertamenti dell'Arpa evidenziavano i problemi per la salute che determinavano le emissioni del siderurgico".
Di fronte a tutto ciò, l'intero gruppo dirigente ha sottoscritto degli "atti d'intesa volti a migliorare le prestazioni ambientali dell'impianto" (il Gip cita il primo del gennaio 2003 seguito da uno del febbraio e uno del dicembre 2004 e l'ultimo dell'ottobre 2006) che vengono definiti come "la più grossolana presa in giro compiuta dai vertici dell'Ilva". Non c'è quindi alcun dubbio che si è di fronte ad un disastro colposo.
"L'imponente dispersione di sostanze nocive nell'ambiente e non...ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute (pubblica) delle persone esposte a tali sostanze nocive ma, addirittura, un gravissimo danno per le stesse". Danno, conclude il gip che "si è concretizzato in malattie e morte". Morte documentata della popolazione di Taranto - secondo i dati snocciolati dal giudice - dagli "eccessi significativi di mortalità per tutte le cause e per il complesso delle patologie tumorali, per singoli tumori e per importanti patologie non tumorali, quali le malattie del sistema circolatorio, del sistema respiratorio e dell'apparato digerente, prefigurando quindi un quadro di mortalità molto critico". Da 1995 al 2002 è stata inoltre registrata "significativamente in eccesso la mortalità per tutti i tumori in età pediatrica (0-14 anni)". (Repubblica)
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