Taranto: due anni soltanto per convincere i cinesi a tornare
EVERGREEN DI TAIWAN E HUTCHISON WHAMPOA HANNO
DIROTTATO LINEE VERSO IL PIREO. GOVERNO E ENTI LOCALI VARANO UN PIANO
DA 400 MILIONI PER RIAMMODERNARE BANCHINE E INFRASTRUTTURE E FARLE
TORNARE APPETIBILI PER GLI ARMATORI DEL FAR EAST
Taranto «Subito le opere marittime infrastrutturali o si
smobilita». L’aut aut è arrivato alla fine del 2011. Evergreen di
Taiwan e Hutchison Whampoa di Hong Kong, il gruppo cinese
concessionario con la società Tct del porto di Taranto dal 2001, ha
trasferito due delle quattro linee con il Far East dallo scalo jonico al
Pireo, dimezzando il traffico dei containers. E potrebbe non fermarsi
qui. La crisi dello scalo pugliese si aggrava, con conseguenze
immediate sui lavoratori: 160 in mobilità e rischio per 1500 addetti
tra diretti e indotto. E’ sotto queste pressioni che tre settimane fa si
firma un accordo presso la presidenza del Consiglio per il rilancio del
porto, tirando fuori dal cassetto progetti che ci sono già, a
bagnomaria da troppo tempo. E, come risorse, un pacchetto di 400
milioni di euro in totale, di cui 219 deliberati dal Cipe, e dai
privati oltre 100 milioni. Tempi certi: il cronoprogramma ministeriale
parla di 24 mesi dall’apertura dei cantieri. Prossime tappe:
adeguamento dei progetti e gare da bandire. Nel piano di rilancio sono
previsti dragaggi per accogliere le grandi navi da 14 mila Teu (la
misura standard di volume nel trasporto container), la cassa di colmata
dei fondali del molo polisettoriale, la nuova diga foranea di protezione
del porto, l’allargamento strutturale della banchina di Levante. I
lavori della piattaforma logistica invece sono partiti. Si tratta dello
sviluppo di un’area retro portuale di 750 mila metri quadrati in cui
le merci in transito potranno
essere lavorate, assemblate e impacchettate prima di riprendere
il viaggio. Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale in carica
da un anno, che il governo Monti ha nominato commissario straordinario
per le opere, si mostra fiducioso. «E’ un accordo importante dice -
per scongiurare una situazione di crisi ma nello stesso tempo perché
promuove lo sviluppo dei traffici. Evergreen e Hutchison Whampoa si
impegnano a investire in proprio e a portare nello scalo un maggior
numero di navi. L’intesa ha avuto subito riflessi positivi all’estero -
aggiunge - e speriamo che Taranto inizi a essere guardata come hub
logistico dei traffici dal Far east all’Europa, grazie alla sua
posizione strategica». A chi toglierà traffico Taranto? «Ai porti
concorrenti del Mediterraneo - risponde Prete - Nord Africa, Pireo o
anche ai porti spagnoli. Con il raddoppio dei binari per il collegamento
alla rete ferroviaria nazionale e la nascita di una stazione nell’area
portuale, dimezzeremo i tempi di percorrenza dei carichi diretti
verso il Nord Europa rispetto agli attuali 4 giorni di navigazione
attraverso lo Stretto di Gibilterra. E così un container sbarcato a
Taranto, arriverà via ferrovia in 34 ore a Monaco di Baviera». A metà
giugno l’Autorità portuale tarantina ha stipulato anche un accordo
economico e strategico con il porto di Rotterdam, «una partnership che
ci dà un marchio di qualità». Per il trasporto su gomma c’è lo svincolo
portuale per l’autostrada Adriatica. Senza trascurare l’aeroporto di
Grottaglie, distante appena 20 chilometri, ora utilizzato esclusivamente
dall’Alenia. Confindustria Taranto, presieduta da Vincenzo Cesareo
rivendica il protagonismo dell’imprenditoria locale: «Il messaggio è
chiaro: il territorio non può più attendere». Dopo la bufera, Antonio
Maneschi, agente marittimo e membro del cda di Evergreen, conferma
gli impegni su Taranto: «Evergreen e Hutchison impiegheranno 70
milioni di euro in nuove attrezzature e 15 per rimettere a posto i
mezzi esistenti. Il terminal servirà le nuove navi da 14 mila teu che
Evergreen ha ordinato e che saranno pronte nel 2014. Taranto ha una
doppia funzione, sia come porto hub di trasbordo feeders che come porto
regionale. Finalmente dopo dodici anni i dragaggi prenderanno il via.
La previsione sui tempi è la consegna delle banchine entro il 2014».
Per promuovere la ripresa, Riccardo Fuochi, numero due nazionale di
Confapi Trasporti, ha accompagnato alla fiera di Shangai operatori
pugliesi con il progetto di Taranto. «L’economia cinese fa girare le
merci e i traffici, Taranto è ubicata in posizione strategica nel
Mediterraneo ed è una piattaforma per il rilancio nei Balcani, Grecia,
Turchia, Nord Africa e anche Sud Italia. Il punto è sviluppare
attorno al porto una rete di servizi e linee efficienti. I cinesi
vogliono conoscere le convenienze in ordine a tempi, costi e servizi.
Ora la palla è in mano nostra». Giannandrea De Domenico, patron di
Rimorchiatori Napoletani, è uno degli armatori che operano a Taranto.
«Un aumento significativo del lavoro comporterà anche la possibilità
di praticare tariffe più convenienti. I nostri principali clienti oggi
sono l’acciaieria Ilva, la raffineria Eni, la base militare. Secondo le
stime dovremmo avere nel 2015-2016 un traffico di container pari a 1,5
milioni di Teu all’anno. Non partiamo da zero; sono convinto che
trattandosi di un completamento sarà più facile arrivare al traguardo».
Sopra, Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale di Taranto e
ora anche commissario straordinario per le opere Qui sopra,
un’immagine del porto di Taranto. Il volume di traffici nel primo
quadrimestre ha subito un crollo
(Patrizia Capua - Repubblica)
Nessun commento:
Posta un commento