Taranto, anche all'Ilva gli operai «mammi»
All’Ilva i papà contano. E con i ritmi moderni di vita in una famiglia contano assai. Al punto di diventare «mammi» e beneficiare, dopo una battaglia, dei permessi retribuiti per accudire i figli. E’ stata una conquista di civiltà targata Fim Cisl. Il sindacato guidato da Giuseppe Lazzaro ha lottato per rivendicare un diritto stabilito dalla legge 53 del 2000 (il beneficio è esteso al padre in alternativa alla madre lavoratrice dipendente). L’Ilva, però, ha avuto qualche difficoltà a riconoscerlo. Anche l’Inps, inizialmente, «ha mostrato un po’ di resistenza» spiega Cosimo Panarelli della segreteria Fim Cisl. Capita se sei «mammo» e pensi alla famiglia come un bene al quale non far mancare un contributo decisivo. Soprattutto alla crescita dei bambini.
Dunque la Fim Cisl, procedendo in direzione ostinata e contraria rispetto al vento che spirava in azienda e nell’Istituto di previdenza, ha spinto per l’allargamento ai lavoratori dell’Ilva di questo beneficio. Alla fine il sindacato ha avuto ragione di ogni resistenza: «E’ un risultato per tutti i lavoratori dello stabilimento siderurgico» sottolinea Panarelli. Il merito della Fim Cisl, in splendida solitudine, sta tutto lì. «Abbiamo raccolto già venti richieste - aggiunge Panarelli - e la cosa sta prendendo piede. Ci sono anche due lavoratori padri di gemelli». Al padre spettano permessi retribuiti di due ore al giorno (se l’orario di lavoro è superiore a 6 ore) altrimenti di un’ora dal termine dell’astensione obbligatoria della mamma e fino al compimento di un anno del bambino. (F. Colucci, GdM)
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