mercoledì 10 febbraio 2010

Sono questi gli "imprenditori-modello" locali?

Patròn Riva da l'esempio... e i tarantini copiano. Conviene!

Taranto, scatta il maxi-sequestro al patron D'Addario: azienda senza autorizzazioni
Dopo un sopralluogo da parte di polizia e tecnici dell’Asl chiuso un centro auto del presidente del Taranto Calcio

TARANTO — Un lungo elenco di violazioni, dall’amministrativo al penale, ha fatto scattare il sequestro ieri pomeriggio del deposito di autovetture appartenente alla società D’Addario di Taranto. L’opificio dove avviene la preparazione delle autovetture destinate alla vendita nello showroom di Talsano, è situato nella zona industriale di San Giorgio Jonico. E’ lì che nella tarda mattinata di ieri, martedì, si sono presentati gli agenti della questura di Taranto, della polizia provinciale, dell’Ispettorato provinciale del lavoro e del Servizio Spesal del Dipartimento di prevenzione della Asl. Un blitz in piena regola che ha messo la lente d’ingrandimento su tutta la documentazione amministrativa della società leader in Italia nella commercializzazione di auto nuove e semestrali e con punti vendita anche a Milano. Il risultato delle verifiche ha fatto emergere più di un’anomalia che ha costretto il personale ispettivo a redigere un lungo verbale concluso con la proposta di sequestro dell’intera area industriale di circa quarantamila metri quadrati adibita ad officina, carrozzeria e lavaggio autovetture con all’interno circa trecento veicoli.
L'ACCERTAMENTO - «Dalla verifica - si legge nel rapporto finale della polizia - si accertava la completa mancanza di ogni autorizzazione amministrativa, ambientale, urbanistica, d’igiene e sicurezza sui posti di lavoro e del certificato di prevenzione incendi». La società D’Addario in totale ha settanta dipendenti tra tecnici, impiegati e dirigenti. In particolare sono state riscontrate violazioni in materia di gestione dei rifiuti speciali delle acque meteoriche e dei reflui del processo produttivo, nonché del lavaggio delle autovetture con inevitabile commistione tra le due attività industriali e il conseguente sversamento nel terreno di elementi inquinanti. Non solo. Gli ispettori del Servizio di prevenzione e controllo dei luoghi di lavoro hanno accertato la mancanza del documento di valutazione dei rischi e del certificato di prevenzione incendi.
ULTERIORI VERIFICHE - Gli accertamenti sulla società del patron del Taranto Calcio, Enzo D’Addario, non finirebbero qui perché l’ispettorato provinciale del lavoro sta lavorando sui «riscontri documentali ai fini della giusta qualificazione del rapporto di lavoro degli operai risultati assunti». Per tutto quanto emerso, è stato disposto il sequestro preventivo dell’intero opificio e conseguente denuncia penale all’autorità giudiziaria del legale rappresentante della società proprietaria dell’area in questione. Oggi la magistratura dovrebbe confermare o annullare il provvedimento di chiusura scattata soprattutto per i presunti reati di natura penale legati alla mancanza di impianti di smaltimento delle acque industriali. L’attività di D’Addario comprende anche un efficientissimo sistema di vendita on-line mediante un portale internet.
N. Dinoi (CdM)

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