venerdì 19 febbraio 2010

Taranto è insalubre!

Nella ricerca scientifica, processo induttivo per eccellenza, la raccolta e l'interpretazione dei dati costituisce la premessa fondamentale per qualsiasi valutazione. Lo sanno bene quegli scienziati "di parte" che proprio attraverso la discrezionalità dei dati riescono a dimostrare ipotesi che assecondano le aspettative di alcuni piuttosto che sancire situazioni scomode.
Si vedano, a titolo di esempio, i seguenti articoli sull'interpretazione della situazione climatica mondiale:
- I "trucchi" dei climatologi
- Gli Sherlock Holmes del clima

Veniamo al caso Taranto:

(Da F.R.) A gennaio hanno presentato Mal'aria 2010 nelle sintesi che poi finiscono nei titoli dei tg, Taranto non c'è mai, salvo poi comparire con un bel primato negativo che incollo qui sotto, estrapolato dal pdf a quanto pare tutti i dati arrivano dalle Arpa italiane
Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è sempre e comunque il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. È questo il caso di Taranto dove, stando all’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano pubblicato dall’Ispra, l’industria è responsabile del 92% delle polveri sottili e di oltre l’80% degli ossidi di azoto emessi su scala comunale.

Taranto, viene citata solo in una tabella riguardante l'azoto, mai in cima alle liste però figura tra le città italiane osservate dallo studio di Epiair

Gli effetti a breve termine: lo studio EpiAir
La relazione tra la presenza di questi inquinanti in atmosfera e gli effetti negativi sulla salute in Italia è stata studiata recentemente con il progetto “EpiAir-Inquinamento e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) e coordinato dal Prof. Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio. Lo studio è stato condotto in 10 città (Torino, Milano, Mestre-Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Palermo, Cagliari) e ha preso in considerazione la mortalità e i ricoveri della popolazione adulta (età >35 anni) per il periodo 2001-2005.

in un altro passaggio, come è scritto nel pdf, si cita il treno verde del 2009 solo ed esclusivamente per i dati sull'inquinamento acustico,
6.2 Il monitoraggio del Treno Verde di Legambiente
È dal 1988 che Legambiente viaggia con il Treno Verde per le principali città italiane, monitorandone lo stato di salute, la qualità dell’aria e i livelli di inquinamento acustico. Di seguito si riportano i risultati del monitoraggio dell’edizione 2009 relativi al rumore effettuato nelle città di Napoli, Taranto, Pescara, Verona, Alessandria, La Spezia e Firenze. I valori riscontrati sono sempre stati al di sopra della norma, sia per i valori diurni che notturni, e in alcuni casi, come a Pescara e a Napoli, i valori limite sono stati superati anche di oltre 10 decibel. Questi risultati sono relativi solo ai giorni di presenza del Treno Verde nelle città indicate, e non possono quindi essere considerati se non una istantanea dell’inquinamento acustico di quelle città, comunque utile per porre l’attenzione su situazioni di criticità sulle quali intervenire.


a questo punto leggiamo l'articolo di Francesca RANA pubblicato sul Quotidiano del 6 marzo, dopo la partenza, il treno verde doveva servire a monitorare tutto....non solo l'inquinamento acustico....

Le raffiche di vento hanno compromesso le rilevazioni dell’inquinamento, di Legambiente Nazionale e Istituto sperimentale RFI, Rete Ferroviaria Italiana, risalenti al 3 e 4 marzo. Il vento ha portato altrove le polveri rosse. Di conseguenza, i dati raccolti durante la sosta del Treno Verde alla stazione di Taranto non potrebbero, forse, essere usati a fini scientifici o statistici. Tuttavia, nonostante l’interferenza meteorologica, colpevole della ridotta durata dei rilevamenti, 48 ore invece di 72, i risultati superano i limiti molto spesso ed evidenziano picchi notturni quando l’unica fonte di inquinanti incidente è l’industria. Il responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha presentato i dati del monitoraggio ambientale a bordo del Treno Verde, ieri mattina, prima di ripartire verso Pescara. Al suo fianco, c’erano Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, Vittorio Valentini, responsabile del laboratorio dell’RFI, Roberto Giua dell’Arpa Puglia, Aniello Semplice, direttore del trasporto regionale di Trenitalia, e Michele Losappio, assessore all’Ecologia della Regione Puglia. I controlli sono stati fatti con le centraline mobili di Legambiente ospitate nei balconi di Viale Trentino e Via De Vincentis e nel laboratorio mobile dell’RFI in via Lisippo. Sono state riscontrate percentuali di polveri sottili, PM10, al di sopra dei 50 μg/m3 e percentuali massicce delle più nocive PM 2,5 (unico parametro in vigore, i 25 μg/m3 annuali della direttiva europea 2008/50/CE). Di giorno, nelle due strade monitorate da Legambiente, sono venuti fuori questi numeri: 115 μg/m3 di PM10, 28% di PM2,5 in viale Trentino; 80 μg/m3 di PM10 e 47,5% di PM 2,5 ai Tamburi. Di notte: tra le 21 e le 22, la media di 150 μg/m3 di PM10 in viale Trentino, e 101 μg/m3 di PM10 tra le 23 e le 24 in Via De Vincentis. Il picco orario massimo di Viale Trentino è stato trovato tra le 13 e le 14 con 169 μg/m3 di PM10. In via Lisippo: 112 μg/m3 di PM10 alle 4 e 153 μg/m3 alle 8. A queste rilevazioni, falsate dal vento in difetto, Roberto Giua, dell’Arpa, aggiunge le sostanze cancerogene trovate ai Tamburi in tutto il 2008, in via Macchiavelli, con dati di Benzoapirene mediamente superiori al limite annuale di 1ng/m3, un picco di novembre di 1,59, e picchi di Idrocarburi Policiclici Aromatici del 27,8 ng/m3 ad ottobre. «L’Inquinamento atmosferico c’è e va ridotto – dichiara Ciafani – l’aria di Taranto è insalubre. La sintesi delle istanze di Industria, Politica, Ambientalisti, deve portare ad una riduzione dell’impatto. Questa città detiene il triste primato nazionale dell’inquinamento atmosferico industriale e non può più attendere. Rinnoviamo l’appello, il ministro dell’Ambiente e la commissione Aia nazionale devono rispettare il termine del 31 marzo per il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali agli impianti industriali, rigorose in tempi e interventi». Lunetta Franco, ricordando gli incontri sul Parco delle Gravine, la raccolta delle lenzuola esposte alle polveri nell’ambito di Mal’aria e la relazione di Lorenzo Liberti sulla copertura dei parchi minerari (ancora scoperti nonostante la condanna dell’Ilva in Cassazione, non sfociata nel risarcimento danni perché Provincia e Comune nel 2005 hanno ritirato la costituzione di parte civile) ribadisce: «Quanto emerge dalle analisi del Treno Verde sul PM10 è molto preoccupante e purtroppo è l’ennesima conferma per una città che continua ad essere vittima di una situazione inammissibile. Come già ribadito in questi giorni, l’accordo firmato tra Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia e Ilva sulla riduzione dell’emissione di diossina per noi è solo il primo passo, che già da troppo tempo aspettavamo. Legambiente non ha intenzione di abbassare la guardia, bisogna continuare in questa direzione su tutti gli inquinanti e gli impianti industriali per garantire ai tarantini di respirare aria pulita in tempi brevi». L’assessore Losappio ha commentato con favore la notizia di Trenitalia dei 35.000 viaggi in auto in meno nella Taranto/Bari nel 2008, e dell’aumento dei passeggeri della tratta ferroviaria fino ad 1 milione in più rispetto all’anno precedente, con la conseguente riduzione di Co2. Non ha perso la fiducia sulle riduzioni di inquinanti connesse all’avvio dell’urea all’Ilva di Taranto e ricorda la costituzione di un comitato tecnico scientifico per il Registro Tumori presso l’Oncologico di Bari. La questione diossine, secondo lui, non dovrebbe influenzare l’iter dell’Aia. Nel Treno Verde, venuto a Taranto ogni 10 anni dall’88, in questi giorni ci sarebbe stata una buona affluenza di allievi e studenti delle scuole, coinvolti nelle dimostrazioni nei diversi vagoni. Grazie alle lezioni di Legambiente, Isolando e Remedia, è stato possibile conoscere le fonti energetiche rinnovabili ed alternative e tutte le soluzioni possibili contro i mutamenti climatici del pianeta: mobilità sostenibile, energie rinnovabili, riciclo dei rifiuti e risparmio energetico.

Leggi l'ultimo dossier Mal'aria

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