sabato 27 febbraio 2010

C'è chi può e chi non deve


Riceviamo e pubblichiamo volentieri:

AGGIORNAMENTI PROCESSO TARANTO

In merito al processo cosiddetto “no global” di Taranto la Confederazione Cobas e il Comitato di quartiere Città Vecchia esprimono la solidarietà ai propri militanti coinvolti ed a tutti gli imputati per le assurde richieste di condanna da parte della P.M..

Altrettanto assurdi appaiono i titoloni e il largo spazio dati su tali richieste, senza entrare nel merito di tutta la vicenda, quasi fosse un processo alla criminalità organizzata e non un processo smaccatamente politico, quale è in realtà.

Basti ricordare che le indagini nascono quando in questa città imperavano in sequenza Cito e la Di Bello, contro le cui politiche gli attuali imputati si battevano strenuamente ed alla luce del sole. A memoria degli smemorati, qui si vuole ricordare che, senza alcuna voglia giustizialista che non fa parte della cultura delle scriventi, nel caso di Cito c’è stata una condanna per il 416 bis, oltre a varie forme di corruttela e nel caso della Di Bello oltre a vari procedimenti penali in corso, Taranto ha subito il peggior dissesto finanziario d’Italia del dopoguerra, che i tarantini stanno pagando amaramente. In sostanza in quel periodo certamente questo territorio è stato dilaniato e sbranato da un sistema affaristico-massonico-mafioso che per troppo tempo ha goduto di varie connivenze anche di pezzi delle istituzioni. Altrimenti non si spiegherebbe come mai quei sistemi sono durati nel tempo (anche troppo) e solo quando non era più possibile nascondere tutte le porcherie perpetrate a danno di questa città, le stesse sono venute fuori.

Nel frattempo “ovviamente” si indagava (?) su coloro i quali, a viso aperto, denunciavano quel sistema, chiedendo spazi di libertà e di democrazia, diritti per chi se li vedeva negati, pulizia e trasparenza nella pubblica amministrazione. Ed è altrettanto “ovvio” che quei rompiscatole che scoprivano e denunciavano i vari altarini andavano colpiti con ogni mezzo necessario affinché fosse da monito a loro e a tutti coloro che sceglievano la lotta e il rivendicare i diritti negati. A dimostrazione di ciò una chicca su questo procedimento è che una delle accuse è “associazione sovversiva di stampo locale”: ovvero il tentativo degli imputati era forse costruire una repubblica autonoma tarantina? Ci sarebbe da ridere se le accuse non fossero così pesanti.

Inoltre questa indagine ha fatto in po’ da scuola in questo paese di come si devono colpire tutte le forme vere di opposizione politico-sindacale-sociale di questa nazione, che non ci stanno ad assistere passivamente alle progressive forme di diseguaglianza e di negazione di diritti, dove una casta sempre più ristretta è sempre più ricca e potente vive ai danni del resto dell’umanità. Un esempio per tutti è il famigerato processo di Cosenza, nel quale, peraltro, sono finiti gli atti del processo di Taranto e, inizialmente, buona parte dei suoi imputati (alla fine rimasti solo in due). Stesse accuse e stessi meccanismi,, anche se con un visibilità molto maggiore. Per la cronaca in quel processo sono stati tutti assolti con formula piena perché il fatto non sussiste, ovvero è stato riconosciuto il diritto ad esprimere liberamente una opposizione in questo paese (anche se non sappiamo fino a quando!).

Ma, tornando al processo di Taranto, sarebbe bastato leggersi gli atti e seguire le udienze per capire la insussistenza e talvolta il ridicolo delle accuse.

Infine, ma non per ultimo, per far ben comprendere la giustezza e la correttezza di quelle lotte, di quelle battaglie e di quelle rivendicazioni, qui vogliamo ricordare non solo l’enorme solidarietà di migliaia e migliaia di tarantini (oltre che da tutte le parti di Italia) che gli imputati ebbero all’atto degli arresti, ma anche che tutt’oggi parte di loro e le loro strutture continuano ad avere presso i lavoratori, i disoccupati, i precari, i giovani e le donne e tutti coloro che si battono per i diritti la stessa credibilità.

Questo rospo evidentemente non scende giù a quel sistema di potere che certamente non è sconfitto, e che vuole continuare a farla pagare in termini giudiziari.

Con l’auspicio che per correttezza di informazione questo comunicato stampa venga diffuso integralmente si porgono distinti saluti.

CONFEDERAZIONE COBAS

COMITATO DI QUARTIERE CITTA’ VECCHIA


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