venerdì 19 febbraio 2010

Taranto caput ladri

Corte dei conti sulla corruzione. In un anno mille casi in più
Mille denunce in più in un anno per casi di malaffare nella pubblica amministrazione in Puglia: è quanto afferma il procuratore regionale della Corte dei Conti, Francesco Lorusso
di Piero Ricci

MILLE fascicoli in più. In un anno, alla procura regionale della Corte dei conti in Puglia, le indagini sono passate dalle 5200 del 2008 alle 6200 del 2009. «Si denuncia di più, ed è del tutto evidente in questo incremento leggere la crescente insofferenza contro il malcostume», spiega il procuratore regionale Francesco Lorusso che si accinge a declinare in salsa pugliese, quello che ha illustrato il procuratore generale Mario Ristuccia alla inaugurazione dell'anno giudiziario. Che la Puglia cominci a ribellarsi di più al fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione, lo certifica la relazione di Ristuccia che cita la Puglia, dopo Toscana e Lombardia, tra quelle dove più alto è il numero delle denunce che hanno portato le procure regionali e emettere citazioni in giudizio per danno erariale. Undici i casi approdati al giudizio dalla procura contabile pugliese che ha certificato un danno per le casse pubbliche che si aggira sui 40 milioni di euro. I fascicoli che giacciono sulla scrivania dove il procuratore Lorusso sta impostando la relazione per il 12 marzo, data dell'inaugurazione dell'anno giudiziario in Puglia, disegnano uno spaccato dove - per ammissione dello stesso procuratore - è «più complesso individuare il fenomeno delle tangenti». La «mazzetta» del Terzo Millennio o, meglio, post-Tangentopoli s'è affinata.
«La tangente un tempo la si individuava analizzando la lievitazione dei prezzi negli appalti - spiega Lorusso - oggi prende forma attraverso altri fattori, che possono verificarsi ad esempio in una consulenza». Arrivare, insomma, al danno erariale è più difficile. Eppure appare macroscopico il danno dei danni certificato in Puglia nel 2009: i 24 milioni di euro "sottratti" alla Dogana di Taranto: qui alti funzionari hanno consentito a un'azienda che lavora metalli di smerciare prodotti con un codice commerciale che ha permesso agevolazioni fiscali non dovute.
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