"Gnumerieddi" e ricotta così si mangia in macelleria
Fuori, è un negozio come tanti altri. All’esterno, la macelleria, le macellerie di questa bella cittadina del Sud della Puglia, non sembrano particolarmente diverse da quelle delle altre città della regione e dell’Italia intera. Si entra, si fa la breve fila al banco, si guardano le belle vetrine rutilanti di carni di tagli diversi e, arrivato il proprio turno, si fa la spesa e si chiede quello che si desidera... E poi, poi tutto cambia. Certo, nessuno vi dirà nulla se, una volta pagato, quel pezzo di carne ve lo porterete a casa ma da queste parti c’è qualcosa di nuovo e, anche, qualcosa di antico. Quel pezzo di carne che avrete scelto potrete consegnarlo al macellaio che vi ha appena servito od ai suoi aiutanti, farvelo cucinare a vostro piacimento e andarvelo a mangiare nella retro bottega.
È stata tutta colpa del Comune di Laterza, provincia di Taranto, patria di un pane straordinario fatto al fuoco di legna e, anche, delle meravigliose Clementine del Golfo di Taranto ad Igp, l’Indicazione Geografica Protetta. La delibera, del 2003, prende atto di una situazione presente sul territorio da tempo immemorabile, la modifica e la norma: da allora, nelle macellerie controllate di Laterza, si può anche mangiare quello che si è appena comperato. I paletti sono (sarebbero?!) il numero dei coperti (non più di 40), l’utilizzo prevalente di materia locale, i piatti tipici e, infine, nessuna bibita oltre all’acqua. I 350 allevatori di vacche della zona danno il latte ai 10 caseifici locali tra cui spicca la Granarolo, ma la carne dei bovini va anche ai soci della Associazione Macellai di Laterza che sono, appunto, macellerie-rosticcerie o, meglio, come dicono qua, «fornelli». (La Stampa)
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