giovedì 26 luglio 2012

Apocalyps sui giornali (e solo là). Non facciamoci gabbare!

Ammesso che la soffiata dell'ANSA sia vera. Dopo anni ed anni che i cittadini, stanchi di seppellire parenti grandi e piccoli e di veder partire figli laureati, denunciano in tutte le lingue e in tutte le sedi che l'Ilva inquina mortalmente. Dopo decenni che i politici, amministratori, sindacati e gruppi di potere sono stati conniventi con il padrone per spremere il territorio in nome del profitto più becero. Dopo mezzo secolo di piatti di lenticchie in cambio di ricchezza del Paese e di pochi imprenditori. Adesso che la magistratura si è trovata nell'obbligo di applicare la legge perchè la corda è stata tirata troppo a lungo, tutti protestano e fanno quadrato attorno a quei padroni che ci hanno considerato fin dall'inizio come utili bestie. Il Comitato per Taranto è con i cittadini e con gli operai. Solo unendoci potremo obbligare quelli che hanno fatto i soldi sulla nostra pelle a lavorare insieme a noi per costruire il nostro nuovo futuro. Non è con la battaglia tra cittadini che si vincerà la guerra per il benessere della città. Il modello del passato, fatto di complicità, corruzione e menefreghismo ha reso troppe persone povere, scontente e dipendenti da pochi potenti sfrontati. Oggi tutti hanno imparato che stare zitti e ubbidire non basta ad assicurarci il benessere. Torniamo a discutere tutti insieme in piazza. Ricominciamo a porci domande, a cercare di rispondere tra noi e a saper chiedere a chi ci rappresenta! Oggi non ha vinto nessuno. Ma questo può essere il "giorno zero" della nuova Taranto. Operai e cittadini: uniamoci!!! 

Ilva, il gip firma ordine di sequestro
Pronti anche arresti, migliaia di operai in strada
Taranto, secondo l'agenzia Ansa la magistratura ha già disposto i sigilli all'acciaieria. Imminenti anche ordini di custodia per alcuni dirigenti. L'indagine è per "disastro ambientale". Settemila i dipendenti pronti a marciare sulla città, dopo lo sciopero di ieri Ilva, il gip firma ordine di sequestro Pronti anche arresti, migliaia di operai in strada

Il gip Patrizia Todisco - secondo quanto apprende l'Ansa - ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti. La notizia arriva da fonti vicine all'inchiesta, anche se non ci sono conferme ufficiali. Intanto, gli operai sono usciti dallo stabilimento e manifestano sulle statali Appia e 106. I sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm stanno preparando la mobilitazione avendo avuto sentore che possa essere ormai imminente la notifica del provvedimento da parte dei carabinieri. Un assembramento di 3-4000 persone si è formato sulla statale 7 Appia, all'altezza della direzione aziendale, pronto a partire in corteo verso il centro della città per manifestare contro il ventilato sequestro degli impianti dato per imminente. Altre 3000 persone, dipendenti del 2° turno, sono attese a breve per dare inizio alla manifestazione.

Un nuovo blitz dopo quello di ieri, chiamato dai lavoratori stessi 'sciopero preventivo'. Il rincorrersi di voci sull'imminente sequestro, la tensione alle stelle, la città blindata: i lavoratori stremati dall'attesa hanno deciso di dare vita a una nuova manifestazione, mentre a Roma il governo, gli enti locali e le parti sociali firmano l'accordo sulle bonifiche e per il risanamento della città jonica. Una manifestazione è in corso anche nella capitale, sotto al ministero dell'Ambiente (per il ministro "lo stabilimento non va chiuso"). Un elicottero dei carabinieri dalla mattina sorvola l'area dello stabilimento e le strade che portano al centro di Taranto sono presidiate dalle forze dell'ordine. I lavoratori sono gli stessi che il 30 marzo invasero la città. Quella volta erano il doppio e sfilarono nel giorno in cui venivano consacrate in incidente probatorio due perizie che accusano Ilva di produrre, oltre all'acciaio, malattia e morte.

"Quella di ieri è stata solo la prima iniziativa - aveva detto Mimmo Panarelli, segretario provinciale della Fim - ma ne seguiranno altre molto più pesanti nei prossimi giorni perché i lavoratori non reggono più questa situazione in cui viene messo in discussione il loro futuro occupazionale". "Rispettiamo i magistrati - dice oggi un lavoratore - ma non capiamo perché intervengono ora che Riva sta spendendo soldi per far sposare ambiente e fabbrica. Noi vogliamo lavorare, perché così difendiamo il futuro dei nostri figli". Il pool di magistrati guidati dal procuratore Franco Sebastio ha messo sotto accusa Emilio e Nicola Riva e tre dirigenti del siderurgico, con una sfilza di contestazioni, tra le quali svetta quella di disastro ambientale. Le accuse trovano conforto in due perizie. Per questo da giorni vivono assediati e camminano seguiti da poliziotti e carabinieri che hanno il compito di proteggerli. "L'azienda ecocompatibile va bene - dice un altro operaio - ma bisogna dare tempo all'azienda. Noi dobbiamo continuare a lavorare, altrimenti dove si va?". "In questa città - gli fa eco un collega - le prospettive sono quasi zero. La chiusura dell'Ilva manderebbe in crisi le nostre famiglie. Sarebbe una decisione traumatica. Ecco perchè stiamo presidiando le portinerie".

MAGISTRATI SOTTO PROTEZIONE I magistrati sono come rinchiusi in un bunker. Non hanno la scorta, ma quella che si chiama sorveglianza speciale, una macchina delle forze di polizia li segue passo dopo passo per paura di qualche esagitato. "Cinque lettere negli ultimi anni, senza mai avere avuto una risposta" ripete il procuratore di Taranto, Franco Sebastio da settimane. L'ultima - alla Regione, alla Prefettura, al ministero eccetera eccetera - diceva così: "Dal contenuto della relazione tecnica depositata si desumono elementi conoscitivi tali da destare particolare allarme. Gli elementi fin qui accertati possono e debbono essere valutati dagli enti diretti destinatari di questa comunicazione, i quali sono titolari di specifici 'poteri-doveri' di intervento in materia di intervento (...) c'è da tutelare il diritto alla salute e quindi alla vita, unico di tali diritti che, oltre ad essere assoluto e valido erga omnes, non tollera alcun contemperamento ".

A ROMA SI FIRMA LA FIRMA DEL 'PATT PER TARANTO' Il presidente della Regione Nichi Vendola è a Roma per la riunione convocata dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Governatore e rappresentante del governo insieme con il sindaco e il presidente dell’amministrazione provinciale del capoluogo ionico, Ippazio Stefàno e Gianni Florido, sottoscriveranno il protocollo d’intesa per dare il via a "interventi urgenti di bonifica, riqualificazione e infrastrutturazione" nell’ambito dell’area industriale. Area industriale, come ricordava qualche giorno fa il segretario generale della Cgil Gianni Forte, dove numerosi terreni risultano inservibili perché in un modo o nell’altro contaminati. Una situazione, questa, che impedisce la possibilità di programmare nuovi investimenti. Il protocollo d’intesa dovrà stabilire innanzi tutto la quantità di quattrini che lo Stato vuole sborsare. Ad oggi c’è solo la disponibilità della giunta Vendola perché la Puglia tiri fuori qualcosa come 100 milioni di euro. Lo stesso Vendola aveva reclamato nei giorni scorsi che il governo Monti partecipasse a questa “operazione salute” con almeno 200 milioni di euro. Il totale del “tesoretto” non dovrebbe cioè, essere inferiore ai 300 milioni di euro. In contemporanea, anche un sit-in di protesta.

CLINI: 'LO STABILIMENTO NON VA BLOCCATO' "L'Ilva di Taranto non va fermata. Il giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va attualizzato". A dirlo, in un'intervista al Sole 24 Ore, il ministro Clini, secondo cui "è arrivato il momento di lavorare insieme e di fare riposare gli avvocati". "La situazione dell'Ilva di 10-15 anni fa era molto diversa da quella attuale. Oggi si può dire che l'Ilva è uno stabilimento in cui è in atto un processo di trasformazione della produzione per renderla adeguata agli obiettivi nazionali e alle direttive europee", rileva Clini. Per questo, "il giudizio deve tenere conto del lavoro fatto fino ad oggi e dunque della possibilità concreta che esiste di completare il percorso iniziato per rendere l'impianto sostenibile". Da parte del ministero "il primo sforzo è quello di dotarci di tempi certi e rapidi", spiega Clini. "Anche la Regione Puglia, come la Provincia e il Comune di Taranto, stanno facendo la stessa cosa, perché esiste un obiettivo comune: lavorare insieme per avviare le iniziative da prendere per il risanamento ambientale e la riqualificazione industriale dell'intera area". "Se concordiamo un piano di azioni insieme possiamo riprendere il percorso già iniziato. Nella consapevolezza - sottolinea il ministro - che gli interventi devono tenere conto della competitività dell'impresa: non sarebbe un gran risultato costringere le aziende a chiudere e ad abbandonare un sito perché le prescrizioni ambientali non sono sostenibili dal punto di vista economico". In questo processo "anche l'azienda deve fare la sua parte", prosegue Clini. "Il ministero dell'Ambiente è disponibile a rivedere alcune delle sue posizioni per superare il contenzioso. A patto che l'azienda faccia lo stesso". (LaRepubblica)

...in tutta questa apocalisse, lo spot che precede il videodocumento sulle agitazioni pare fatale ironia...


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