domenica 14 febbraio 2010

Quando Riva era "padrone delle ferriere" da "tratta degli schiavi"

Anno 2001, parla l'attuale ministro Scajola.
Il braccio di ferro tra il paròn che considerava Genova un suo feudo e gli interessi che assediavano l'area siderurgica... Al punto di minacciare la revoca della concessione!


Riva faccia l'imprenditore non il padrone delle ferriere
Riva? "Un imprenditore importante che parla come un padrone delle ferriere". Genova? "Una città che non vuole più saperne di siderurgia". Claudio Scajola. coordinatore nazionale. di Forza Italia ha appena letto l'intervista dell'altro ieri al Secolo XIX in cui Emilio Riva accusa Berlusconi di "essere liberista ovunque tranne che in Liguria" e il Presidente polista della Regione Sandro Biasotti di essere uno stalinista perché vorrebbe chiudere l'Ilva, mandando gli operai a lavorare nei cantieri navali. Scajola non ci sta.
Anzi, è probabile che l'uscita dell'industriale siderurgico sia stato argomento di conversazione con il Cavaliere. Così, il braccio destro del leader del Polo dice una volta per tutte cosa pensa della siderurgia e di Riva. Al quale lancia una proposta.
Allora Scajola, Berlusconi prende lezioni di liberismo?
"Non capisco a cosa si riferisce Riva perché su Cornigliano riteniamo che sia necessario cimentare tutte le fantasie della libera impresa.
Certo non vogliamo statalizzare questa area. Le posizioni di Berlusconi sono uguali sempre e dovunque e non c'è alcuna differenza fra Berlusconi e Forza Italia".
Significa che siete anche d'accordo con Biasotti?
"Sulle acciaierie di Cornigliano abbiamo avuto una posizione durante la campagna elettorale e su questa abbiamo ottenuto il consenso dei genovesi. La posizione non è cambiata. Biasotti interpreta la volontà della coalizione e i programmi di Forza Italia".
Però ammetterà che è curioso vedere il Polo schierato contro un grosso imprenditore
"Questo non significa non essere liberisti".
Non vorrà dire non essere liberisti, però in questo caso la posizione di Biasotti va a ledere gli interessi di un industriale.
"Essere liberisti non significa tutelare sempre e comunque le attività di taluni Imprenditori, ma costruire e dare la possibilità di libera iniziativa a chiunque nella valutazione di un interesse superiore".
E qual e l'interesse superiore?
"Quello dei genovesi: gli unici padroni. Stiamo parlando del futuro di Genova e a tutti è evidente che, con l'aprirsi del nuovo millennio; l'area di Cornigliano può avere un utilizzo certamente più consono alle prospettive di crescita della città".
Insomma, Riva deve chiudere?
"Nessuno vuole cacciare Riva. Riva è un imprenditore di livello nazionale. Discutiamo tutti insieme: noi, luì, i genovesi, il Presidente della Regione, il Sindaco. Ma discutiamo dello sviluppo di questa area che deve trovare Riva primo protagonista del cambiamento".
Ma Riva dice "faccio acciaio e basta".
"Non possiamo acconsentire degli atteggiamenti da padrone delle ferriere che non corrispondono all'interesse di Genova e nemmeno a quelli di Riva".
E Io spiega a lei a Riva?
"Riva sta conducendo una battaglia, forse perfino sentimentale, che a mio parere lo sta isolando. Ma nell'intervista che ho letto con attenzione sul Secolo XIX vedo degli spiragli".
Quali?
"Quando Riva dice che sarebbe disponibile anche a pagare l'affitto tenendo chiusa l'acciaieria".
E che spiraglio sarebbe?
"Significa che Riva comincia a rendersi conto che nessuno pensa più a Cornigliano con uno sviluppo da acciaieria. E Riva, che è intelligente, sa bene che nulla si può fare contro la collettività. Allora ci deve essere la soluzione per utilizzare al meglio quell'area".
Altrimenti?
"Altrimenti si potrebbe dire che si può far decadere la concessione dell'area o addirittura arrivare alla revoca della concessione. Ci sono degli strumenti giuridici".
Sui quali però si sono sollevati parecchi dubbi da molte parti.
"Difatti non è certamente questo lo strumento auspicato da Berlusconi, da me; ne da Biasotti. Ma nemmeno Riva deve pensarci. Quindi il discorso è di valutare l'interesse complessivo di questa area. E Berlusconi e il primo a ritenere che occorra trovare un utilizzo diverso di questa area".
Cosa intende per diverso?
"C'è una proposta presentata dalla società rappresentata da Castellano, dal gruppo Lazard, ma anche lo stesso Riva può farsi avanti. Noi gli diciamo: invece dl sfidare I genovesi, Berlusconi e Biasotti, fatti promotore tu stesso di un diverso utilizzo dell'area, che sia consono allo sviluppo turistico, culturale e portuale".
Perché dovrebbe farlo se fa soldi a palate con l'acciaio?
"Chi ragiona così è il padrone delle ferriere che guadagnava anche con la tratta degli schiavi, non un imprenditore che crea e si adatta ai tempi".
Lei aveva detto a Biasotti di non fare troppo il "duro" perché rischiava di trovarsi con un pugno di mosche. Lei non sta facendo altrettanto?
"Se si radicalizza lo scontro ci si trova tutti con un pugno di mosche in mano. Se non si può chiedere a Riva di rimetterci su questa vicenda non si può neanche chiedere a Genova di ipotecare per cinquant'anni un futuro contrario al suo modello dì sviluppo".
Insomma, il messaggio che lei e Berlusconi lanciate a Riva è: preparati un'alternativa all'acciaio perché, se andremo al governo, la siderurgia non passerà.
"I termini sono un po' crudi. Io direi: Riva, dialoga con i genovesi e studia con loro un'alternativa".
Per esempio?
"Potrebbe chiudere la parte più inquinante e mantenere una parte a freddo, dando la possibilità sul resto dell'area di realizzare un grande progetto avveniristico".
Senza forno elettrico?
"Lascerei all'imprenditore la proposta".
Supponiamo che Riva non accetti….
"Ognuno farà la sua parte".
Il Secolo XIX del 28/01/2001

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